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i flussi elettorali

Altro che Greta: alle elezioni i più giovani hanno votato per il nucleare

Antonio Sileo

Il 17, 6 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni hanno scelto i partiti con il programma elettorale più pragmatico sulle politiche ambientali. Nella classifica dei più votati in quella fascia d'età, Sinistra Italiana e Verdi arrivano solo sesti 

Le inconsuete elezioni politiche del 2022 rappresentano "una prima volta" per almeno tre aspetti che invero poco hanno a che fare con l’esito della consultazione. Per la prima volta si è votato a settembre, per la prima volta si sono eletti solo 600 parlamentari (al posto di 945) e per la prima volta i diciottenni hanno potuto votare anche per il Senato.

Quest’ultima, per l’appunto storica, circostanza non è tuttavia bastata perché le politiche giovanili fossero questa volta al centro della campagna elettorale, per le solite aritmetiche ragioni che lasciano spazio ai temi che interessano pensionati e pensionandi.

Eppure i giovani sono stati da più parte evocati come destinatari prioritari di quelle politiche che possono comportare sacrifici e gravosi cambi di abitudini e stili di vita per molti; ci riferiamo segnatamente alle politiche ambientali, e dunque energetiche, sovente sintetizzate nella grande e urgente questione dell’emergenza climatica.In quest’ambito, anche per comodità comunicativa, giovani e giovanissimi (che non possono ancora votare), sono stati accomunati in unico grande gruppone con un attivissimo portabandiera impersonato dalla giovane Greta Thunberg. Quello che ci aspettava è che alle urne avrebbe votato più o meno compattamente per le forze più dichiaratamente ambientaliste, a cominciare da Alleanza Sinistra Italia e Verdi o dal Movimento 5 Stelle, che ha ben pensato di inserire il 2050 nel suo simbolo per rimandare agli obiettivi climatici che hanno quell'orizzonte temporale.

Stando alle stime contenute nel rapporto dell’istituto di ricerca Ixè così non è stato.

A sorpresa, infatti, i giovani con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni avrebbero votato più di tutti l’accoppiata Azione – Italia Viva, il 17,6% del totale di chi si è recato alle urne, seguita Fratelli d’Italia al 15,4%, terzo il M5S al 13,6%, di pochissimo avanti a Pd e Art. 1, al 13,5%. Segue +Europa al 12,3% e solo sesti arrivano SI e Verdi, fermi al 10,5% dei consensi. L’astensione è stata purtroppo alta 39,8%, contro una media generale di poco superiore al 36.

Un risultato di cui Carlo Calenda si è giustamente vantato e che, onestamente, un po’ stride con l'idea che i più giovani siano tutti sedotti da facili slogan sulle rinnovabili, una narrazione forse portata avanti anche da tanti ambientalisti di professione. All’autoproclamato Terzo polo non ha evidentemente nuociuto né il passato confindustriale di Calenda né la polemica, invero un po’ artefatta, sull’utilizzo del jet privato da parte di Renzi per spostarsi da Napoli a Lugano a fini elettorali. E, più seriamente, neanche un programma energetico caratterizzato da una certa concretezza che oltre alla scontata promozione delle rinnovabili prevede un utilizzo futuro del gas naturale (abbinato alle tecnologie di cattura e sequestro della CO2) e addirittura del nucleare, avversatissimo dagli ambientalisti di cui sopra.

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