(foto Ansa)

Il Cdm degli affari concorrenti. Il governo torna a litigare sui balneari

Redazione

Oggi in Consiglio dei ministri nuovo pacchetto di misure contro il caro bollette. Sullo sfondo le tensioni tra Draghi e la Lega sull'attuazione della riforma sulla concorrenza. Il ministro Garavaglia contro la mappatura delle concessioni: "Se lo fanno mi dimetto"

È in carica per i "soli" affari correnti. Ma in realtà il governo Draghi, nelle ultime settimane, ha continuato a lavorare su tutti i principali dossier da cui ci si aspettava delle risposte tempestive. Così, mentre ieri nell'ultimo giorno della legislatura in Parlamento veniva licenziato il decreto Aiuti bis, il presidente del Consiglio e i suoi ministri erano con la testa già rivolta all'impegno di oggi. Alle 11 è in programma il Consiglio dei ministri che dovrà deliberare la terza tranche di sostegni a famiglie e imprese per combattere il caro bollette, per cui il governo la scorsa settimana si è fatto autorizzare dalle camere un extragettito di oltre 6 miliardi e che nel complesso dovrebbe impegnare 13,5 miliardi di euro tra bonus e misure più specifiche come la vendita a prezzi calmierati di energia prodotta dalle rinnovabili ad aziende energivore e piccole e medie imprese.

Ma l'incontro a Palazzo Chigi sarà anche l'occasione per sciogliere, almeno in parte, uno dei nodi che hanno ingessato l'attività del governo: la concorrenza. Lo stesso Draghi è stato categorico. L'utilizzo dei fondi del Pnrr è legato a doppio filo con l'approvazione di alcune riforme che l'Europa si aspetta da qui alle prossime settimane, anche se l'iter si concluderà inevitabilmente quando si insedierà il nuovo governo, dopo le elezioni del 25 settembre. Tra queste c'è la conversione di due decreti che fanno parte del maxi ddl concorrenza: la riforma dei servizi locali, e la mappatura delle concessioni. Non si tratta di approntare le parti più cospicue (e divisive) del disegno di legge. E cioè quelle che riguardano la messa a gara delle concessioni balneari. O la liberalizzazione dei servizi come i taxi. Su cui, com'è noto, il lavoro del governo si è arenato per la nota contrarietà soprattutto della Lega di Matteo Salvini.

Eppure questo voler lasciare fuori questioni dirimenti non ha comunque lasciato il governo al riparo da turbolenze. Perché il ministro Massimo Garavaglia, leghista, appena ha saputo che in Cdm si sarebbe discusso della mappatura delle concessioni (un passaggio preliminare) ha subito minacciato le dimissioni. Che sono pur sempre una pistola scarica (il governo, tra esito dell'urna e insediamento della nuova compagine potrebbe durare meno di un mese), ma sono molto indicative del clima che è regnato all'interno della maggioranza quando si è tentato di portare al tavolo temi che, soprattutto in campagna elettorale, per qualcuno è meglio far sparire dall'agenda del paese. 

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