Meloni cerca un giurista per Palazzo Chigi, e pensa a Giacomo Lasorella

Valerio Valentini

Tra i molti scenari che la capa di FdI delinea, immaginandosii premier, c'è questo: affiancare al fido Fazzolari, nella squadra di Palazzo Chigi, un esperto di diritto con ottime entrature politiche trasversali, anche per coordinare i lavori del Pnrr. Il profilo del capo dell'AgCom è tra i più quotati. Com'è nato il rapporto tra i due

La retorica populista d’un tempo, quella che ora si vorrebbe abiurare, imporrebbe di descriverli così: dei burocrati. Ma si sa che tutto cambia, e dunque anche le argomentazioni con cui, ai vertici di FdI, spiegano il perché e il per come della possibile scelta, della logica che questa eventuale decisione sostanzia, è assai diversa. Insomma Giorgia Meloni vorrebbe, nel suo futuribile staff di Palazzo Chigi, un esperto di materie amministrative, uno che nel guazzabuglio di riferimenti normativi e astrusi codicilli, nel pantano di direttive europee e contestazioni al Tar sappia intervenire senza impazzire e senza fare danni. Un uomo del deep state, dunque. E ultimamente, nelle chiacchiere riservate che i suoi consiglieri riferiscono agli interessati, un nome su tutti si fa ricorrente: Giacomo Lasorella.

Va detto, a onor del vero, che gli scenari evocati dalla Meloni, in queste settimane, sono vari e cangianti, almeno a fidarsi di chi raccoglie le sue confidenze più riservate. La capa di FdI disegna organigrammi, spesso diversi tra loro, ciascuno  adatto a questa o quella eventuale circostanza, e tratteggia profili di uomini e donne da vagliare, da convocare,  il tutto con frenetica discrezione; e poi, con la stessa determinazione, con un’alzata di sopracciglio scompiglia tutto, abortisce progetti e rinnega ipotesi già vagliate. Perfino sul volere accollarsi l’incarico di presidente del Consiglio certe volte vacilla. Perché Matteo Salvini non farebbe altro che logorarla, come dimostra già in queste ore: ieri mattina, di buon’ora, il capo della Lega ha inviato sulle chat dei gruppi parlamentari un messaggio fin troppo esplicito per invitare tutti a criticare l’alleata patriota e i suoi tentennamenti sullo scostamento di bilancio. Un assaggio  di  quel che sarebbe la convivenza al governo con Salvini.  E allora i nomi delle persone a cui affiderebbe l’incarico, per evitare di finire bruciata, variano a seconda della giornata: Mario Draghi, certo, ma pure Fabio Panetta, ovvio, e perché no Letizia Moratti, di cui si dice un gran bene  a Via della Scrofa.

Ma queste, va da sé, sono le prospettive di riserva. Quelle principali prefigurano una Meloni che riceve la sua  apoteosi, nel caso i sondaggi che circolano sul tavolo dei colonnelli di FdI venissero confermati. E allora, dice lei, bisogna arrivarci preparati, “perché non ci verrebbe perdonata nessuna sbavatura”, e per farlo serve anzitutto pensare alla squadra. Partendo dalla falange che dovrà proteggerla nel fortino di Palazzo Chigi. La certezza, in questo caso, riguarda Giovanbattista Fazzolari: è lui, lo scudiero che le è rimasto vicino fin dai tempi di Alleanza Nazionale, l’unico sicuro di essere convocato. Ma con che ruolo? In tanti lo vedono già come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ed è del resto in virtù di questa previsione che vari manager di grandi partecipate gli chiedono udienza. E però “il Fazzo”, come lo chiamano in FdI, potrebbe anche avere un incarico più prettamente politico: da capo di gabinetto, magari, o da consigliere particolare.

Perché Meloni ritiene sempre più necessario affiancargli una persona che possa “far girare la macchina” di Palazzo Chigi, elefantiaca mica poco. E per questo, servirebbe un esperto di diritto, e però al contempo uno che abbia le giuste entrature politiche, e una buona conoscenza dell’apparato parlamentare. Ecco, allora, come nasce l’idea di Giacomo Lasorella. Potentino di nascita, classe ’64,  l’attuale presidente dell’AgCom inizia la sua gavetta politica nelle giovanili della Dc, ma giusto per il tempo di capire che non è quella la porta d’ingresso che più gli si confà per l’amministrazione del potere. Poi la carriera da giurista che lo conduce, nel 2000,  ai vertici dell’ufficio della segreteria generale di Montecitorio, durante il regno più che decennale di quell’Ugo Zampetti che poi ascenderà fino alla stanza dei bottoni del Quirinale. Non prima, però, di avergli dato, pare, un grosso dispiacere, mancando cioè di impartirgli la sua benedizione per succedergli come segretario generale a Montecitorio. E per questo, dice chi lo conosce bene, forse ora non gli dispiacerebbe prendersi una piccola rivincita. Che a fornirgliene la possibilità sia la Meloni, rientrerebbe peraltro nelle opzioni che Lasorella ha saputo costruirsi, nei suoi lunghi anni di buone relazioni trasversali a Montecitorio. La leader di FdI ebbe modo di conoscerla giovanissima, quando a 29 anni fu nominata vicepresidente della Camera. E nacque subito una certa simpatia. Ora Lasorella, che nel frattempo, e proprio grazie al suo savoir-faire in Transatlantico, ha ottenuto anche l’investitura di Roberto Fico per arrivare ai vertici dell’AgCom, potrebbe essere l’uomo giusto per rafforzare la squadra di Donna Giorgia a Palazzo Chigi. Magari con una delega specifica, da assegnare proprio a lui o comunque a un profilo analogo al suo, per il coordinamento dei lavori tra governo e Parlamento in materia di Pnrr. 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.