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Il boom del Cav. su Tik Tok è il manifesto di una vendetta: quella dei boomer

Serena Magro

Sfondare il muro del cringe è il vero successo dietro i numeri straordinari di Berlusconi e gli altri protagonisti politici sul social cinese. Ma oltre lo sballo c’è di più

La vendetta dei boomer arriva da uno che il boom l’ha vissuto da ragazzino e può pure raccontarlo. Silvio Berlusconi, contro ogni aspettativa, è la nuova attrazione di TikTok. La società ne è fiera, anche se non prende certamente parte per ovvie ragioni di policy. Per il suo nuovo editore, lui che ha editato tanto, Berlusconi è una ricchezza in quanto porta contatti, tempi di permanenza, interesse e, a cascata, fa parlare della piattaforma, come sta succedendo da ieri un po’ ovunque. Poi TikTok è gratuito per chi ne fruisce ed è nelle corde del Berlusconi portatore di intrattenimento liberalmente elargito nelle case italiane (cioè, come per la tv gratuita il pagamento avviene concedendo la propria attenzione e rendendosi disponibili, in un modo o nell’altro, ai consigli per gli acquisti). I dati straordinari indicano in 379k i seguaci del presidente di Forza Italia sulla piattaforma usualmente specializzata in esibizioni di danza o musica, in scenette buffe o in erotismo moderatamente allusivo.

 

Solo il primo video contava ieri sera 6 milioni di osservazioni, con 804k persone che hanno scomodato il ditino per dire, nel linguaggio ambiguo dei social, che apprezzavano. Non c’è paragone, è stato notato, con altri politici. Il Pd probabilmente farà più proseliti, con interventi ben costruiti come quello di Alessandro Zan. Mentre i neo tiktoker e leader moderati, come Giovanni Toti, si premurano di dire che non intendono arrivare in rete con messaggi poco seri o con patetici tentativi di imitazione della comunicazione giovanilista. Numeri minori di quelli delle barzellette e della testa a pendolo di Berlusconi, il tik da una parte e il tok dall’altra, ma, forse, numeri che si trasformeranno maggiormente in voti.

 

La stessa TikTok, intesa come azienda, mette a disposizione degli utenti un centro elezioni, cioè un luogo della piattaforma creato con l’obiettivo di aiutare chi interagisce con contenuti in materia elettorale ad attingere a fonti e informazioni affidabili. Ma a sfondare davvero, secondo la logica della casa, è l’ex premier. Tutti sono arrivati o erano già presenti, ma tutti, calamitati dalla sua ineffabile resistenza contro il cringe, si sono sentiti in dovere di spiegare la loro posizione, diciamo così, su TikTok, in quanto si differenziava da quella berlusconiana. A suo modo ha fissato uno standard, cioè ha fatto l’unica cosa utile da fare su un social, a meno che si creda, da veri illusi e ridicoli, di poter trasferire messaggi complessi, ragionamenti, vera conoscenza, attraverso video affiancati ad altri video con i contenuti di cui sopra.

 

La vendetta dei boomer arriva perché viene sfondato il muro del cringe, semplicemente fregandosene nel modo più assoluto. E i giovani tiktoker diventano, di colpo, noiosi e pedanti (caratteristiche frequente nei giovani) nella loro contestazione all’abuso della piattaforma da parte dei politici. Una giovane molto competente, con aria da funzionaria della comunicazione social, cerca di usare una specie di sarcastica superiorità e dice, a sua volta molto seguita, che chi va su TikTok a fare propaganda politica, in modo abbastanza ridicolo, deve sapere che i tantissimi lì a guardarlo o a guardarla lo fanno solo per divertirsi, per sfruttare la comicità involontaria, e mica si bevono i messaggi elettorali. Uh, ma dai, ma veramente?

 

E non è invece tutto nei numeri, nella curiosità che si scatena? Mentre il messaggio che veramente viene trasmesso vallo a sapere qual è? Cose che erano state già dette e messe per iscritto all’esordio della televisione e che erano state capite dalla generazione precedente e che vengono dimenticate proprio mentre trionfa la comunicazione social, forse perché assordati dal rumore cringe delle barzellette berlusconiane e delle raccomandazioni ai giovani d’oggi.

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