(Ansa) 

Il riferimento fortissimo

Conte vuole i voti del Pd e prenota già quello dell'amico Bersani

Simone Canettieri

L’ex premier: “Con me tanti dem e un ex segretario”. Ormai si è buttato a sinistra. Obiettivo 15 per cento. I temuti silenzi di Grillo

“Tanti elettori del Pd mi voteranno, compreso un ex segretario come Bersani”. Giuseppe Conte l’ha buttata là durante una riunione interna, pochi giorni fa. D’altronde l’agenda sociale che porta in giro per l’Italia è anche il frutto del confronto e delle telefonate con l’ex ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi. Bersani è considerato in via di Campo Marzio, sede del partito grillino, un amico e un alleato (a quasi dieci anni di distanza dal mitico incontro in streaming con Roberta Lombardi e Vito Crimi). La battuta di Conte riferita al “caro Pier Luigi” illumina ancora una volta il percorso tutto a sinistra su cui si è buttato il capo del M5s, convinto di erodere consensi al Pd e simboli al centrosinistra come dimostra la scelta di voler chiudere la campagna elettorale in piazza Santi Apostoli.


L’avvocato del popolo continua a dire che “finché il Pd è concentrato sull’agenda Draghi è impossibile qualsiasi dialogo”. La strategia del nemico a sinistra sembra infondere nei grillini un certo entusiasmo. Tanto che l’obiettivo è duplice: arrivare al 15 per cento (non è fantascienza) e superare il Carroccio e Calenda, diventando così la terza forza del paese.  Letta osserva l’ex alleato senza mai cercare lo scontro diretto: gli rinfaccia la compartecipazione con Lega e FI nella caduta di Draghi, ma il livello della polemica quotidiana rientra nei canoni del c’eravamo tanto amati. Diverso, invece, l’approccio del segretario del Pd con i leader del Terzo polo Carlo Calenda e Matteo Renzi che continuano a tirarlo in mezzo senza ottenere mai una risposta (“gli facciamo ghosting” scherzano al Nazareno). Dunque in questo scenario per il M5s si aprono spazi di manovra e visibilità a sinistra. Non a caso, domenica pomeriggio Conte presenterà il libro di Stefano Fassina “Il mestiere della sinistra” (introduzione di Mario Tronti) con Loredana De Petris di Leu.

 

In questa marcia dei “compagni grillini” nessuno si sta perdendo per strada: i vicepresidenti del partito sono tutti in ballo, compresa donna Paola (Taverna)  che è rimasta senza candidatura per via dell’impuntatura di Beppe Grillo sul vincolo del doppio mandato. Ecco, l’unico elemento di tensione nel M5s è rappresentato proprio dal garante. Che, come raccontato, tra Sardegna e Toscana  si è eclissato, partecipando finora alla campagna elettorale con due post sul blog e stop. Magari si vedrà anche lui in piazza Santi Apostoli per la chiusura della campagna elettorale oppure si limiterà a un saluto in collegamento.  I rapporti fra Grillo e Conte ballano sul filo del non detto: l’ex comico ha ben capito la trasformazione del partito, seppur lenta e singhiozzante, che  è in atto. E ha dovuto faticare non poco nelle settimane scorse per bloccare Virginia Raggi, intenzionata a protestare pubblicamente per la gestione delle Parlamentarie e poi successivamente delle liste elettorali. 

 

Lo scontro è destinato a riproporsi a partire dal 26 settembre quando oltre ai calcoli su chi ha vinto e chi ha perso, si aprirà subito il dossier Lazio, ma anche Lombardia. Si dovrà decidere se appoggiare il candidato del Pd (idea Lombardi) o se invece provare come ai vecchi tempi la carta della corsa solitaria (progetto Raggi). Per tutti questi motivi Conte vuole arrivare comodo alla doppia cifra, guardare il Pd dal basso di pochi punti percentuali di differenza, sentirsi insostituibile con il M5s nell’asse del centrosinistra. E i consigli di Bersani, diviso fra il ritorno nel Pd di Articolo 1 e la tentazione di votare Conte, che tanto ha difeso in tutte le trasmissioni tv in questi mesi di governo Draghi. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.