Il caso

L'Agcom blocca il confronto tv Letta-Meloni. Il segretario Pd: "Decisione bizantina"

Ruggiero Montenegro

"Non conforme ai principi di parità e di imparzialità, determina un indebito vantaggio", dice l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ma il leader dem non ci sta: "Non ho ancora capito se é un no, un nì o un sì". Mentre Berlusconi si dice "scettico sui dibattiti televisivi". Esultano Conte e Calenda

"Pazienza", dice Bruno Vespa, con un po' di diplomazia e pure di filosofia. Per Enrico Letta è invece una "decisione bizantina". Si riferiscono alla decisione dell'Agcom, che ieri sera ha bloccato il confronto tra il segretario del Pd e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, organizzato da Porta a Porta e previsto per il 22 settembre, a pochi giorni dalle elezioni. "La programmazione di un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici, nonchè le attività di comunicazione a esso correlate, risulta non conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell'informazione, essendo suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri", ha scritto in una nota l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dopo aver ricevuto "diverse segnalazioni", tra cui quella del presidente della commissione vigilanza Rai, Alberto Barachini, senatore di Forza Italia.

   

"Leggeremo bene la decisione, che mi sembra molto bizantina", ha commentato questa mattina Letta, che evidentemente sperava nel faccia a faccia televisivo, funzionale – nelle idee del segretario dem – a quella polarizzazione con Fratelli d'Italia, dalla quale spera di ottenere risultati nelle urne. "Non ho ancora capito se é un no, un nì o un sì", ha continuato l'ex professore di Science Po, lasciando comunque la porta socchiusa: "Studieremo bene la decisione dell'Agcom e decideremo il da farsi".

Restano ancora in ballo i confronti proposti da Corriere Tv e da Enrico Mentana su La7 (che però potrebbe essere allargato a tutti i contendenti). Quello di Porta di Porta è stato invece il frutto di un accordo tra le due parti, Meloni e Letta, che avevano deciso di sfidarsi in tv per un 'ora anzichè essere intervistati per mezz'ora, come invece previsto per gli altri candidati. È stato lo stesso Bruno Vespa a spiegarlo qualche giorno fa.

Poi è arrivato l'intervento dall'autorità, di cui lo stesso conduttore di Porta a Porta si è detto "dispiaciuto": "Noi siamo pronti a far confrontare tutti i leader ma è noto che ci sono delle forti resistenze. Pazienza. Non avremmo tolto nulla a nessuno e fatto del buon giornalismo". Non proprio la stessa opinione di Silvio Berlusconi, intervistato da Rtl questa mattina: "Sono scettico sui confronti in tv che spesso si trasformano in risse che non aiutano a capire".

I vertici di Fratelli d'Italia intanto non si espongono, in attesa di capire dove andrà a parare la discussione. Diversamente da Giuseppe Conte che ieri, subito dopo la nota di Agcom, ha prontamente twittato: "Lo avevamo detto, il confronto a lume di candela in Rai non rispetta il diritto dei cittadini a essere correttamente informati. Non sono loro le uniche due alternative per l'Italia. La democrazia e il pluralismo sono una cosa seria". Sulla stessa linea anche Carlo Calenda: "Bene. Abbiamo avuto ragione a sollevare la questione. Adesso si organizzi un confronto vero e serio, come si fa in tutti i paesi civili", ha detto il leader di Azione, tra i più critici verso la scelta della Rai. "Vergogna, nemmeno dei paesi dell'Urss", aveva attaccato qualche prima.

   

Nel frattempo, la questione della par condicio e del timing televisivo rischia di allargarsi. O perlomeno va in questa direzione la richiesta del deputato di Italia Viva Michele Ansaldi, lamentando una scarsa attenzione per i centristi da parte di tg e notiziari. Secondo il monitoraggio 3-20 agosto - è la denuncia -  è stato riservato al Terzo Polo solo il 5 per cento degli spazi: "Con una seconda delibera, l'Agcom ha richiamato tutti i tg per il mancato rispetto della parità di trattamento", scrive il segretario della commissione di Vigilanza Rai. "Visto che i soggetti politici principali di questa campagna elettorale sono quattro (destra, sinistra, Terzo polo, M5s), gli spazi devono essere divisi in quattro, dovranno essere paritari e quindi per ciascun soggetto politico parlerà un unico esponente". La richesta, insomma, è che vengano garantite maggiormente tutte le parti in corsa. 
 

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