Chi è Albino "Rocky" Ruberti

Redazione

Capo di gabinetto di Zingaretti prima e di Gualtieri poi, figlio del pluriministro socialista Antonio, è un personaggione del Pd romano. Dal cenone di pesce in pieno lockdown ai figli che minacciano i carabinieri. Fenomenologia capitolina del "lei non sa chi sono io"

Aveva annunciato una squadra da sogno. Una giunta per fare “rinascere” Roma. A cominciare dalla figura perno della giunta, il capo di gabinetto. E dev’essere per questo che il sindaco Roberto Gualtieri aveva scelto di avvalersi della preziosa competenza di Albino Ruberti detto "Rocky", per via del temperamento focoso. 

  

VIDEO - La lite notturna di Ruberti, il capo di gabinetto di Gualtieri: "Inginocchiati o ti sparo" 

  

Chi è Albino Ruberti

Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Gualtieri dopo esserlo stato del governatore Nicola Zingaretti, è un pezzo importante del potere nella capitale. È il figlio di Antonio, pluriministro socialista nei governi Goria, De Mita e Andreotti, e successivamente commissario europeo sotto Jacques Delors, oltre che ex rettore della Sapienza. Fisico da rugbista, sguardo da pitbull, testa veloce e modi spicci (in rete c’è un video pazzesco in cui allontana a mani nude un gruppo di contestatori animalisti che si presentò a un comizio di Zingaretti). Prima di vedersi costretto a lasciare il suo incarico, in seguito alle rivelazioni del Foglio, Ruberti era un monolite piazzato in Campidoglio, quasi vicino alla statua del Marc’Aurelio. Nomine e dirigenti, norme e stoccate: tutto passava dal suo ufficio. Ruberti ha costruito la sua carriera guidando per quasi venti anni Zètema, la società partecipata al 100 per cento da Roma Capitale che opera nel settore cultura e turismo. Laurea triennale in Operatore dei Beni culturali è stato componente del consiglio direttivo di Federculture, l’associazione delle imprese culturali italiane. Amministratore di Civita Cultura dal 2006 al 2015 e poi segretario generale dell’associazione Civita, è amministratore delegato di Civita Cultura Holding dal 2016. Il gruppo Civita si occupa di mostre e gestione dei servizi nei più importanti musei italiani. Dal 2017 al 2018 è presidente di Laziocrea (società che affianca la Regione Lazio nelle attività tecnico-amministrative, offrendo servizi di gestione ed organizzazione delle attività di interesse regionale), dove dal 2019 è stato sostituito da Luigi Pomponio, che era un ex collega di Civita. E' stato membro del Consiglio di indirizzo del Teatro dell’Opera di Roma.

  

"Lei non sa chi sono io" 

Il primo maggio del 2020, in pieno lockdown, per dire, mentre tutti dovevano stare tappati in salotto, lui venne beccato dalla polizia a mangiare a casa di amici su una terrazza di via Macerata, al Pigneto. Tutti chiusi in casa, e lui – che in regione Lazio a quei tempi si occupava di stabilire cosa fosse lecito fare durante il lockdown e cosa no – festeggiava a vinello e pesce. Alla polizia pare che Albino “er Pugile” abbia poi opposto i modi ruvidi che ne giustificano il nomignolo, ma anche il caro e vecchio “voi non sapete chi sono io”. Collaboratore di Zingaretti. Anvedi! La polizia se n’è strafregata e l’ha multato. 

  

“In quell’occasione – spiegò il super dirigente al Foglio – era un pranzo di lavoro. C’era anche un collaboratore dell’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli. I vigili urbani furono molto aggessivi. Comunque sbagliai, in quei casi è meglio non dire nulla, le mie parole vennero travisate. Alla fine comunque ho pagato anche quella multa. Non sono una persona arrogante. Parlo con tutti, scherzo con tutti. A volte mi accendo”.

  

      

Poi ci fu anche un altro episodio, che coinvolse i figli di Ruberti. Certi tic si tramandano a sinistra per scala ereditaria? C’è una conduzione familiare in questa spocchia che si snoda fra i Parioli, la Stalingrado dei dem-ztl, e il Pigneto, l’avamposto gentrificato del ceto medio riflessivo? I due pargoli di casa, allora 17 e 19 anni, vennero fermati dai carabinieri in piazza Euclide. Si trovavano fuori dalla macchina di papà senza mascherina. I ragazzi hanno detto che stavano fumando, i militari non li hanno assecondati. E alla fine è stato messo a verbale un altro “non sapete chi siamo, non sapete chi è nostro padre”. E a seguire un'altra multa per aver violato le norme anti-Covid. "I miei figli hanno sbagliato, li ho ripresi, con energia, e ho pagato subito la multa: 600 euro. Ma mi faccia dire questa cosa: loro li avevano un po’ presi di mira da tempo”. Loro chi, scusi? “Le forze dell’ordine. I carabinieri”. 

  

    

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