Il Carroccio batte cassa

“Ci impongono uomini dall'alto a spese nostre. E il territorio?". La Liga veneta contro la Lega romana

Francesco Gottardi

Le elezioni in arrivo spingono il partito di Salvini a richiedere 5mila euro di finanziamenti a ogni suo consigliere regionale. “Sono come il marchese del Grillo. Affronto mai visto”, dichiara Fabrizio Boron, storico amministratore dell’area Zaia, dal Veneto sempre più insofferente

La doccia fredda è arrivata per telefono. “Anzi. Noi stessi l’abbiamo appreso a mezzo stampa. Solo in seguito abbiamo contattato i vertici di via Bellerio. E in queste ore loro hanno confermato: in trent’anni di militanza leghista, mai vista una cosa del genere”. Il Carroccio batte cassa, 5mila euro richiesti a tutti i propri consiglieri regionali per finanziare la campagna elettorale alle porte. Sbuffi diffusi. Veneto furibondo. “Un’iniziativa sbagliata e irrispettosa”, scuote la testa Fabrizio Boron, storico amministratore dell’area Zaia. “Non mi risulta che alcun parlamentare abbia mai versato alcun contributo a sostegno delle regionali, che comportano spese personali ben più cospicue. Nemmeno si sono degnati di avvisarci per vie ufficiali”.

Si mormora che l’idea della tassa sia partita dal senatore Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia. “Di geni incompresi ce ne sono tanti”. Figurarsi laggiù. “A Roma, nel partito, c’è ancora chi deve chiedere scusa per la fallimentare gestione politica degli ultimi mesi nella nostra terra. E gli avanza pure di domandare soldi?”.

Non è la facile retorica a posteriori del ve l’avevo detto. Perché Boron suona l’allarme da tempi non sospetti. “Avete visto che figura, le ultime amministrative? Imporre scelte e uomini dall’alto è il metodo che ci ha portato allo schianto. E ora ci risiamo”, totoliste al via. “Ma i seggi parlamentari della Lega sono già blindati. Chi si trova tutto apparecchiato e non ha mai dovuto lottare per una preferenza in vita sua, dovrebbe avere un po’ di rispetto per chi corre sul territorio dalla mattina alla sera. Non esistono gli arrivati e gli stupidi. Ci sono i militanti e gli iscritti, le discussioni in assemblea: questo è il cuore pulsante della Lega. Da sempre espresso dal Veneto”.

 

Il problema è che le casse del Carroccio piangono, dopo la confisca dei famosi 49 milioni. “Di questo non me ne occupo”, spiega Boron, “e capisco che chi di competenza stia cercando soluzioni. Ma c’è modo e modo. Servono fondi? Bene: non ho dubbi che se per le candidature ci fosse una partita vera, aperta, giocata dal basso, sarebbero gli iscritti in primis a supportare il nostro partito”, magari toccando cifre più alte di quei 170mila euro da prelevare coattivamente ai consiglieri regionali veneti. “E invece, nella capitale pretendono uomini loro a spese nostre. Sa come ci sentiamo?”. Dica. “In piena situazione marchese del Grillo: io so’ io…”.

Così, mentre il marchese, pardon capitano, porta a termine il primo tour elettorale nel Veneto deluso, tutt’attorno si riaccendono le baruffe chiozzotte. Oltre la laguna, da Verona a Trieste, sentimento condiviso. E sempre più difficile da nascondere. “Cosa ci tiene ancora uniti? Nel nordest siamo troppo innamorati della Lega”, punge il consigliere regionale. “Altri invece la sfruttano per tornaconti personali: gente addestrata a ruoli di comando ma priva di consenso. Questa storia dei 5mila euro fa capire che si è perso il senso della realtà. Che si rischia il delirio di onnipotenza”, psicodramma Carroccio. “Io cerco sempre di esprimermi per il bene comune, non contro qualcuno. E proprio per questo, ora, mi chiedo: possibile che sia tutto deciso a tavolino? Che la base del partito non conti più?”.

 

Ultimo resta Zaia, venerato totem locale. Ieri, a Venezia, Salvini l’ha incoronato come “una delle risorse migliori del centrodestra”. E pazienza se il governatore soltanto pochi giorni fa storceva il naso, davanti al naufragio del governo Draghi pilotato dal segretario. “Ora saremo costretti a correre rischi economici imprevedibili”, Boron dà voce al Veneto smarrito. “Il nostro tessuto imprenditoriale e artigianale è spaventato: difficile avere risposte veloci con le elezioni in vista. E però l’autunno, la pressione energetica, è alle porte. La Lega si impegni a proporre soluzioni concrete, anziché spartirsi le nomine dall’alto e avanzare certe richieste. Qua si scherza col fuoco”. O con gli schei, che è pure peggio.

 

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