Arriverà un momento della campagna elettorale in cui la destra sovranista, nazionalista e inevitabilmente populista proverà a conquistare ulteriori consensi mettendo in atto una disciplina consolidata tipica di chi lotta contro i mulini a vento. La disciplina, grosso modo, suona così. La destra non ha paura dell’establishment. Non avere paura dell’establishment significa combattere contro i signori della finanza. Combattere contro i signori della finanza significa denunciare i danni creati dal globalismo. Denunciare i danni creati dal globalismo altro non vuol dire che smascherare le solite trame fitte dei veri nemici del popolo: i cugini di Soros, i fratelli della speculazione, in altre parole i poteri forti. I poteri forti, già. La destra che regolarmente alle elezioni tende a presentarsi come anti establishment, arrivando a considerare come parte dell’establishment da combattere anche buona parte della così detta casta dei competenti, è una destra che però mai come oggi avrà una certa difficoltà a dimostrare il suo assunto, un mondo inesorabilmente governato dai poteri forti, per via di un piccolo dettaglio, che non sarà sfuggito alla destra molto di lotta e chissà se di governo.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE