la data delle elezioni

Il rebus del voto anticipato: 18, 25 settembre o 2 ottobre le date possibili

Mattarella incontra Fico e Casellati per lo scioglimento delle Camere. Entro settanta giorni si deve tornare alle urne, dice la Costituzione. Tutte le opzioni al vaglio 

Dopo l'estate l'Italia torna al voto. Si ragiona in queste ore sulle date possibili: 18 settembre, dicono "autorevoli fonti di governo", o 2 ottobre, data compatibile con le procedure istituzionali che si avvieranno da oggi. Ma non è da escludere neppure il 25 settembre, data inizialmente accantonata in virtù della coincidenza con il capodanno ebraico. 

Dopo le dimissioni del premier Mario Draghi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti reso noto che pomeriggio riceverà al Palazzo del Quirinale i presidenti delle Camere, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione. L’articolo richiamato dal capo dello stato è quello che regola lo scioglimento delle Camere (“Il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse”).

L’articolo 61 della nostra Costituzione stabilisce che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. Tradizionalmente, tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del capo dello stato e le elezioni sono trascorsi sempre tra i 60 e i 70 giorni. I partiti sono infatti chiamati a rispettare una serie di adempimenti per la presentazione delle liste e per la campagna elettorale.

Se Mattarella decidesse di procedere oggi stesso allo scioglimento delle Camere, diventerebbe impossibile votare il 2 ottobre perché si andrebbe oltre i 70 giorni dallo scioglimento del Parlamento. Perché ciò accada, servirebbe che il decreto di scioglimento delle Camere fosse spostato in avanti di qualche giorno,

Una data che coincide con le tempistiche istituzionali è invece domenica 25 settembre. Quel giorno, tuttavia, è il Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico, i cui festeggiamenti avverranno dal 25 al 27 settembre, e in genere si evita la coincidenza delle elezioni con le festività religiose. In questo caso si tratterebbe di dare modo alla comunità ebraica, che in Italia conta circa 30 mila aderenti, di prendere parte alle celebrazioni del “giorno del giudizio”.

Per l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non ci sarebbero problemi: "La solennità che inizia la sera consente ai fedeli di religione ebraica di esercitare il proprio diritto al voto nelle ore precedenti. La preoccupazione è naturalmente per le sorti del paese, con una profonda crisi politica che si aggiunge alle gravissime questioni economico-finanziarie, sociali e umanitarie sulle quali il governo e le massime istituzioni erano impegnate", si legge in una nota. Se arrivasse il via libera, che viene considerato possibile, si sistemerebbero tutte le tessere del puzzle, perchè a quel punto verrebbero rispettati anche i 60 giorni prima della data delle elezioni, richiesti per la comunicazione dell'elenco provvisorio degli italiani all'estero aventi diritto al voto dal ministero dell'Interno a quello degli Esteri. 

L'altra opzione è il 18 settembre. Secondo l'Adnkronos sarebbe una data ormai quasi certa che dovrebbe essere ufficializzata già nelle prossime ore.