La lettera
Cangini lascia Fi: "Il centrodestra anti draghiano può vincere, ma non governare"
Dopo la decisione di Forza Italia di ritirare la fiducia a Draghi, il senatore spiega al Foglio le ragioni delle sue dimissioni: "L’approdo salviniano è chiaro, non è la mia destra"
Al direttore - Ritengo a dir poco probabile che il centrodestra vinca le prossime elezioni, ritengo non meno probabile che di lì a poco perda il governo. Non c’è una cultura politica, non c’è una visione, non c’è alcun rispetto reciproco e ben poco c’è n’è per la Politica e per le Istituzioni. In molti casi anche per l’Europa e per la Nato.
Mi sono sempre considerato un uomo di destra, una destra conservatrice e liberale, realista e libertaria. Una buona destra che, ancora, non c’è. Dico oggi in pubblico quel che dico da quattro anni alle riunioni del gruppo di Forza Italia in Senato: alla larga da Salvini, alla larga dalla demagogia e dall’irresponsabilità. L’ho detto, l’ho scritto, l’ho proclamato in Aula. Non è servito a nulla.
Delle dinamiche interne del mio partito non intendo parlare, sarebbe meschino. Ma dopo quattro anni e dopo la decisione di ritirare la fiducia al presidente del Consiglio Mario Draghi, il cui governo era per noi motivo di vanto fino al giorno prima, ho capito che sarebbe stato inutile insistere. Il treno che ho cercato di arrestare a mani nude all’inizio della sua corsa ha ormai preso piena velocità. L’approdo salviniano è chiaro, non è la mia destra né è quel centro inteso come luogo di equilibrio e mediazione politica di cui pure ci sarebbe bisogno.
Ho sempre pensato che il realismo dovrebbe essere la bussola di ogni buon politico e la bandiera identitaria di ciascun politico di centrodestra con ambizioni di governo. Purtroppo, il realismo non è maggioritario in questo centrodestra. Dominano la demagogia, la più insidiosa tra le vedove nere che mordono, paralizzano e infine uccidono Politica. E una visione corporativista e statalista in economia.
Lega e Forza Italia hanno detto, nobilitandoli, che volevamo una maggioranza senza i grillini: i grillini si sono sfilati dalla maggioranza, Forza Italia e Lega hanno deciso di non votare la fiducia a Mario Draghi. Si sarebbe vinto anche tra sei mesi: non voler attendere la fine di una legislatura cruciale per il destino degli italiani significa mettere gli interessi personali e di bottega davanti all’interesse dell’Italia. Un’Italia da oggi tornata agli occhi dei partner europei, degli alleati altlantici, di Putin, dei mercati finanziari, della Bce e degli investitori internazionali la solita Italietta abitata da allegre cicale indisponibili ad ogni responsabilità. Nonché inclini a pericolosi giri di valzer in politica estera.
Tutto questo ha un prezzo e sarà un prezzo alto. Un prezzo che come al solito verrà pagato da chi si trova già in difficoltà. Lo dico con rispetto per le tante persone perbene che ho conosciuto nei ranghi dove ho militato fino a ieri. Uomini, donne e ragazzi; parlamentari, amministratori, dirigenti locali ed elettori di Forza Italia ma anche dei partiti cosiddetti alleati: io questa responsabilità non me la assumo. Non mi interessa il potere quando è fine a se stesso, non mi interessa governare sulle macerie. Soprattutto se le macerie sono quelle del mio Paese e sono stato io a contribuire a crearle.
Come ho detto in Aula, continuo a pensare che, nonostante tutto e nonostante molti, la Politica sia una cosa seria e le Istituzioni lo siano anche di più. Siamo alla fine di un ciclo politico e geopolitico, nel pieno di una crisi economica e all’alba di una crisi sociale. L’obiettivo non può essere solo vincere, l’obiettivo dev’essere governare bene e convincere. Servono serietà, responsabilità, cultura, coesione e competenza. E un po’ di autorevolezza non guasterebbe.
Non sono queste le qualità meglio rappresentate ai vertici ufficiali o ufficiosi dei, per giunta conflittuali, partiti di centrodestra.
Mai come oggi, la differenza la fanno le persone. È giunto il momento in cui chi ha un pensiero, una competenza e un’etica può deve uscire allo scoperto, correre dei rischi, mettersi in gioco. Il tempo finirà per farci ritrovare.
Andrea Cangini,
senatore, ex Forza Italia