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Vittorio Feltri: “Salvini ha perso tutto, anche la testa. Se la faccia prestare dalla Meloni”

Salvatore Merlo

L'ex direttore di Libero sul leader del Carroccio: "Quando fai un miracolo come portare la Lega dal quattro al 34 ti credi San Francesco, ma non è così"

La battuta è fulminante, un epitaffio. “Povero Salvini ormai ha perso tutto, anche la testa. Se la faccia prestare dalla Meloni”. Cattivissimo, Vittorio Feltri. Esagerato. “Mi limito a descrivere un fatto oggettivo”. Quindi da oggi Giorgia Meloni è la leader del centrodestra? “Mi pare evidente”. E Salvini? “Voi che direste di uno che parla ogni minuto e non riesce a farne una dritta?”. Dunque ha perso tutto. “Soprattutto la testa, ripeto. Non da oggi. Mi dispiace, persino. Mica ce l’ho con lui personalmente”. Lui non sarà contento. “Non mi saluta più.  Ma quello che dico io lo vedono tutti. Lo dicono tutti. Bisognerebbe dirlo anche a lui. Datti una calmata. Ragiona. Fermati. Farglielo capire non è un atto di inimicizia, è quasi un gesto di affetto”.

 

A Roma si dice: scànsate, lèvate. Fatti da parte. Glielo dicono quelli della Lega? “Chi gli vuole bene dovrebbe consigliarglielo. Ma quelli della Lega non sono amici suoi, fanno politica. Quindi più che altro immagino siano tentati di chiuderlo in una botte e gettarlo nel Tevere come Cola di Rienzo. Ma poi si guardano in faccia l’uno con l’altro e capiscono che non possono farlo”. Giorgetti, Zaia, Fedriga. Perché non può esserci il 25 luglio nella Lega? “Perché non c’è nessuno pronto che possa sostituire Salvini. Quindi se lo devono tenere ancora per un po’”. Si è riavvicinato a Berlusconi. “E non mi pare un segno di forza”.

 

Ieri pomeriggio, mentre i risultati delle amministrative e del referendum andavano componendo la débâcle della Lega e il sorpasso di Fratelli d’Italia, Salvini attaccava l’Europa e la Bce. “Tentava di portare il discorso da un’altra parte. Parlava di Castrocaro terme e di Ponza. Ma come pensi di poterlo fare? Nascondi un elefante sotto un guscio di noce?  E poi… S’è messo a parlare di economia, di Bce. Mah”. Mah? “Tutte cose che lui orecchia, di cui non sa nulla, di cui  probabilmente nemmeno gliene frega nulla e che tira fuori così, un po’ a caso, perché pensa che gli possa essere utile dirle. Solo che è sempre fuori tempo o contro-tempo. La gente se ne accorge. Anzi, peggio: se n’è già accorta. E rimane perplessa. O addirittura ride, che è persino peggio. E il guaio, guardate, è che Salvini va avanti così da quasi tre anni. Fedele a un copione ripetitivo”. Per esempio? “Un giorno descrive Medvedev come un uomo di pace, e quello due giorni dopo minaccia l’atomica contro l’Europa”.

 

Sfortuna. “No, è una cosa da pirla. Devi sapere di che cosa stai parlando”. E’ incontinente. “Lui è riuscito a portare la Lega dal 4 al 34 per cento. E quando uno produce un miracolo così, pensa di essere San Francesco. Ovviamente non è vero. Però lui non lo sa. Quindi pensa: come sono arrivato al 34 per cento una volta posso farlo di nuovo. Di conseguenza le prova tutte. E fa una minchiata dietro l’altra”. Afflitto dall’ansia di risalire la china. “Dalla mattina alla sera. Ventiquattrore su ventiquattro. Ininterrottamente. Circondato poi da gente strana, casi umani o personaggi da commedia all’italiana”. Tipo? “Nella Lega c’è gente che s’intende sul serio di politica estera. Gente che per fare quelle cose ha studiato o s’è impegnata nelle istituzioni con ruoli rilevanti che peraltro era stato Salvini a dargli. Ma lui chi va a cercare?”. Capuano. “Ecco appunto. Dimmi chi ti accompagna e ti dirò chi sei”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.