Palazzo Chigi

Draghi e l'anatroccolo Salvini. Il premier non sopporta la retorica anti Bce

Carmelo Caruso

L'irritazione per il ritorno di Salvini agli slogan del 2018. Il premier in viaggio in Israele prepara anche l'altro viaggio a Kyiv. Prossimo Cdm norme su Giubileo di Roma

Questo è quello che pensa Mario Draghi e che non dice per carità di patria e perché ha altro di cui occuparsi. In questo momento è in visita in Israele e giovedì è previsto il suo viaggio a Kyiv. Quando sente dire a Matteo Salvini che c’è un  “attacco all’Italia” non sa se prenderla a ridere o prenderlo per tonto. A Palazzo Chigi leggono, come tutti, le cronache del tour operator, Capuano-Razov, e registrano che il viaggio a Mosca era stato preparato e che è di poca importanza sapere chi abbia pagato, come e perché. Dopo il flop della Lega alle amministrative, si teme che il segretario  possa continuare con questa retorica anti Bce. Una stupidaggine.  Salvini torna a essere un problema in una settimana dominata dalla politica estera. Al governo dicono adesso: “La fortuna nella sventura è che macchia l’immagine del suo partito ma non intacca più il prestigio dell’Italia”.


Riesce a provocare due sentimenti opposti: la collera e l’ilarità di Mario Draghi. La collera si prova ogni volta che Salvini si trasforma in Paolo Savona, l’economista del Cigno nero, ogni qual volta comincia a dire, come ieri, che “serve uno scudo antispread e che il nome di Draghi non basta”. Parla dell’Europa come un’idra. Fa l’anatroccolo. L’ilarità si prova quando escono fuori i retroscena sul suo viaggio a Mosca, ormai definita, al governo, “una commedia degli errori”. A quel punto la risata ha il sopravvento e la domanda è: “Ma è sempre stato così?”. Solo per dire come funziona. Ha chiesto, lui, Salvini, un incontro urgente con Daniele Franco e con Draghi per ragionare sui problemi economici. Della Russia nulla. Non si è mai premurato di alzare il telefono e spiegare a Draghi le tappe delle sue “argonautiche”. Il viaggio Roma-Instabul-Mosca sembra ormai il seguito di Mosca- Petuškì, il poema ferroviario di Venedikt Erofeev (Quodlibet) un’estasi superalcolica. Perfino ai leghisti è dato solo leggerlo. Del resto i rapporti con la Lega e Draghi passano ormai attraverso la coppia Fedriga-Giorgetti. Per un motivo, o per un altro, i ministri della Lega e i governatori hanno disertato il Consiglio Federale convocato ieri. Tutt’al più ci si videocollegava. Non serve neppure il 25 luglio di Salvini. Ormai basta solo farlo consumare lentamente. Serve il Ferragosto di Salvini, altro che luglio. Sono ovviamente argomenti politici che non riguardano il premier. Il suo viaggio in Israele è un viaggio non solo di natura economica per rilanciare il vecchio progetto Eastmed. La visita ha un significato quasi politico. Erano da anni che non si organizzava un appuntamento simile in Israele e Palestina. Le elezioni amministrative e il referendum sono dunque la cornice. Prima della campagna elettorale, Draghi e i suoi collaboratori si sono solo limitati a notare che è stata una campagna dove è scomparsa la parola “crescita”.

 

E’ stata dominata dalla parola “sussidi” e da questo sentimento contro le istituzioni europee che disturba non poco. Viene definito “antistorico”. I più diretti: “Salvini è tornato al 2018”. Che la Bce stia attentando alla sovranità dell’Italia viene insomma qualificata come una corbelleria perché “l’Italia ha beneficiato di così tanto denaro che questo vittimismo è stupido”. Sul viaggio a Mosca, come detto sopra, la sensazione “è che fosse ben pianificato” a differenza di come Salvini lo vuole fare passare. A caldo, domenica sera a Palazzo Chigi, è stata sottolineata la frase pronunciata dal segretario della Lega: “Il centrodestra farà la riforma della giustizia”. Nel linguaggio di Salvini potrebbe equivalere al blocco della riforma Cartabia che il 15 sbarca al Senato. Di fatto, l’attività legislativa del governo dovrebbe riprendere questa settimana. Si lavora a un Cdm da tenersi venerdì e dovrebbero entrare provvedimenti che riguardano il Giubileo, norme sulla semplificazione fiscale, oltre a decreti sui trasporti e le infrastrutture curati dal ministero di Enrico Giovannini.

 

Per continuare a coprire il caro energia, che è tornata a essere la bandiera di Salvini insieme all’antica e tenera professoressa Fornero con la sua riforma, è probabile invece che si continui con la tassazione sui profitti extraenergetici (il 25 per cento dei profitti straordinari) misura che è stata ripresa anche dalla Inghilterra. Si può dire senza essere smentiti che esiste ormai il governo reale e il governo di Papeetelandia. Uno si occupa degli affari correnti, l’altro delle ossessioni ricorrenti.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio