Il senatore di Italia al centro Gaetano Quagliariello (foto Ansa)

l'intervista

"Senza chiarezza sulla guerra in Ucraina il centrodestra non esiste". Parla Quagliariello

Luca Roberto

"Noi gli ultimi draghiani. La lotta di Lega e Forza Italia contro il ddl Concorrenza? Un paradosso. Come fanno i liberali a difendere le ultime corporazioni?". Chiacchierata con il senatore di Italia al centro

"Noi ultimi draghiani? Lo siamo, malgrè lui". Gaetano Quagliariello è reduce da una visita rimarchevole. Ieri, insieme ai parlamentari Marco Marin e Paolo Romani è andato a trovare il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi. "Una visita istituzionale per rendere ufficiale la costituzione del nostro gruppo al Senato". Sì, perché Italia al centro, 10 senatori, diventa un soggetto autonomo in Parlamento. Siete andati a offrire garanzie in quota ultima ridotta draghiana, i responsabili per l'ex capo della Bce? "Diciamo che tra tutti i gruppi siamo quelli più vicini alla sua visione", racconta al Foglio l'ex Forza Italia, Pdl e Ncd. "Ma il presidente del Consiglio non punta a delle truppe di sostenitori. Non ha interesse a indicare un perimetro di forze che gli sono fedeli, piuttosto a indicare degli elementi non negoziabili che giustificano il suo governo". Della serie, è quanto avrebbe detto nel corso del colloquio con i centristi, "ha senso se il governo fa delle cose, altrimenti cosa ci restiamo a fare?". 

E qui si arriva al punto dolente della continua opera di destabilizzazione operata da alcune forze della maggioranza. Sulle concessioni balneari, per dire, Lega e Forza Italia sono una spina nel fianco dell'esecutivo, che rischia di ostacolare l'attuazione del Pnrr. "E infatti con il premier abbiamo parlato anche della situazione paradossale che stiamo vivendo: ci sono i liberali che si appellano alla difesa delle ultime corporazioni. Filo atlantici che fanno il verso a Putin. Forze di opposizione che sostengono il governo sull'invio di armi in Ucraina e forze della maggioranza che si sfilano", dice divertito Quagliariello. Anche se questa mattina il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Inca ha presentato un compromesso da parte del governo sulla messa a bando dei lidi. "E’ evidente che sia sui balneari che sulla riforma del catasto cercheremo di raggiungere un equilibrio. Ma di certo non arriveremo mai a ritenere che ci possa essere un diritto ereditario nell’acquisizione di un bagno di mare. E su questo il riferimento sia per il governo che per i partiti deve essere la sentenza del Consiglio di Stato". 

Provi a cambiare argomento. E però lo sconquasso nella coalizione di centrodestra è più o meno sempre lo stesso. Anche sulla guerra in Ucraina si registra un'ampia contrapposizione di vedute tra voi, che siete i più filo atlantici ed europeisti, e chi invece come Berlusconi si mostra molto più ambiguo, accusando l'occidente. Lei che lo conosce bene se le aspettava le sue dichiarazioni? "Purtroppo le cose che ha detto sono quelle che realmente pensa. E qualche segnale si era già intravisto. Il punto - spiega Quagliariello - è un altro. Prima la pandemia e poi la guerra sono state due svolte che hanno messo in discussione tutto: modelli di sviluppo, equilibri geopolitici. Ecco, credo che il centrodestra abbia preso in considerazione più la sovrastruttura che la struttura. Si è pensato più al posizionamento tattico che all'aggiornamento della strategia. Ma è ovvio che qualsiasi tentativo di costruire una coalizione non potrà prescindere da una chiarezza in politica estera: altrimenti qualsiasi programma di governo sarebbe una truffa. Non si può dire 'Uniti si vince' se non spieghi per fare cosa. E da questo punto di vista noi ci sentiamo molto più vicini alla Meloni. Mentre Berlusconi è che come se si sia avvicinato all'asse Salvini-Conte". Anche sui toni nuovamente euroscettici utilizzati dal Carroccio nell'etichettare le richieste dell'Ue come "diktat", Quagliariello dice che "non si può non tenere conto della sostanza. E cioè che ci sono stati dati dei soldi in prestito facendo debito comune a livello europeo". 

Al di là delle schermaglie di queste settimane, innescate anche dall'imminenza delle elezioni amministrative, il governo rischia di cadere? "Se non rispetterà gli accordi presi con l'Ue, credo di sì. In quel caso ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità. Anche se Draghi mi sembra molto determinato ad arrivare all'obiettivo e di certo non sta cercando di tirarsi indietro". Un fronte per il premier anche dopo il 2023 lo intravede? "C'è una vasta area di centro che potrà nascere ma a condizione che rimanga una forza policentrica, con leader diversi. Dipenderà anche dalla legge elettorale, che è importante tramuti le proposte davanti agli elettori". Ce lo confessi, anche lei crede che Meloni sia la nuova leader del centrodestra? "Lo sarebbe. Ma non sono così convinto che un centrodestra esista davvero".