Lollobrigida (FdI): “Salvini e Berlusconi vogliono farci perdere”

Gianluca De Rosa

"La sinistra prova a fermarci, ma mi auguro francamente che a questo non lavorino anche i nostri alleati". Il partito di Meloni incassa il no di Berlusconi e Salvini sul proporzionale. Un punto fermo: "Il partito della colazione che prende più voti esprime la leadership"

“La posizione di Fratelli d’Italia è chiarissima, fuori e dentro i vertici: vogliamo alleati che hanno come obiettivo quello di mantenere gli impegni presi in campagna elettorale, un patto sancito non da una legge elettorale che ci obbliga a stare insieme e senza inciuci il giorno dopo le elezioni”. Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e fedelissimo di Giorgia Meloni torna sul vertice del centrodestra di martedì ad Arcore. Si sentono ancora gli strascichi.

 

L’incontro, il primo dopo la clamorosa rottura del Quirinale, doveva servire a ricomporre le fratture e, invece, ha avuto l’effetto boomerang di sottolinearle. In Fratelli d’Italia gli alleati di Lega e Forza Italia sono guardati con un certo sospetto. Il timore è che si stia cercando una formula per frenare l’ascesa del partito meloniano. Li vogliono fregare? “La sinistra prova a fermarci, ma mi auguro francamente che a questo non lavorino anche i nostri alleati perché noi non lo abbiamo mai fatto, né come obiettivo tattico, né come obiettivo strategico”, dice Lollobrigida. Un’ ipotesi è cercare di incorporare anche Fratelli d’Italia dentro un grande listone unico del centrodestra, un metodo per livellare le differenze di peso nei consensi. “E’ uno scenario che noi non abbiamo mai preso in considerazione, non so se è nella testa dei nostri alleati, ma so che questa nostra posizione non cambierà”, spiega il capogruppo. “Dai numeri che i sondaggi ci attribuiscono valiamo metà della coalizione e dunque spetta a noi la metà dei collegi uninominali”.

 

Insomma, i toni non si abbassano. Tutt’altro. E però un punto positivo c’è: Meloni ha incassato il no di Berlusconi e Salvini sul proporzionale. “Per fortuna – sbuffa Lollobrigida – modificare la legge elettorale a 8 mesi dalla fine della legislatura non ha senso, ma se proprio lo si vuole fare bisogna farlo per permettere agli italiani di sapere il giorno del voto che quello che scriveranno sulla scheda ha valore”. Ma il timore è un altro. “Una cosa deve essere chiara: il principio che ci siamo dati anni fa va rispettato. Il partito della colazione che prende più voti esprime la leadership. Non si possono cambiare regole perché conviene, noi nel 2018 le abbiamo accettate pur sapendo che ci penalizzavano”.

   
Lo scoglio più vicino però non sono le politiche, ma le elezioni regionali in Sicilia. E’ su questo che martedì si è consumata la polemica con Lega e Fi. Con Salvini che si oppone alla ricandidatura di Nello Musumeci. Spiega Lollobrigida: “Oggi lo ha detto bene il presidente della Liguria Giovanni Toti: non è mai accaduto che senza un motivo chiaro si volesse non ricandidare un governatore uscente”. E però la Lega dice che “non lo vogliono i siciliani”, insomma che è un candidato perdente. “Dai nostri sondaggi Musumeci con il centrodestra vincerebbe le elezioni, se ci fossero rotture su questo ci sarebbe un problema molto grave”. La sensazione è che il nome alla fine passerà, ma tardi. Musumeci potrebbe uscirne logorato e perdere. “Se gli alleati utilizzeranno davvero questo metodo ci faranno perdere tutti e noi dovremmo iniziare a pensare seriamente male”. Poi potranno dire che è colpa di FdI, come a Roma con Michetti? “Basta rileggere i risultati di quell’elezione per vedere che il risultato che è mancato non è quello di Fratelli d’Italia, ma degli altri partiti della coalizione, noi abbiamo fatto quasi il 20 per cento”. A queste amministrative invece il centrodestra andrà diviso in cinque comuni importanti: Parma, Verona, Viterbo, Messina e Catanzaro. Berlusconi dice che il problema sono state “le frizioni locali”, ma Lollobrigida non è affatto persuaso dalle parole del Cav. “Le frizioni locali – dice – ci sono a ogni tornata elettorale, ma in altre fasi della storia di questa coalizione per preservare l’unità nazionale del centrodestra siamo riusciti a mediare, questa volta, è purtroppo un fatto, non è stato così. Il vertice di ieri si è svolto fuori tempo massimo quando le liste erano ormai state compilate”.