Giorgia Meloni (Ansa)

Movimenti a destra

Dopo Pera e Tremonti anche Urbani vota Meloni. Ecco (Forza) Fratelli d'Italia

Ruggiero Montenegro

Non si riconoscono più nel partito del Cav. e guardano a FdI, che lavora per istituzionalizzarsi e avvicina alla sua orbita volti storici del centrodestra di governo. Il progetto liberale "è tragicamente fallito. L'unica lucida nella coalizione mi sembra Giorgia", dice Urbani. E pure Casellati ci pensa

Non si riconoscono più nel partito, Forza Italia non è più quella di una volta, dicono. E allora meglio guardare altrove. D'altra parte se il professore Giuliano Urbani, che del partito del Cav. si definisce “progettista”, arriva a dire che quasi butterebbe la sua vecchia tessera del partito, allora vuol dire davvero che qualcosa dalle parti di Arcore non funziona più come un tempo. Urbani, tra i fondatori di FI, l'ha detto con una battuta ma non è il solo a fare certi pensieri tra gli storici volti forzisti.

Le motivazioni non sono necessariamente le stesse, l'eterogenesi della ragione, ma l'approdo potrebbe essere comune: Giorgia Meloni e una suggestione, (Forza) Fratelli d'Italia. Il progetto liberale di massa, “è un'operazione tragicamente fallita” e le parole un po' ambigue di Berlusconi su Putin lo hanno lasciato “basito”, ha ammesso Urbani in una intervista al Corriere in cui, soprattutto, ha indicato la prospettiva: “L'unica che mi sembra lucida nel centrodestra è Giorgia Meloni. I migliori in Forza Italia se sono già andati e Berlusconi ha concepito un partito a sua immagine, destinanto a non andare avanti dopo di lui”.

 

Deve avere pensato qualcosa di simile anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati, le cui interlocuzioni con Fratelli d'Italia raccontano dal centrodestra essere sempre più frequenti, con l'obiettivo di avere un seggio in un Parlamento che nel 2023 sarà ridimensionato nei numeri. Troppo grande la delusione provocata dalla corsa al Quirinale, dai franchi tiratori. “Silvio, ho subìto un agguato vergognoso dalla nostra Forza Italia”, aveva detto a febbraio durante una visita ad Arcore, uno strappo forse troppo grande per essere ricucito e che continua a produrre effetti nella coalizione.

Ed è proprio durante il voto quirinalizio che anche Marcello Pera, altro pezzo da novanta della storia forzista e già presidente del Senato si è avvicinato a Meloni. Una relazione coltivata in questi mesi e che è arrivata fino al palco della convention milanese, la conferenza programmatica di Fratelli d'Italia. Segnali e intese. Che Pera ha poi ribadito parlando con il Foglio qualche giorno più tardi: “Si deve dire che FdI sta cambiando. Se sarà capace di trasformarsi in una forza liberal-conservatrice non ci saranno più alibi. E non c’è dubbio che un partito liberal-conservatore sarà legittimato a governare. Meloni diventa sempre più votabile”.

 

Su quel palco a Milano, nel tentativo di Meloni di andare oltre i soliti confini, politici e culturali, e assumere così un posizionamento più istituzionale, c'era anche Giulio Tremonti. Tra economia e finanza, è stato ministro quattro volte e sempre con Berlusconi a capo del governo. Eppure davanti allo stato maggiore di FdI, accolto dai grandi sorrisi di Meloni e La Russa, il professore ha esposto i suoi appunti per un programma conservatore. Spunti verso il 2023. E non è difficile immaginare allora che lo sbocco più facile per il grande critico della globalizzazione possa essere proprio Fratelli d'Italia.
 

Anche perché il futuro di Forza Italia resta un'incognita, su cui forse qualche elemento potrà giungere dalle amministrative di giugno. Sempre che la frattura tra i fedelissimi di Berlusconi e l'ala di governo non diventi nel frattempo insanabile. Dopo aver attaccato Licia Ronzulli, la responsabile degli Affari regionali Mariastella Gelmini ha alzato il tiro, puntanto direttamente al Cav. Per le sue ambiguità sulla Russia. “Come si fa a non condividerla?, si è chiesto anche Urbani, sposando evidentemente un pensiero che in FI non è così isolato. “Una reazione oggettivamente molto sterile a quelle che sono dinamiche interne. Ma davvero Gelmini può dare lezioni di politica estera all'uomo di Pratica di mare?”, è stato invece l'interrogativo, di tutt'altro segno, che ha posto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, interpretando il sentimento di chi è più vicino a Berlusconi. Domande retoriche, ma che certamente restituiscono il quadro forzista: una polveriera. Meloni, e non solo lei, sono alla finestra.