Dissidi

Cav., Tajani, Ronzulli. Gelmini contro tutti: è guerra dentro Forza Italia

Redazione

La ministra per gli Affari regionali attacca il partito: "Le ambiguità di Berlusconi su Putin sono un danno al paese: non riconosco il presidente", strali contro il resto della dirigenza

Lo scontro intestino all'interno di Forza Italia non sembra placarsi, anzi. Dopo le furenti polemiche per la sostituzione di Massimiliano Salini, ormai ex coordinatore regionale lombardo, con Licia Ronzulli – che rientra nel solco della guerra di successione nel partito di Berlusconi – e lo sfogo di venerdì a Sorrento di Mariastella Gelmini, riportato dal Foglio: “La Ronzulli porterà allo sfascio il partito. Io mi sono stancata. Non credo di meritarmelo”. Ed è proprio la ministra per per gli Affari regionali che torna alla carica, questa mattina, sulle pagine del Corriere della Sera. 

 

Questa volta l’attacco è diretto soprattutto a Silvio Berlusconi, reo di aver usato parole troppo compiacenti nei confronti dell’amico di vecchia data Vladimir Putin. “Non potevo credere ai miei occhi, quando ho letto quei resoconti. Siamo un movimento politico filo atlantista, europeista. Il tempo di Pratica di Mare purtroppo è finito e oggi ogni ambiguità di filoputinismo reca danno all’Italia e incrina la necessaria unità del Paese. Io sto dalla parte dell’Ucraina, dell’Ue e della Nato”, dice Gelmini, rivendicando la storica posizione di Forza Italia, status che per diversi osservatori sta scivolando dalle mani del partito berlusconiano per passare a quello di Giorgia Meloni.

La preoccupazione maggiore per la ministra è quella che vede gli azzurri appiattiti sulle posizioni della Lega: “Mi sembra che in FI ci sia più la preoccupazione di non dispiacere Salvini che di essere in linea con i nostri partner dell’Ue e della Nato. La nostra posizione in politica estera non è quella della Lega. Salvini legittimamente ha la sua opinione, ma noi non possiamo rinunciare alla nostra identità e storia”.
 


Gelmini lancia una stoccata anche al vicepresidente del partito Antonio Tajani, l’annosa questione riguarda l’invio di armi all’Ucraina e la distinzione tra quelle offensive e difensive – posizione già cavalcata da Giuseppe Conte e Matteo Salvini “Forse Tajani è a conoscenza di piani segreti dell’Ucraina per invadere la Russia... Però, allo stato, è la Russia ad avere invaso militarmente l’Ucraina”.

Infine, c’è la chiosa di Gelmini sulla nomina di Licia Ronzulli e sul “cerchio magico” che per alcuni  avrebbe troppa influenza sulle scelte del Cav., spingendo verso lo scontro tra gli uomini a lui più vicini contro i governisti  (troppo governisti, secondo l'accusa). “Nel partito c’è un deficit sempre più evidente di discussione e condivisione e un problema di selezione della classe dirigente. Si può fare tutto e, figuriamoci, siamo tutti soldati di Berlusconi. Ma c’è un tempo e un modo per fare le cose. E non riconosco, in quello che è accaduto, lo stile e il metodo del presidente Berlusconi. Milito da venti anni in FI, un movimento che ha innovato il modo di fare politica ed è stata una vera scuola. Quello che sta accadendo mi pare abbia poco a che fare con quella storia”.