Gianluca Ferrara in Senato (da Youtube)

Il colloquio

La difesa di Ferrara: "Antiamericano io? Macchina del fango". Ma i post del 2016 lo smentiscono

Ruggiero Montenegro

"Sono stati decontestualizzati. Condividevo solo le opinioni di tanti analisti", si difende il senatore M5s che potrebbe prendere il posto di Petrocelli come presidente della Commissione esteri. "Filoputiniano? Totalmente falso. Querelo chi lo scrive"

Da un Petrocelli all'altro? La commissione esteri è di nuovo un caso. E il caso questa volta si chiama Gianluca Ferrara, il nome individuato dal Movimento 5 stelle per la nuova presidenza. Il senatore, che è anche vice capogruppo M5S al Senato, non ha per la verità troppa voglia di parlare. È infastidito, dice, dai titoli dei giornali - “anche del Foglio” - che l'hanno dipinto come vicino alle idee di Putin. E però, è pure vero che Ferrara,  fondatore e direttore della casa editrice Dissensi e autore tra le altre cose di un libro dal titolo L'Impero del male, i crimini nascosti da Truman a Trump, abbia lasciato dietro di sé più di qualche dubbio sulle sue posizioni relative alla politica del Cremlino. 

C'è per esempio il viaggio a Mosca con Petrocelli nel 2019. O ancora, nel 2018 come si legge sul suo blog, Ferrara chiedeva lo stop alle sanzioni verso la Russa spiegando come fosse “inesatto e intellettualmente disonesto affermare o far intendere che ci sia un intento della Russia di avanzare verso Occidente. Per non parlare del colpo di Stato filo nazista in Ucraina nel 2014”. Parole molto simili a quelle che oggi arrivano da Mosca. Insomma, Ferrara, lei è filoputiniano? “È totalmente falso e sono pronto a querelare chi lo scrive. Si tratta di una macchina del fango, è vergognoso”, si difende il senatore grillino, rispondendo al Foglio. “E mi è dispiaciuto leggere certi titoli sui giornali, anche sul vostro, con il mio nome associato a quello del presidente russo. Putin ha ucciso migliaia di donne e bambini e io non posso che condannare”.

Indubbiamente dal 2018 lo scenario è cambiato. Andiamo allora dall'altra parte dell'oceano. Anche rispetto al ruolo americano emergono dichiarazioni, prese di posizione e distingui quantomeno ambigui. Sembra che gli Stati Uniti non stiano troppo simpatici - per usare un eufemismo - al senatore. “Anche questo è falso”, dice. Ancora una volta, ci rimettiamo ai suoi post che sembrano tuttavia suggerire un'altra lettura. “Ma sono post del 2016 e sono stati decostestualizzati", spiega Ferrara.

Ma i dubbi restano, qualche esempio: “Dal ‘45, Usa e Occidente hanno ucciso 55 milioni di persone”, twitta Ferrara a inizio ottobre 2016 condividendo un link di complottisti.com – un sito che oggi appare in lingua francese. L'11 marzo 2017 invece rilancia un contenuto di Sputnik: “Gli USA spiano tutti, ma il problema sono sempre gli hacker russi”. Poco più di un mese dopo, è il 25 aprile: “La vera liberazione sarebbe uscire dalla Nato e dalla sudditanza Usa”.

 

Il senatore non ci sta: “Ho soltanto condiviso le opinioni di tanti analisti”, ribatte ancora una volta. E viene da chiedersi dunque se dopo 5-6 anni abbia cambiato idea. “Non credo di avere un atteggiamento antiamericano”, dice il pentastellato e la dimostrazione sarebbe nelle carte del Senato: “Bisogna guardare gli atti parlamentari e io non ho mai lavorato contro gli Stati Uniti”. Ragion per cui, se ne deduce, Ferrara non dovrebbe avere dubbi sul posizionamento geopolitico di questo governo. Dove deve stare l'Italia oggi? Con la Nato o no? “L'italia deve stare nell'alleanza atlantica”, risponde sicuro, “ma deve farlo a testa alta, facendo valere i propri diritti. La situazione è molto complessa e bisogna lavorare per la pace”.

 

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