Conte pensa a Messina come prima città per testare la sua lista

Valerio Valentini

L'esperimento siciliano, pensato inizialmente per le regionali di ottobre, potrebbe essere anticipato alle amministrative di giugno. Ma occhio a Di Maio

C’è chi darà che è un rischio farlo qui, nella città che per antonomosia è babba, cioè un po’ citrulla, questo esperimento. E però l’intenzione è così reale che ieri, quando i delegati locali del M5s hanno inviato la richiesta di certificazione della lista al quartier generale romano, lo hanno fatto confessando di non avere certezza di quale sarà il simbolo che verrà autorizzato. Insomma sembra essere Messina, per ora, il primo banco di prova della lista Conte. E’ qui, infatti, che lo staff dell’ex premier sta lavorando per applicare una piccola modifica al logo classico del M5s, già peraltro rimaneggiato nei mesi passati con l’aggiunta del “2050”.

 

Ora invece la modifica sarebbe più sostanziale, e più eloquente: l’aggiunta del nome, o meglio del cognome, del presidente grillino.  La tentazione c’è. E non è un caso che si guardi alla Sicilia. Un po’ perché l’isola è da sempre un laboratorio che precorre le strategie nazionali di partiti e coalizioni, un po’ perché per il M5s quello resta comunque un discreto granaio di voti. E dunque, se la prova generale ci deve essere, meglio che avvenga dove si hanno più speranze di riuscita. Le regionali? Per quell’appuntamento, ancora fissato a ottobre, si starebbe valutando un logo del tutto nome, col nome “Conte” che campeggia al centro e con una certa tendenza cromatica al blu che rimpiazzerebbe il giallo storico.

 

Ma prima, c’è chi suggerisce di tentare già sulle amministrative. Palermo e Messina, dunque, che vanno al voto a giugno. E tra le due, sarebbe proprio nella città dello Stretto che le spinte per il simbolo contiano, comunque in sostegno al candidato sindaco di centrosinistra Franco De Domenico. Ma è una decisione che verrà ponderata fino all’ultimo secondo utile. Perché, nel cerchi ristretto dei suoi consiglieri, c’è anche chi spiega a Conte che, visto l’esito che si preannuncia disastroso per le amministrative che verranno, meglio sarebbe eclissarsi, non metterci la faccia, darsi malato. Ché Luigi Di Maio non vede l’ora di fargli la festa, all’indomani.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.