Scuola sospesa. La zuffa tra Bianchi e i sindacati s'abbatte sul Pnrr

Valerio Valentini

Le norme su reclutamento e valutazione del merito dei docenti finiscono nel solito pantano tra Cgil e Miur. Ma stavolta c'è la scadenza europea di giugno. Le osservazioni degli ispettori di Bruxelles e l'affanno per non rallentare l'agenda del governo. Intanto il decreto sull'energia slitta 

Di per sé, nulla di davvero inedito. Il ministero dell’Istruzione che, sotto scacco delle rivendicazioni sindacali, tentenna sulle riforme: sai che novità. Sennonché, stavolta, a rendere inaccettabili ritardi e compromessi annacquati, ci sono di mezzo oltre 17 miliardi: quelli, cioè, che la Commissione europea ha contrattato con l’Italia nell’ambito del Recovery e che riguardano  il settore scolastico. E siccome una parte di questi dipende dal raggiungimento di alcuni obiettivi fissati per giugno, l’indolenza  di Viale Trastevere diventa ora un pericolo concreto per l’agenda del governo. Che peraltro sull’impantanarsi della riforma della scuola rischia di ingolfarsi a sua volta.

Perché le norme necessarie a Patrizio Bianchi per rispettare la tabella di marcia europea sarebbero dovute entrare nel decreto sul Pnrr varato la  settimana passata. Solo che poi, manco a dirlo, la faccenda si è complicata: martedì scorso il ministro ha delineato il suo piano ai partiti prima e ai sindacati poi, dagli uni e dagli altri – specie da Cgil e Uil – si è visto recapitare critiche e minacce di sciopero, che si sono sommate alle difficoltà tecniche nella stesura del provvedimento che dunque si è ritenuto opportuno rinviare, determinando così lo slittamento del nuovo decreto su energia e caro bollette, che a questo punto scivola alla settimana prossima. Un pasticcio. E insomma se ieri i responsabili degli uffici legislativi del Miur hanno avuto una giornata fitta di riunioni col Mef e con la segreteria tecnica di Palazzo Chigi è stato proprio perché dallo staff di Mario Draghi, nonostante la clausura forzata del premier a causa del Covid, si vuole scongiurare la prospettiva di un ulteriore prolungarsi dei tempi.

Ché di tempo non ce n’è molto, visto che alcune iniziali proposte del Miur – fotografate in una bozza di decreto circolata la scorsa settimana in forma alquanto lacunosa – vanno, se non cambiate, quantomeno corrette alla luce delle osservazioni avanzate dagli ispettori della Commissione europea. I quali hanno riscontrato alcuni “aspetti di debolezza” soprattutto su un punto dirimente contemplato nel Pnrr: e cioè quello che prevede l’introduzione di un meccanismo di valutazione dell’operato dei docenti. L’idea è quella di rispolverare il vecchio “fondo del merito” previsto nella famigerata Buona scuola: scatti di carriera accelerati legati non all’anzianità di servizio, ma  alla qualità dell’insegnamento. In questo caso, Bianchi ha ideato una procedura per cui i docenti otterrebbero aumenti di stipendio (fino a una massimo di cinque) a seguito della partecipazione a corsi di aggiornamento quadriennali. E’ davvero abbastanza,  per attestare il merito? Questa è una delle domande intorno a cui si sta ragionando nel governo. E ancor più si discute dello strumento normativo necessario a varare questa novità: al Miur pensavano di poter operare attraverso la revisione dei contratti collettivi, ma a Bruxelles esigono una norma di legge specifica.

L’altro tema riguarda il reclutamento dei docenti. Nel Pnrr si prevede l’assunzione di 70.000 maestri e prof entro il 2024, ma entro giugno bisogna definire anche una norma che garantisca “un’elevata specializzazione all’insegnamento per accedere alla professione nella scuola secondaria di secondo grado e la limitazione dell’eccessiva mobilità degli insegnanti”. Volendo evitare la più classica delle sanatorie, che pure è ciò che i sindacati vorrebbero, al Miur confermano il modello concorsuale che prevede, tra l’altro, l’esame a crocette. Ma anche questo viene visto come un affronto, dalla Cgil, e dunque i tecnici di Viale Trastevere sono costretti a correre sul filo. Nell’attesa, poi, che su tutto questo lavoro di discreta diplomazia interministeriale deflagri la polemica politica. Perché dopo la riunione non esattamente conciliante con le commissioni Cultura di Camera e Senato, martedì scorso Bianchi ha invitato i partiti a inviargli osservazioni e proposte: e quelli, un po’ tutti, lo hanno fatto, redigendo lunghi documenti tra loro  abbastanza variegati. Ma ieri pomeriggio, a una settimana di distanza, dal Miur non era arrivata nessuna risposta.
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.