(foto di Ansa)

Grillini in difesa

Cortocircuito grillino sulle armi: chiude uno stabilimento Leonardo e la senatrice M5s protesta

Francesco Dalmazio Casini

A Roma è in prima linea contro l'aumento della spesa militare, nel suo paese, a Giugliano, la capogruppo dei 5 stelle al Senato Mariolina Castellone difende la produzione di radar. Non saranno carri armati, ma sempre in guerra si usano 

Giugliano non può essere ancora una volta penalizzata e perdere una risorsa così importante come lo stabilimento Leonardo”. Mariolina Castellone (al secolo Maria Domenica Castellone), capogruppo dei 5 stelle al Senato eletta a Giugliano, non ha dubbi: privarsi di un asset come la fabbrica dell’ex Finmeccanica sarebbe un duro colpo per il territorio. L’azienda leader del settore Difesa mantiene nel comune campano uno stabilimento dove lavorano circa 400 dipendenti. Lo stesso settore che per il partito dell’interessata “non è una priorità”.

 

La fabbrica è specializzata nella produzione dei radar navali e per il traffico aereo, una delle componenti più importanti dell’offerta di Leonardo. Nell’ultimo piano di crescita quinquennale Leonardo ha annunciato 200 milioni di euro di investimenti (oltre ai 50 già disposti per la modernizzazione delle strutture), insieme alla razionalizzazione dell’infrastruttura produttiva sul territorio nazionale. Tra le altre cose, l’azienda prevede di chiudere il sito di Giugliano e trasferire produzione e supporto logistico nel polo di Bacoli/Fusaro, sul golfo di Pozzuoli, a una quarantina di chilometri di distanza.

 

Una decisione che ha creato scompiglio tra i sindacati di Giugliano, preoccupati per le conseguenze sul piano occupazionale. A sostenere la loro posizione ecco dunque la senatrice grillina. Appena una settimana fa però, Castellone era in testa al fronte che in Senato ha fatto le barricate per rimandare il più possibile l’aumento delle spese militari. Come scrive la senatrice su Twitter: “Grazie alla resistenza del M5S gli investimenti per la difesa previsti dagli accordi della Nato saranno graduali”. Risultato: la spesa militare italiana non arriverà al 2 per cento del pil prima del 2028 invece di quanto preventivato dal governo, che pensava al 2024.

 

 

La senatrice, che guida la fronda antimilitarista dei grillini a palazzo Madama, ha duramente criticato le forze di maggioranza sul tema delle spese per la Difesa: “Ci sono interi settori in ginocchio, il 15% delle famiglie italiane non riuscirà a pagare le bollette, eppure per tutte altre forze politiche al centro dell’agenda sembra esserci il tema dell’aumento delle spese militari”. Durante la discussione in Aula sul dl Ucraina, ha ribadito come quella di inviare armi alle forze ucraine sia stata “una scelta sofferta” per il Movimento e si è detta preoccupata che queste “possano finire in mani sbagliate”.

 

Su Facebook la Castellone parla spesso delle speranze del Movimento 5 stelle per la pace in Ucraina, molto poco (praticamente mai) dell’impegno – italiano ed europeo – perché l’invasione russa abbia fine: sanzioni, aiuti militari e isolamento diplomatico della Russia. Denuncia degli orrori della guerra (più spesso delle guerre, in generale) e manifesta solidarietà agli ucraini, ma non fa mai riferimento a come fare per aiutare concretamente il paese invaso. 

 

Oggi che la Difesa lascia Giugliano, Castellone è contrariata. Eppure i radar che la società produce nel paese campano trovano nello Stato italiano il primo acquirente. Più spese per la difesa significa più radar (e tutto il resto), dunque anche posti di lavoro, per il comparto industriale nazionale. Sarà che i radar, a vederli, non sembrano oggetti minacciosi come carri armati e lanciamissili, ma rispondono al medesimo scopo di produrre uno strumento militare efficace (dunque sì, anche a fare la guerra).

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