I promessi traditori

Draghi diffida il "dandy" Conte e "lo spaesato" Salvini

“Si intendono. Si muovono seguendo uno stesso schema”.

Carmelo Caruso

Il leader del M5s e quello della Lega vogliono fare battaglia sulle spese militari. Amoreggiano contro il governo. Il presidente del Consiglio da Bruxelles: "Osserveremo i nostri impegni". Il dispiacere di Enrico Letta per l'alleato

Roma. Minacciano di uscire perché non possono più entrare. Sono “I promessi divorziati”, i coniugi Bruto, gli amanti per slealtà. Vogliono sfasciare il governo perché sono gli sfasciati di governo. Uno (Salvini) fa lo smemorato putiniano, il convertito, l’altro (Conte) non vuole aumentare le spese militari  e si vanta delle telefonate con Putin: “Duravano un’ora e mezza”. A Palazzo Chigi, nei corridoi che entrambi ancora sognano quando (non) dormono, gli hanno trovato un nome. Li chiamano “il dandy” e “lo spaesato”. Conte (il dandy) vuole disarcionare Mario Draghi con il metodo Salvini: “Dobbiamo proteggere le famiglie”.  Salvini (lo spaesato) vuole indebolire Draghi con il metodo Conte, la tecnica Padre Pio: “Fratelli, preghiamo”.


Il dandy (Conte) e lo spaesato (Salvini) sono “in love” da più di un mese. Il Quirinale è stato galeotto. Oggi si telefonano e amoreggiano per avvelenare la vita alle loro mogli “responsabili” che sono Giorgetti e Di Maio. Li hanno scoperti da tempo e si preparano: continuano a prendersi la pizza insieme una volta al mese. Al governo lo pensano e lo dicono: “Il dandy e lo spaesato si intendono. Si muovono seguendo uno stesso schema”. Hanno letto l’intervista di Conte alla Stampa e si sono convinti di essere di fronte “alla grande debolezza politica di un personaggio vanitoso”.

 

Ha dichiarato infatti che le “spese militari non sono la priorità e che il movimento non voterà l’aumento”. Avverte che è pronto ad affossare il decreto Ucraina, la prossima settimana, quando arriverà in Senato. In verità, a Palazzo Chigi, pensano che non lo farà da subito. Organizzerà l’invasione con lo spaesato non appena le circostanze “imporranno all’Italia un ulteriore impegno militare”. Usa il pretesto della spesa bellica perché ha in mente la Crimea di governo: l’entrata lenta in guerra. Alla Camera, il M5s, va ricordato, ha già votato il decreto Ucraina tanto che i deputati, quelli vicini a Di Maio, dicono che “pure nel tradimento fa il mezzo traditore. E’ mezzo fellone”. Ecco perché Giorgia Meloni, che è astuta, e che ha immediatamente compreso il gioco dei “promessi divorziati”, ha chiesto alla sua senatrice Isabella Rauti di presentare un ordine del giorno per aumentare le spese militari del 2 per cento. Il dandy e lo spaesato cercano di togliere la sedia a Draghi e lei porge a Draghi il suo sgabello d’opposizione.

 

A Bruxelles, a margine del Consiglio Europeo, è stato domandato al premier cosa ne pensasse delle minacce del dandy e lui, che non si impomata, ha spiegato che al vertice Nato “ho ribadito l’impegno che hanno preso tutti gli altri governi. Noi abbiamo questo impegno che è storico per l’Italia e continueremo a osservarlo”. Essendo uno dandy e l’altro spaesato sono indietro nella strategia militare. Se la Ue decide di assemblare un esercito europeo, un’unica difesa, la quota di bilancio nazionale scende. Perché lo fanno? Lo spaesato deve fare dimenticare le sue serenate a Putin. A proposito, è nelle condizioni di assicurare che i suoi rapporti pasticciati con la Russia sono antichi? E’ sicuro che non risalgono a un anno fa? Il dandy ha invece altre mire. Non è solo il governo che minaccia. Il tentativo del dandy ha come obiettivo Di Maio e pure il Pd. Invidia perfino Letta, l’unico che cresce nei sondaggi e che fa crescere il suo partito. Il segretario del Pd ha letto le parole del “dandy” ma è un signore di buone maniere e dunque, raccontano, si è limitato a esprimere tutta la sua perplessità perché “non si può colpire il governo ma colpirlo alla vigilia di un Consiglio europeo è ancora peggio”. Sono tornati dunque insieme perché dandy e spaesato si somigliano. Sono inaffidabili. Finché complessità non li separi.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio