Spenti contro putin

Caro bollette e guerra in Ucraina, i sindaci abbassano la temperatura negli uffici

Gianluca De Rosa

Salvare le casse degli enti locali e dare un piccolo contributo alla crisi ucraina. Da Bologna a Roma si riducono i gradi dei termosifoni. Anche il Senato e la Regione Lazio spegneranno prima i riscaldamenti

C’è un insolita frenesia. La guerra in Ucraina, i dilemmi dell’Europa che dipende in gran parte dal gas russo e i prezzi dell’energia schizzati alle stelle preoccupano la politica, le imprese e i cittadini. Allo stesso tempo, però, la cupa situazione internazionale ha generato una certa smania. C’è voglia di rimboccarsi le maniche. È vero che l’Europa, con una decisione storica, sta armando l’esercito ucraino. È vero, le sanzioni imposte a Mosca hanno una dimensione inedita. Ma è vero anche che in tanti in questi giorni sentono il bisogno di fare qualcosa in prima persona. Da giorni c’è chi si applica nella solidarietà portando vestiti e cibo alle associazioni di volontariato che via pullman spediscono gli aiuti in Ucraina, c’è persino chi ha offerto la propria casa per ospitare i profughi (a Roma il comune ha persino istituito un albo delle famiglie disposte a ospitare). Ci si applica in ogni direzione. E le istituzioni non fanno eccezione. L’ultimo capitolo di questo irrequieto scalpitare riguarda l’energia. Due giorni fa il vicepresidente della commissione europea Frans Timmermans ha presentato una comunicazione dal titolo RepowerEu, un documento che contiene le linee guida da fornire agli esecutivi nazionali per tentare entro la fine del 2022 di rendere l’Europa indipendente per i due terzi del suo fabbisogno dal gas russo. Il filo più solido che lega i paesi della Ue a Mosca. Per romperlo, un pezzo della strategia passa dalla riduzione dei consumi. “Tutti i cittadini che vogliono dare una mano, al popolo ucraino, possono autonomamente cominciare a consumare meno”, dichiarava giusto ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

 

Il governatore ha da subito voluto dare l’esempio. Questo pomeriggio ha annunciato che la Regione Lazio spegnerà il riscaldamento in tutte le sue sedi per due ore in più ogni giorno. Molti comuni seguiranno la stessa linea. D’altronde non è solo questione di solidarietà, ma è anche una serie questione finanziaria. Il caro bollette, nonostante i ristori governativi, pesa seriamente sui conti degli enti locali. A Bologna sono stati i più veloci. La maggioranza del consiglio di palazzo d’Accursio ha approvato due giorni fa un ordine del giorno per chiedere la riduzione del riscaldamento di due gradi negli uffici amministrativi, nelle biblioteche e in tutti gli altri edifici comunali. “Stabile per stabile – spiegano dal comune – sarà inviata una comunicazione agli uffici e i dirigenti responsabili provederanno a fare abbassare le temperature, probabilmentre su scuole e asili quest’iniziativa non sarà applicata per evitare di far pesare questo sforzo sui bambini”.

Lo stesso accadrà nei prossimi giorni anche a Torino. Ieri il sindaco Stefano Lo Russo ha sentito i vertici di Iren, la multiutility gestisce gli impianti che riscaldano molti degli uffici del comune sparsi per la città. Anche in questo caso la riduzione sarà di due gradi. Lo Russo punta, sempre con il supporto di Iren, anche ad applicare una regolazione più bassa dell’illuminazione stradale. Nella stessa direzione si sta muovendo anche Roma Capitale. Questa mattina il sindaco Roberto Gualtieri ha convocato un tavolo tecnico con gli assessori di Bilancio e Infrastrutture e l’ad di Acea Giuseppe Gola. Nei prossimi giorni il Campidoglio varerà un piano di risparmio energetico attraverso un’ordinanza del primo cittadino. Anche in questo caso la principale misura riguarderà la diminuizione di due gradi del riscaldamento in uffici e biblioteche comunali. Si ragiona su se e come coinvolgere anche scuole e centri anziani. È probabile inoltre che gli impianti di riscaldamento siano spenti con due settimane di anticipio. Ai dipendenti capitolini sarà inviata una comunicazione per sollecitare il corretto spegnimento di luci e computer al termine della giornata di lavoro.

Sul piano della comunicazione, invece, verrà lanciata una campagna per sensibilizzare cittadini e condomini a seguire l’esempio capitolino. Probabilmente saranno spente simbolicamente anche le illuminazioni di alcuni luoghi simbolo, a partire proprio dal Campidoglio. Anche al Senato si prevede di razionalizzare i consumi. I questori di palazzo Madama – i senatori Antonio De Poli, Paolo Arrigoni e Laura Bottici – hanno annunciato che gli impianto di riscaldamento saranno spenti nelle ore più calde della giornata e un’ora prima la sera. Saranno risparmiate 100 ore di riscaldamento a settimana.

Intanto questa sera, dalla 19 alle 20, si spegneranno le luci del Quirinale, di palazzo Montecitorio, di palazzo Senatorio e di tanti edifici istituzionali in tutta Italia. Un gesto simbolico che puntualmente si ripete da 18 anni. “M’illumino di meno” è la giornata per la sensibilizzazione al tema del risparmio energetico inventata dal programma di Radio 2 Caterpillar. Mai come quest’anno in tanti hanno decido di aderire.

Per i comuni c’è anche la questione carburanti: molte municipalizzate del trasporto pubblico locale stanno vedendo i loro costi per l’alimentazione delle flotte mezzi lievitare.  Su alcuni giornali è stato ipotizzato che a Roma l’Atac possa decidere i ridurre la frequenza del servizio su gomma degli autobus, ma dal Campidoglio, come dalla sede dell’azienda smentiscono questa ipotesi. E i romani tirano un sospiro di sollievo. “Perché, si poteva peggiorare ancora di più il servizio?”.