
editoriali
Salvini e Landini: eterni nemici, eterni sconfitti
Il segretario della Lega e quello della Cgil, distanti su tutto, uniti dalle battaglie perse (anche su Putin)
Il segretario della Cgil Maurizio Landini e il leader della Lega Matteo Salvini sono politicamente agli antipodi. Landini propone sistematicamente un’imposta patrimoniale per affrontare tutti i problemi, Salvini rischia di far saltare la maggioranza e il governo per impedire una revisione degli estimi catastali per il timore che questa possa preludere (peraltro senza alcun automatismo e comunque nella prossima legislatura) a un aumento della patrimoniale sulla casa. Eppure i due arcinemici si trovano curiosamente appaiati in tante battaglie perse.
Hanno cercato ambedue di ostacolare l’imposizione del green pass per i lavoratori, spesso denunciano insieme le rigidità regolatorie dell’Unione europea e spingono per l’intervento pubblico in vari settori, compresi quelli che riguardano imprese decotte. Ora, di fronte alla crisi internazionale provocata dall’aggressione russa all’Ucraina, sono accomunati da una visione strabica e ambigua: ambedue lamentano le conseguenze della guerra e si appassionano alle tragedie vissute dalla popolazione ucraina ma, uno per pacifismo radicale, l’altro per una concezione quasi cinica della realpolitik, non condannano con la dovuta chiarezza la responsabilità russa nell’invasione e prendono le distanze dalla scelta sacrosanta di imporre sanzioni all’aggressore.
Hanno perso le altre battaglie e perderanno anche questa, perché le loro posizioni, oltre tutto, non convincono neppure la loro base. Resta tuttavia la sensazione assai sgradevole di assistere ad atteggiamenti dettati dalla volontà di distinguersi a tutti i costi, proprio in una fase in cui è evidente l’esigenza di presentare un fronte unito, nazionale e internazionale, a sostegno di tutte le pressioni possibili per indurre la Russia ad accettare un negoziato su basi razionali.


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