Dal green pass alle pensioni, la strana coppia Salvini & Landini

Luciano Capone

I leader della Cgil e della Lega sono un po' nell'angolo, ma hanno già una via di fuga: le pensioni. In autunno la strana alleanza tre i due nemici metterà alle strette il governo con una proposta inaccettabile per Draghi: Quota 41

Entrambi diventati popolari per la felpa in tv prima di mettersi la giacca, ma agli antipodi politici, sono i protagonisti di una strana alleanza che rischia di destabilizzare il governo nei prossimi mesi. Sono Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, e Matteo Salvini, leader della Lega. In questa fase hanno una posizione analoga di ostilità, o quantomeno di dura critica, al green pass a scuola e nelle mense e sono entrambi in difficoltà.

 

Per la linea ambigua sui vaccini, Landini è stato attaccato frontalmente dal suo antagonista, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, e criticato da storici leader del sindacato, come il suo predecessore Sergio Cofferati. E non sa come venirne fuori. Salvini invece ha subìto diversi respingimenti da Mario Draghi, proprio sul green pass e in difesa del ministro Lamorgese, e in più è sotto attacco su un paio di fronti: a sinistra ci sono Pd e M5s che chiedono la testa del fido Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia, per l’idea di reintitolare un parco ad Arnaldo Mussolini; mentre a destra c’è il fuoco amico di Giorgia Meloni che incalza la Lega sul green pass e ha annunciato l’intenzione di sfiduciare il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese costringendo Salvini a venire allo scoperto.

 

Entrambi, sia Salvini sia Landini, hanno bisogno di uscire dall’angolo. E la via di fuga sono le pensioni, e cioè l’avvicinarsi della fine di Quota 100. “Non permetteremo un ritorno alla legge Fornero. Io ho la testa al 31 dicembre, quando scade Quota 100”, dice Salvini. “Occorre una revisione di fondo della legge Fornero”, dice Landini, altrimenti il sindacato “avvia una mobilitazione” a settembre. Landini parla di mobilitazione? Salvini la spara più grossa: “Un ritorno della legge Fornero? Su questo noi mettiamo i tir all’ingresso delle autostrade”. A unire i leader di Cgil e Lega non è solo la protesta, ma anche la proposta. La piattaforma comune, per evitare lo “scalone” prodotto da Quota 100, è una misura addirittura più costosa: Quota 41. “Chiediamo che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione senza vincoli anagrafici e che a partire da 62 anni ci sia una flessibilità in uscita”, ha detto Landini al Fatto quotidiano. Una posizione apprezzata dal leghista Durigon: “Bene la proposta della piattaforma sindacale per Quota 41”, ha dichiarato recentemente il “papà di Quota 100”, come lo chiama Salvini. Che a sua volta porta avanti quello che è uno storico punto del programma della Lega: “All’Italia serve andare verso Quota 41 – ha detto Salvini – per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro ai giovani che altrimenti sarebbero negate”.

 

Tralasciando il fatto che questo presunto “ricambio” è un miraggio, come hanno dimostrato i drammatici dati di Quota 100, ciò che sconcerta è la riproposizione di una misura in contrasto con le indicazioni dell’Unione europea e incompatibile con l’andamento demografico del paese. Mandare in pensione chiunque abbia 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età, costerebbe molto di più di Quota 100: 9 miliardi l’anno a regime. E per questo motivo, recentemente, Quota 41 è stata bocciata persino dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico che, durante la sua militanza nel M5s, l’aveva a lungo sostenuta. Si tratta di una proposta inaccettabile per il governo. Primo perché metterebbe Draghi in cattiva luce a Bruxelles, ma soprattutto per un fatto contabile: nelle prossime settimane il governo dovrà definire il perimetro della Finanziaria, e quindi come ripartire 12-13 miliardi di euro tra riforma fiscale, riforma degli ammortizzatori e pensioni. Le prime due sono necessarie per rilanciare crescita e lavoro. Ma le esigenze politiche di Landini & Salvini vanno in tutt’altra direzione, e in autunno l’inedito duo potrebbe mettere in difficoltà il governo.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali