Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Luigi Di Maio (Ansa)

Il caso

M5s, Grillo chiede a Conte e Di Maio di smetterla: "La vanità ci dissolve"

Redazione

Sul suo blog l'Elevato invita i due litiganti grillini a fare un passo indietro, prima che per il Movimento sia troppo tardi. "Il necessario è saper rinunciare a sè per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce"

Mettere da parte la vanità, prima che sia troppo tardi, prima di dissolversi del tutto. La guerra interna al Movimento 5 stelle si fa più calda e allora Beppe Grillo scende in campo. Lo fa con un post sul suo blog, questa mattina, e prova a far da paciere tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, i due principali esponenti grillini, alle prese dopo la volata quirinalizia, con accuse reciproche e richieste di chiarimenti. Strascichi della mancata elezione al Colle di Elisabetta Belloni.

 


"Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei). Il necessario è saper rinunciare a sè per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce", scrive il fondatore dopo aver citato Mahatma Ghandi. Nelle poche righe del post non nomina nè il presidente del M5s nè il ministro degli Esteri. Ma è a loro che si rivolge, invitandondoli a fare un passo indietro, a riconsiderare i propri interessi e a tenerli fuori dalla discussione che riguarda il Movimento

 

Anche perché, questo l'avvertimento, "se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla". E Beppe Grillo lo sa bene, considerato il momento difficile che attraversano i grillini, spaccati al loro interno e in costante discesa nei sondaggi. Mentre all'orizzonte si avvicinano le elezioni del 2023 quando, inevitabilmente, le occasioni per entrare in parlamento saranno molte meno e il rischio che la tensione si alzi è direttamente proporzionale. Al punto che ieri l'europarlamentare Dino Giarrusso ha invocato proprio dalle pagine di questo giornale un ritorno di Beppe Grillo al centro della scena, non più come osservatore esterno, ma con un ruolo politico. In grado, chissà, di riportare l'unità in un Movimento sempre più liquefatto, sempre più indistinguibile dalle altre forze politiche.

 

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