Il nuovo fronte

"La legge elettorale? Non è una priorità". Parla Ettore Rosato

Marianna Rizzini

"Parlarne adesso, subito dopo la rielezione di Mattarella, ha tutta l'aria di un dibattito strumentale", dice il presidente di Italia Viva

Tutti pazzi per il proporzionale? Usciti dal tunnel del voto per il Colle, sembra improvvisamente che il sistema elettorale sia diventato l’argomento imprescindibile in cima all’agenda (eppure non sembrava). E insomma c’è chi vede “il grande centro al lavoro” e chi percepisce inquietudine nei grandi partiti, fatto sta che la febbre proporzionalista ha attecchito nel giro di un giorno. Si stupisce senza troppo stupirsi Ettore Rosato, presidente di Italia Viva che ha dato il nome al Rosatellum (che Enrico Letta, a “Mezz’ora in più”, ha definito “la peggiore legge elettorale che ci sia mai stata — d’altronde nel settembre scorso il segretario del Pd si era detto “per il maggioritario”, promettendo di “non cambiare idea”) . E quasi sorride, Rosato, al ricordo dell’8 giugno del 2017, quando il modello proporzionale tedesco con sbarramento al 5 per cento fu bocciato in Aula dopo essere stato portato nella stessa Aula da una compagine trasversale: Lega, Forza Italia, M5s, Pd, Svp (con tanto di approvazione preventiva on-line grillina). Senonché un incidente di percorso – votazione che diventa palese per errore, con il tabellone che improvvisamente illumina la non unanime volontà in Pd e M5s di far passere il suddetto modello – ha sancito lo stop.

Era come se la cultura maggioritaria dem (con pubblico ribadire il concetto da parte di Romano Prodi, Walter Veltroni, Giorgio Napolitano) attraversasse gli scranni, pur in modo carsico, nel quadro della contemporanea sofferenza a Cinque stelle sul tema. E ora? “Ora”, dice Rosato, “non si può pensare che la discussione sulla legge elettorale spacchi la maggioranza di governo. Se ne può parlare, sì, ma la premessa a mio avviso è che se ne parli con l’idea di cambiarla con l’accordo delle forze che compongono la maggioranza. Qualsiasi siano le modifiche, in senso proporzionale o in senso maggioritario. Il governo, in questa fase, dopo il passaggio difficile del voto per il Colle, e con gli appuntamenti che ha davanti, con la pandemia ancora in corso, non può essere messo in discussione da un dibattito sulla legge elettorale. Sarebbe poco comprensibile”. Per Rosato il percorso dovrebbe essere diverso: “Conta prima di tutto la proposta politica che si fa e si farà agli elettori, la volontà di intervenire sulla governabilità. Ma parlare di legge elettorale il giorno dopo la rielezione del presidente della Repubblica ha l’aria di un regolamento di conti interno alle varie forze, di un dibattito strumentale. Ne abbiamo davvero bisogno?”. Pare singolare, a Rosato, “vedere che la vocazione maggioritaria è capace di sparire in 24 ore. Il paese ha bisogno di riforme profonde, ma ci si dia il tempo della riflessione, per presentarsi con proposte credibili a governarlo. Un tema così importante non può affogare nella retorica. Soprattutto: dopo aver evitato il disastro per l’elezione del presidente, ci si vuole cimentare in un altro tentativo di sabotaggio?”. E mentre il Pd era ieri attraversato da dubbi, dal M5s Luigi Di Maio definiva “considerevole” una eventuale “virata” proporzionale in casa dem. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.