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Voci dall' "onda"

A Montecitorio la marea monta e si ritrae. Eccoli, sono loro: i giornalisti

Antonio Pascale

La solita Roma al tramonto, gente seduta ai tavolini sotto i funghi, e commenti sparsi sul senso della vita politica e sulla Roma di Mou. Davanti al bar Giolitti la situazione è cambiata. Centinaia di persone accalcate in attesa che uscisse qualcuno

Per ragioni di sicurezza, in questi giorni di scrutini, piazza Montecitorio è chiusa ai cittadini mentre è aperta a giornalisti, grandi elettori e compagnia. I blindati della Polizia bloccano le entrate principali e dunque la piazza, soprattutto verso il tramonto, vuota com’è di corpi e piena di telecamere e cavalletti, assomiglia a un quadro surrealista. Comunque, sono qui ai margini della piazza surrealista o del rendering, per capire se la vox populi mi può spifferare in anteprima il nome del futuro presidente/presidentessa. Sarebbe bello, no? Magari facendo una media degli spifferi arriva il nome. Ho cominciato a seguire le persone che potevano dare l’impressione di far parte dell’entourage dei grandi elettori. All’inizio mi è andata male, perché una coppia si è girata verso di me all’unisono, cioè i due mi hanno guardato male, perché lui, molto muscoloso tra l’altro, pensava stessi guardando la sua fidanzata (non stavo dietro di loro ma cercavo di raggiungere tre uomini che secondo me la sapevano lunga), ma a parte questo c’era un’aria mesta, quasi rassegnata.

 

Non mi sembrava di stare nel bel mezzo delle elezioni presidenziali con nomi freneticamente sciorinati e commenti acuti. Niente tensione elettorale spasmodica. Al contrario, la solita Roma al tramonto, gente seduta ai tavolini sotto i funghi, e commenti sparsi sul senso della vita politica e sulla Roma di Mou. Ho girovagato, ho visto qualche politico, molti giornalisti, qualcuno affranto e stanco, all’improvviso è anche apparso il noto No vax Tutino che, dicono, sta facendo lo sciopero della fame e stava proprio davanti a Palazzo Chigi, ai margini del cordone di sicurezza e c’era qualcuno che lo filmava con il cellulare e un altro ha detto: “Furbo questo, sta a dimagri’ così poi non gli fanno er vaccino, perché sta sciupato povero fijo”. Camminando ancora un poco, sono finito davanti al bar Giolitti e lì la situazione è cambiata. Centinaia di persone accalcate in attesa che uscisse qualcuno. Ho assistito alla formazione dell’onda. Ho pensato: che sia questa la metafora? Cioè, dapprima c’è pace e silenzio, vociare sì diffuso ma non disturbante. Poi qualcuno esce e i giornalisti si mettono in moto, si forma l’onda, una sorta di ola, telecamere accese, riflettori pure, dal buio alla luce, un piccolo big bang, sale la tensione, poi ci si accorge che il tipo che è uscito non porta nessuna novità, quindi l’onda si placa e nella risacca cominciano i commenti, sempre gli stessi.

 

“Salvini sta proponendo nomi di candidati che uniscono”, dicono. Si stila un elenco, ma niente di nuovo, e però i nomi proposti invece di unire la platea fanno saltare i nervi un po’ a tutti. Un nome non va bene ai 5 stelle, perché il partito è diviso e Conte pensa che i canditati finora scelti andrebbero incontro a un dissenso interno. Un altro non è abbastanza autorevole, un altro è molto autorevole ma diciamoci la verità, ha una veneranda età. Dunque, potrebbe non essere più autorevole nel giro di qualche anno, causa decesso. Quindi? Quindi resta Mattarella? No – dicono – ha già fatto le scatole. Allora Draghi. Però se mettono Draghi chi fa il premier? Approfittando della risacca si fanno altri nomi, non quelli del presidente della Repubblica, ma del presidente del Consiglio che sostituirebbe Draghi. A un certo punto una ha detto: “Brunetta!”. E c’è stato un coro, tipo ma li mortacci, e vari ed eventuali, insomma Brunetta non andava bene. Torniamo al presidente della Repubblica. Donne? Sì, però sia i maschi sia le donne non avevano ben chiaro chi mai potesse spuntarla tra le donne. Una cosa sembrava sicura. No a Maria Elisabetta Alberti Casellati.  Non suscita molte simpatie perché – dicevano – è una che tratta male i collaboratori, e questo mi sembra una buona obiezione, in fondo uno degli obiettivi che dovremmo proporci per rendere il mondo un posto migliore – e pure l’Italia – è scegliere persone capaci di esercitare il potere senza tormentare il prossimo.

 

Fine della risacca, di nuovo pace, nessuno parla più dell’elezione, fin quando ecco che esce un altro. Stessa figura, tutto acceso, luci e telecamere, ecco l’onda che si forma, chiacchiericcio spinte e spintoni. Ma nemmeno questo sa niente, del resto conta come il due di picche. Risacca: altri nomi, snocciolati, a mo’ di rosario. Alla quinta onda, qualcuno ha detto: andiamo, tanto per stasera non se ne fa niente, e poi i nomi che escono ora si bruciano tutti. Sarà uno a sorpresa, e qui sono partiti altri nomi, finché è arrivato uno che non stava bene con la testa, e ha cominciato a insultare tutti: “Venduti, perdigiorno, criminali”. Ce l’aveva con i giornalisti. Vabbè, prima l’hanno ignorato, poi qualcuno ha risposto ed è partita un’altra onda, i giornalisti si sono chiesti se quest’uomo fosse un prodotto del peggiore giornalismo. Quale sarebbe? Ed è partito un lungo elenco che andava da “Striscia la notizia” ai vari talk e quando me ne sono andato la piazza era chiusa, al buio, surreale.  

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