Un girotondo commosso abbraccia David Sassoli. Gremita la camera ardente

Gianluca De Rosa

In Campidoglio è dalla morte di Alberto Sordi che non si ricorda un momento di lutto collettivo così partecipato. La politica c'è tutta, così come gli ex colleghi giornalisti. Ma tantissimi sono cittadini comuni

Non c’è solo la fila, interminabile, che scende tutta la lunga scala della Protomoteca, gira a sinistra e poi tutto intorno a piazza del Campidoglio. Ci sono anche così tanti fiori e corone commemorative che diventa quasi difficile entrare nella sala che ospita il feretro di David Sassoli. Accanto alla grande foto che lo raffigura sorridente ci sono le corone di presidenza della Repubblica, della Camera, del Senato. Le altre sono stipate fuori a colorare il corridoio. Arrivano da tutti i gruppi del Parlamento europeo, dall’executive board della Bce, persino dalla speaker della camera dei rappresentanti americana Nancy Pelosi. 

 

In sottofondo suona, celeste, la musica di Bach e Brahms, scelta dal fratello Mario “perché era la preferita di David”. Le bandiere, di tutti i paesi europei, sono coperte dal drappo nero a lutto. Nella piazza rinascimentale dell’arce capitolino splende un cielo azzurro e limpido e si celebra un momento di lutto collettivo. Ci sono gli amici della famiglia, la politica tutta, ma anche, tantissime, più di 10mila, le persone comuni che hanno conosciuto il mezzobusto di Sassoli al Tg1. In Campidoglio è dalla morte di Alberto Sordi che non si ricorda una camera ardente così partecipata. “Lo conoscevo solo dalla televisione, ma appena ho saputo mi sono detta che dovevo venire, ho fatto una corsa dal Prenestino, Sassoli se lo meritava, era una persona buona e gentile”, dice Rita, pensionata di 72 anni. “Per noi era un alleato”, raccontano Nina e Francesca, entrambe volontarie della comunità di Sant’Egidio. “Non partecipavo a un evento del genere dai funerali di Berlinguer, Sassoli, come lui, era un grande, uno che sa stare dalla parte degli ultimi”, aggiunge commossa Nina. “Per noi era un modello di come un politico dovrebbe stare nelle istituzioni: pacato e dialogante. Anche sui temi complicati non perdeva mai questo atteggiamento. Solo per Lucio Dalla, prima di lui, ero stato alla camera ardente di uno sconosciuto”, racconta Riccardo, aspirante diplomatico di 28 anni arrivato apposta qui con sue amiche da Bologna.

 

La politica c’è tutta. Di tutti gli schieramenti. Senza distinzioni. Quella partitica e quella istitituzionale. Il primo ad arrivare è il presidente Sergio Mattarella, poi il presidente del Consiglio Mario Draghi e i presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Tanti anche i ministri che sono venuti a salutare la famiglia dell’ex presidente del parlamento Europeo: Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Dario Franceschini, Maria Stella Gelmini. Giuseppe Conte, leader grillino, arriva accompagnato dal guru dem Goffredo Bettini. Del Pd non manca nessuno. Ci sono tutti gli ex segretari che si sono susseguiti dalla fondazione: Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, Matteo Renzi, Nicola Zingaretti e, ovviamente, Enrico Letta. Il segretario dem insieme agli altri membri della segreteria del Pd, visibilmente commosso, si è disposto intorno al feretro per uno dei primi picchetti funebri della giornata (ci sarà poi quello degli eurodeputati Pd, della delegazione del parlamento europeo, della giunta Gualtieri). Per Forza Italia ci sono Antonio Tajani e i capigruppo alle camere Anna Maria Bernini e Paolo Barelli. Per la Lega il segretario Matteo Salvini. Giorgia Meloni lo ricorda: “Era una persona che sapeva difendere con convinzione le sue idee ma non aveva bisogno di essere cattiva o sleale. A me mancherà. Fossero tutti così i politici, il gioco della politica sarebbe più alto. Fu il primo a chiamarmi quando fui eletta presidente di conservatori europei, scherzavamo spesso su come io, lui e Gentiloni fossimo i romani al comando a Bruxelles”. 

Matteo Renzi subito dopo la visita alla camera ardente è rimasto a parlare a lungo con i vecchi amici del Pd Matteo Orfini, Emanuele Fiano e Stefano Ceccanti. Con quest’ultimo ricordano i tempi della gioventù democristiana a Firenze, quando il padre di Sassoli, Domenico, grande amico di Sergio La Pira, ex partigiano e direttore del Popolo, era un riferimento per i giovani del partito. Si vedono anche Carlo Calenda insieme a Matteo Richetti. 

Tutti i partiti alle prese con il rebus della corsa al Quirinale hanno sospeso per un momento telefonate e strategie per venire in Campidoglio a celebrare uno che, lo dicono molti di quelli che sono venuti oggi qui, lo dice questo cordoglio unanime, poteva essere senz’altro un quirinabile.

Nel pomeriggio è il turno della delegazione del Tg1, guidata dalla direttrice Monica Maggioni e della rappresentanza del Parlamento europeo, con la presidente ad interim, i vicepresidenti e tutti i presidenti dei gruppi. “Ci conoscevamo da quando avevamo 20 anni", ricorda Marco Frittella, ex collega e volto del primo tg nazionale, "era un cattolico vero, un appassionato, come erano i giovani degli anni 70 per i quali il giornalismo e la politica erano una parte della loro vita. Ricordo che ai tempi del Tg1 tirava una battuta ‘Quando una telecamera vede Sassoli si alza e va dietro di lui’”. “Era un inviato di talento, bravissimo e infatti ha fatto più carriera di tutti noi”, scherza Bruno Vespa. 

 


Il gruppo Pd del Parlamento europeo 


 

Passano per commemorare Sassoli e salutare la famiglia anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Alle 17.30, a mezz’ora dalla chiusura della camera ardente, in piazza del Campidoglio la fila è ancora lunga. Domani i funerali di stato nella basilica di Santa Maria degli Angeli che saranno celebrati dal vescovo di Bologna (ex compagno di scuola di Sassoli) Matteo Zuppi alla presenza di Sergio Mattarella e dei vertici europei: la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il numero uno del Consiglio Ue Charles Michel.

 

Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti 

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