L'intervista

"Il banco è di sinistra non la Dad! Dove è finita la nostra storia?". Parla Bassolino

"La scuola è tutto, ma a Napoli è un po' di più. Una scuola chiusa è peggio di un lampione spento”

Carmelo Caruso

Le parole del premier sulle disparità sociali provocate dalla didattica a distanza e l'opposizione di Vincenzo De Luca. I ricordi di Bassolino e del Pci che ha lottato per contrastare l'evasione scolastica: "La rivoluzione è stato il tempo pieno. Bravo Draghi a difendere le scuole aperte"

Hanno forse dimenticato i “maestri di strada”, i professori scalcagnati e generosi, quelli di “Io speriamo che me la cavo”, gli insegnanti che andavano, e vanno ancora, a prendere per le orecchie i genitori dei somarelli? Dice Antonio Bassolino, l’ex sindaco di Napoli, l’ex presidente della Campania, un pezzo della storia del Pci, che se il Pd, la sinistra, non difende la scuola in presenza, “perché è nata? Che ragione sociale può avere? Dove va? Chi è?”.


A 16 anni, Bassolino, da segretario di sezione, grazie a una deroga di partito, insegnava agli operai dopo il loro turno di lavoro. Nel 1973 offrì le stanze del Pci per la vaccinazione contro il colera. E poi? “E poi vincemmo le elezioni!”. Eh no, caro segretario Letta, anzi, professore. Dove è finito quello innamorato della cattedra, quello di Sciences Po? Non è sufficiente dire, come ha detto, che “finché si può la scuola deve rimanere aperta, ma non è che la scuola deve rimanere aperta contro tutto e tutti”.

 

Dice sempre Bassolino che “le aule sono di sinistra più della barba di Marx, degli occhialetti di Gramsci e della pipa di Pertini. La scuola è tutto, ma a Napoli è un po’ di più. Una scuola chiusa è peggio di un lampione spento”. Bassolino ha due nipotini, che chiama i suoi scugnizzi, e che a scuola sono entrati già il 10 perché vivono nel Lazio, a Roma, e perché Nicola Zingaretti cerca di difendersi dalla variante De Luca, la variante del presidente della regione Campania.  Gli effetti sono il “qui si fa a modo mio”, almeno fino a quando un Tar (come è accaduto nel caso di De Luca), e non il suo segretario, non lo impedisce.

 

Ieri, ha perfino continuato a fare ironia sul governo, su Draghi: “Se volete posso giurarvi di aver visto Draghi camminare sulle acque”. E invece? “E invece è servita la fermezza del premier, la pronuncia di un giudice, non tanto per riaprire le scuole, ma per ricordare che il dovere di un amministratore è provarci fino alla fine. Non arrendersi. Chiudere una scuola deve essere sempre una decisione estrema, finale”. Draghi, sulla scuola, è stato di sinistra? “Le sue parole sono chiaramente di sinistra e dovrebbero ispirare la sinistra”. In conferenza stampa ha infatti dichiarato “che la scuola a distanza genera disparità sociali, diseguaglianze”.

 

Rivela nonno Bassolino che l’ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze di natale, la “sua scugnizza” lo abbia guardato senza sorridere. “Gli ho chiesto, cosa hai? Me lo dici? Temeva che fosse l’ultimo giorno di scuola e non solo l’ultimo che precedeva le vacanze. Nonno, ma a scuola ci torniamo?”. Come si fa a non capire che alla scuola non si dovrebbe mai rinunciare ma che rinunciarci, anche un solo giorno, a Napoli, vale quanto tutti i miliardi del Pnrr? Nel bel film di Mario Martone, “Qui rido io”, lo zio-padre, Eduardo Scarpetta difende (dalla madre) il piccolo Eduardo (De Filippo) che studia anche di notte: “Gli fa bene, gli fa bene…”.

 

Si vuole dire che chiuderle da sinistra, senza provarci, è un tradimento. Esiste tutta una tradizione di comunisti napoletani, di cui Bassolino fa ovviamente parte, che ha inseguito il “tempo pieno” più della rivoluzione perché al sud “era quella la rivoluzione”. “Era la sinistra convinta che la scuola, tanto più nel Mezzogiorno, dovesse rimanere aperta ventiquattro ore su ventiquattro. Era una battaglia iniziata con Giorgio Amendola e continuata. Era passata l’idea che non ci potesse essere emancipazione sociale senza lo studio. Era una questione politica”.

 

Negli anni Ottanta, a Napoli, è nata la “mensa dei bambini proletari”: pasti caldi, laboratori didattici. Era nella cosiddetta zona di mezzo ed era un’idea di sinistra, di Fabrizia Ramondino, Goffredo Fofi. Negli anni di Bassolino si strinse anche una specie di patto civico con le madri dei Quartieri Spagnoli. “Era un progetto chiamato Chance e prevedeva un contributo economico per lottare contro l’evasione scolastica”.

 

Per carità, è vero che non c’era la pandemia ma è anche vero che la scuola è stata sempre l’irrinunciabile di sinistra. Quali erano i vostri slogan? “Portare a scuola tutti. Portarli all’università ancora meglio”. E’ probabile che in molti casi non si riuscirà a scongiurare il ricorso alla Dad, ma questo non è il motivo per anticiparla, per alleggerire, come dice qualcuno, i mezzi di trasporto. Che battaglia avrebbe fatto Bassolino? “Ingaggiato una battaglia per avere sistemi di aerazione, indispensabile il bonus psicologico”. Ha senso la battaglia personale di De Luca contro il governo, che poi è anche il suo governo? “E cosa si ottiene? Chi presiede una regione, un comune, e ripeto, anche un comune, su un tema come la scuola ha il dovere della piena e leale collaborazione”. Cosa si gioca il Pd sulla scuola in presenza, a Napoli? “Si gioca la sua identità. Il banco è di sinistra”.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio