La scuola in bilico

Vaccini e screening, Draghi blinda la linea “no Dad”

Marianna Rizzini

Quella frase di Sileri sul prolungamento delle vacanze natalizie e l'ottimismo della volontà del premier. Mentre i contagi sono in crescita, gli Enti locali puntano sul green pass agli studenti e il premier su Figliuolo

“Difendere la normalità raggiunta”: la frase del premier Mario Draghi risuona in conferenza stampa come preludio a parole che chiudono la porta in faccia, per ora, allo spettro del prolungamento vacanze scolastiche, e alla Dad che si riaffaccia. “No, non allungheremo il calendario”, dice il premier: normalità raggiunta significa “scuola in presenza”, anche se per poterla mantenere bisognerà prendere “tutte le precauzioni possibili”, e oggi in cabina di regia si deciderà quali. Eppure fino al giorno prima la scuola era parsa di nuovo in bilico, vista la dichiarazioe del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri (“se ci saranno numeri come quelli del Regno Unito potremo valutare la misura”).

Indietro non si torna. Ma fino a quando? Un conto è infatti la volontà del premier, e l’ottimismo della volontà, un conto è il costo dell’ottimismo stesso. Non per niente Draghi subito ha illuminato, ieri, l’altra faccia della luna: scuole aperte, sì, ma grazie a vaccino e testing. E il mantra “vaccino e testing” corre ora dove già si stava diffondendo, e precisamente nelle Regioni dove alcuni governatori e sindaci da giorni parlano di green pass per gli studenti dai 6 ai 18 anni, con spinta sulle vaccinazioni e con tampone gratuito per la minoranza non vaccinata, mentre il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, a “Unomattina”, blinda il calendario (“sarebbe un errore” prolungare la chiusura degli istituti, dice). E se ieri Sileri ammorbidiva, definendo “ipotesi remota” la chiusura prolungata di due settimane, lo scontro tra visioni era apparso in filigrana già alla vigilia della conferenza stampa del premier, quando il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, aveva bollato come “poco efficace” la scelta di modificare il calendario scolastico, e aveva anticipato la linea di uno sprint vaccinale per i più giovani (“a mio modo di vedere la via maestra resta quella delle vaccinazioni. Nella fascia di età compresa tra i 16 e i 19 anni siamo già all’80 per cento, ora però bisogna spingere sull’acceleratore per gli under 16”). E Mario Rusconi, presidente dei presidi nel Lazio, aveva stigmatizzato l’abitudine di prendere la “scorciatoria”  e di “scaricare sulla scuola problemi molto più ampi”.  

 

Quali? Intanto, il sovraccarico di lavoro in capo alle Asl e la difficoltà nel tracciamento. Difficoltà, questa, che si mette di traverso alla volontà di puntare su vaccini e tamponi per cercare di rallentare la corsa del virus, e infatti Draghi va al punto: “Occorre prendere precauzioni, la prima cosa da fare è uno screening negli istituti, e su questo il commissario straordinario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo si è messo al lavoro, poi serve il testing e la vaccinazione di tutti, e anche dei bambini oggi”. Dall’inizio di dicembre, infatti, l’esercito è in campo con il progetto di intervento (laboratori mobili, aiuto alle Als per i tamponi), solo che i presidi lamentano l’avvio lento del piano. E ieri la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia si è spinta a rassicurare: “In merito al tracciamento e al raccordo con le Asl, si è trovata una intesa con la struttura commissariale per aiutare i territori a effettuare lo screening nelle classi”. Al momento lo scontro sotteso alla questione “scuola in presenza” è sopito: oggi il governo terrà il punto sul “no” alla Dad generalizzata perché, ha detto il premier ieri, si è consapevoli “delle difficoltà che i giovani hanno subito a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia”.

 

L’importante è vivere il presente e viverlo il meglio possibile, è l’altra frase di Draghi che risuona mentre si attendono i dati sull’incidenza della variante Omicron. Solo che è un presente da rincorrere ora per ora: “Si può sperare che le cose vadano per il meglio, ma ci si deve preparare al peggio”. Draghi finisce di parlare e le scuole iniziano le vacanze, sposando (sulla fiducia) l’ottimismo della volontà. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.