Passeggiate romane

Gli ostacoli per Draghi sulla via del Quirinale vengono dal Pd

La contrarietà del Movimento 5 stelle a Draghi trascina con sé anche quella dei dem. E neppure sull'ipotesi Gentiloni il centrosinistra sembra unito. Tanto da convincere i vertici del Nazareno a pensare a una candidatura di bandiera per le prime quattro votazioni

Alla fine, indubbiamente con un certo inspiegabile ritardo, al Partito democratico hanno capito che Sergio Mattarella non concederà mai e poi mai il bis. E adesso i dem si ritrovano con una bella gatta da pelare anche perché hanno capito che giocare di sponda con Giuseppe Conte sarà difficile. L’ex premier, al di là delle parole pronunciate nelle interviste televisive e sui giornali (ieri, Giuseppe Conte, ha detto che la scelta di non andare più nel servizio pubblico “non è irreversibile”), non è affatto propenso a votare per Mario Draghi. Un nome al quale invece Enrico Letta si acconcerebbe anche se non era questa la sua prima scelta. Ma votare Draghi senza il Movimento 5 stelle e magari con il centrodestra potrebbe essere problematico per il segretario del Pd tanto più che nessuno ormai esclude la prospettiva delle elezioni nella primavera del 2022 e un divorzio con i grillini su un tema così importante non sarebbe un buon viatico per l’alleanza. Perciò al Nazareno è in corso la ricerca affannosa di un altro nome, per lo meno di bandiera. Tanto più che ormai i dirigenti del Partito democratico temono sul serio che Silvio Berlusconi possa presentarsi e prenderne nel segreto delle urne più voti di quanto ci si possa aspettare.

 

Dunque, chi? Paolo Gentiloni? Di questa candidatura, in realtà, Letta non ne è entusiasta, e non lo è neppure Giuseppe Conte. Ma in realtà il commissario europeo a sorpresa potrebbe trovare dei voti anche tra i grillini. Renzi lo ha lanciato venerdì scorso, facendo filtrare l’indiscrezione di una sua volontà di convergere su quel nome, ma non è affatto detto che il leader di Italia viva sia veramente intenzionato a cavalcare quella candidatura. E’ vero che i due si sono incontrati in quel di Bruxelles, ma è altrettanto vero che poi alla Leopolda ha esposto le immagini di Lorenzo Guerini e Paolo Gentiloni in una sorta di chiamata di correo dei dem durante la sua requisitoria sulla vicenda Open. Dicono invece che Silvio Berlusconi sarebbe propenso a dire di sì alla candidatura del commissario europeo nel caso in cui il suo personale tentativo di andare al Quirinale non vada in porto. Anche i ministri dem preferirebbero Gentiloni a Draghi perché questo consentirebbe loro di continuare a stare al governo fino alla fine della legislatura.
 
 

Appare quindi evidente che i giochi sono ancora tutti apertissimi e che il Pd non ha ancora imboccato una strada con decisione. E nel frattempo al Partito democratico devono anche pensare a tute le eventualità. Inclusa quella di trovare un candidato di bandiera nel caso in cui non si riesca a siglare prima delle elezioni un patto blindato però a delle elezioni del presidente della Repubblica. Potrebbero, è vero, presentarsi con la scheda bianca, ma sarebbe un segno di grande debolezza nel caso in cui effettivamente il centrodestra presenti la candidatura di Berlusconi nei primi giri. Perciò al Nazareno stanno pensando persino al nome di Gianrico Carofiglio. Lo scrittore, che è legato a Letta da un ottimo rapporto, potrebbe essere anche il candidato di Leu. Più difficile che lo diventi pure dei grillini, anche se Carofiglio riesce a pescare consensi in quell’area.