Il retroscena

Dal Covid alla guida di Covi: promozione per Figliuolo. Ma è scontro sui tempi

Simone Canettieri

Il commissario per la lotta al Coronavirus è in pole position per andare a dirigere il Comando operativo di vertice interforze

In ambienti di governo la danno per fatta. Chiusa. Ed è  il riconoscimento per il lavoro svolto come commissario per l’emergenza Covid-19. Il  generale Francesco Paolo Figliuolo è più che in pole position per guidare il Comando operativo di vertice interforze (Covi). Succederebbe così a Luciano Portolano, fresco di nomina a  segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti. La promozione avrebbe avuto già il via libera dai vertici politici e militari del ministero. C’è da capire la tempistica. Su questa ci sono pareri discordanti. Fonti vicini al dossier la danno per imminente.

Forse già al primo consiglio dei ministri utile. Lasciando a intendere che Figliuolo potrebbe continuare a occuparsi dell’emergenza Covid (ci sono da gestire la terza dose e la quarta ondata) ricoprendo anche il ruolo di vertice del Covi (di fatto una sorta di Stato maggiore  della difesa parallelo). L’ultima parola spetta però a Mario Draghi che nutre forte stima nei confronti dell’alpino, ma che allo stesso tempo potrebbe volerlo a pieno servizio ancora nella lotta al coronavirus. Ecco perché si parla di gennaio per questa nomina. Di sicuro l’ultimo valzer delle stellette ha lasciato per strada una serie di indizi che portano proprio a Figliuolo. Lo scorso ottobre in consiglio dei ministri  è un partito un pacchetto di nomine importanti.  L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone è diventato capo di stato maggiore della Difesa. Lasciando così il timone della Marina Militare a Enrico Credendino. Allo stesso tempo  al comando dell’Aeronautica è arrivato il generale di squadra aerea Luca Goretti.  


E infine Portolano è andato a ricoprire il ruolo di segretario generale, ma al Covi non è stato sostituito. E qui entra in scena Figliuolo che così otterrebbe anche   la quarta stella “funzionale”: il biglietto da visita per chiudere, magari, la carriera come capo di stato maggiore dell’Esercito o della Difesa in futuro. Ma prima di pensare ai progetti futuri c’è da sciogliere il nodo del Covi. A Palazzo Chigi si interrogano sulla tempistica di questo premio per Figliuolo (che gode anche della forte stima  del Colle). Il generale da quando è arrivato Draghi ha preso in mano, anzi di petto, l’emergenza. I dati sulle somministrazioni dei vaccini giocano dalla sua parte. E in questi mesi è riuscito anche a far dimenticare il suo predecessore Domenico Arcuri.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.