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Il Cdm sblocca il risiko della Difesa: Cavo Dragone nuovo Capo di stato maggiore

Valerio Valentini

Innalzata la soglia d'età, il governo ha riempito la casella mancante. Il segretario generale sarà Portolano, reduce dalle operazioni di salvataggio a Kabul. Al suo posto, al vertice del Covi, si apre uno spazio per Francesco Paolo Figliuolo 

La norma è passata quasi del tutto inosservata, eppure la chiave di volta per la risoluzione del rebus che pende sulle nostre forze armate sta lì, in apertura del decreto licenziato mercoledì scorso in Consiglio dei ministri, quello che disciplina le proroghe dell’Irap, dell’assegno temporaneo e del referendum. Non solo, però. Perché all’articolo 1 del provvedimento, pubblicato il 30 settembre in Gazzetta ufficiale, viene inserita, attraverso il solito contorto rimando a regolamenti e discipline precedenti, l’innalzamento della soglie d’età massima per il conferimento l’incarico di Capo di stato maggiore della Difesa. E gli addetti ai lavori di Palazzo Baracchini, appena hanno letto quel comma, sono sobbalzati.

   

Perché di fatto la ragione alla base di una simile decisione, presa d’urgenza e senza alcun preavviso proprio a ridosso della scadenza dei mandati dei grandi generali, può essere solo una. Permettere che alla guida della macchina operativa delle Forze armate, in un ruolo che è di diretta dipendenza dal ministro Lorenzo Guerini, vada Giuseppe Cavo Dragone, espertissimo capo della Marina, che fino a ieri aveva però un grosso problema: l’età. Impedimento rimosso, però, proprio dall’ultimo decreto, che di fatto consente anche all’ammiraglio piemontese 64enne di andare a ricoprire un incarico che finora era precluso a chi avesse più di 63 anni. La nuova norma, infatti, modificando il Codice dell’ordinamento militare, stabilisce che la nomina a Capo di stato maggiore della Difesa non venga più riservata a ufficiali“in servizio permanente”, ma possa essere accessabile anche a quelli “richiamati”: anche a quelli, cioè, che durante il loro mandato triennale a capo di una delle Forze armate hanno superato il limite dei 63 anni d’età. Cosa che è appunto accaduta a Cavo Dragone, che nel giugno del 2019 fu nominato, 62enne, capo di stato maggiore della Marina. Una scelta mirata, dunque, un’operazione chirurgica. Giustificata, si legge nel testo del decreto, “dalla straordinaria necessità e urgenza di integrare le disposizioni sul procedimento di nomina del Capo di stato maggiore della Difesa, anche in considerazione dell’imminente dcadenza dell’attuale mandato, al fine di consentire una più ampia possibilità di scelta per il conferimento di tale carica di vertice della Forze armate.

  

E così, a poco più di un mese da quel 6 novembre che vederà scadere l’incarico di Enzo Vecciarelli, l’orientamento per la successione pare chiaro. Suggerito, del resto, anche dal Quirinale, che ha benedetto la modifica in extremis della normativa vigente per propiziare la promozione di Capo di stato maggiore della Difesa.

  

Una scelta, questa, che sblocca l’intero risiko della Difesa, che nel corso dei prossimi due mesi dovrà ridisegnare i vertici delle Forze armate. Perché, contestualmente all’apoteosi di Cavo Dragone, il governo di Mario Draghi ha disposto anche la nomina di Luciano Portolano a segretario generale del ministero guidato da Guerini. Lasciando scoperta, però, la posizione al vertice del Comando operativo di vertice interforze (Covi). Dove, al posto del generale dell’esercito agrigentino, che ha coordinato da ultimo le operazioni di salvataggio di migliaiai di italiani e afghani dall’eroporto di Kabuli, pare ora destinato ad andare Francesco Paolo Figliulo, responsabile della campagna vaccinale voluto da Draghi per rimpiazzare Domenico Arcuri.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.