Il processo

Il dissidente Giorgetti, la "passione" di un ministro elevato a leader

Non era l'imputato spavaldo ma l'innocente inseguito. Veniva infatti indagato per verità

Carmelo Caruso

Al federale della Lega va in scena il processo al ministro. L'accusa, la difesa del ministro, la giornata fra Cdm e "udienza". Alla fine si piega al Capo, ma "nella sostanza ho ragione io"

Lo volevano sottoporre a processo. Ne hanno edificato la statua. Può arrivare dappertutto perché è pronto a perdere tutto: “Resto se serve. Lascio se è utile”. Ieri sera, al federale della Lega, Giancarlo Giorgetti ha offerto la testa di Giorgetti. Era sereno quando stava per essere inquisito da Salvini. C’era chi lo chiamava sottovoce “traditore” ma lui faceva finta di non ascoltare. Gli chiedevano di smentire le parole contenute nel libro di Bruno Vespa,  ma  perché doveva? Quando ha saputo della convocazione di questo politburo, che si è tenuto ieri, si è immaginato e ha pensato che sarebbe stato dolcissimo essere accerchiato e recitare il suo atto di fede: “Le parole che avete letto sono quello che  ho sempre detto”.


Godeva delle frecce che gli preparavano come facevano i primi cristiani: “Ancora, ancora. Non capisci che più bello sarà il mio martirio?”. Non era l’imputato spavaldo ma l’innocente inseguito. Veniva infatti indagato per verità. E dicono che ieri mattina, Giorgetti, a chi gli chiedeva “sei pronto a soffrire? Comincia la tua passione”, assicurasse: “Non sono loro che mi cacciano. Io posso farmi da parte perché so quale deve essere la mia parte”. Ed era come se volesse precisare quello che sempre non può dire: “Io ho il coraggio di pensare. Non si può lasciare solo il diritto di annuire”. Rifletteva sui delitti, e si intendono le paure, le angosce, che i leader commettono in nome della lesa maestà. Tutto quello che la carovana di Salvini riusciva a fare sapere era: “Comanda lui, comanda il segretario. Adesso anche Giorgetti si adeguerà”. Anzi, “si è adeguato”. Prima di entrare in “tribunale”, la sala Salvadori, alla Camera, Giorgetti usciva dal Cdm dove veniva approvato il ddl Concorrenza. Draghi che gli deve sul serio voler bene, e tanto, gli ha risparmiato l’onere della conferenza stampa di governo, l’ulteriore fatica prima dell’udienza: “Vai”. Ieri non veniva celebrata una riunione di partito, non veniva convocata la segreteria della Lega ma veniva mostrato alla Lega, la faccia di quelli che si vuole raccontare come i felloni, gli sleali: “Guardatelo in faccia, guardate come poi si fanno piccoli.Anche uno come Giorgetti”.

 

La verità è che non riuscivano neppure a istruire questa grande atto di accusa. Serviva solo l’atto dimostrativo. Raccontano che di fronte al suo pubblico ministero, Giorgetti, al posto dei faldoni, avrebbe voluto portarsi il famigerato libro. Avrebbe voluto leggere, difendersi come fanno gli sfidati per intelletto. Ma a cosa sarebbe servito? Cinquanta minuti dicono che sia durata la “lezione strategica” di Salvini, e che Giorgetti gli porgeva le parole che lui voleva si sentisse sussurrare: “Non sono mai andato contro di te. Nella forma hai ragione tu, ma nella sostanza ho ragione io”. Sì, è vero, c’è chi ha ascoltato anche “comandi tu”, dopo quel “sai che il mio mandato è disponibile”. Come se lo avesse scelto Salvini come ministro dello Sviluppo economico. Subito dopo l’uscita delle anticipazioni del libro Vespa — e anche questo dicono e dunque potrebbe essere infedele — più di un leghista ha ricordato come è andata. Giorgetti non è mai stato la scelta di Salvini. Per il governo aveva fatto tre nomi. Quello di Giorgetti mancava. Prima che l’esecutivo si formasse lo aveva escluso da qualsiasi riunione. Lo ha scelto Draghi in autonomia.

 

Ma ieri sera, quando tutti i quadri leghisti, erano dentro, anche questo era marginale. Chi c’era dice che questo “federale” somigliasse alle parate della Corea, quella poco democratica. A Giorgetti gli volevano fare interpretare la parte che nei partiti dell’unanimità, svolgono i dissidenti castigati. E lui li, il processato senza neppure la grandezza di un grande inquisitore, li guardava battere le mani. Non se ne accorgevano. Anzi. E’ probabile che passerà l’idea “Salvini ha sedato Giorgetti”. Non si rende conto che lo ha elevato monumento, fatto entrare nella categoria dei grandi uomini contro che in Italia vanno da Giordano Bruno a Pintor. La punizione che crede di aver inflitto a Giorgetti è la sua incoronazione.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio