L'intervista

Parla Mario Monti: "Draghi sia vigoroso e impopolare sul ddl Concorrenza. Non ceda"

"Il premier sia pronto a farsi nemici e scontentare le lobby"

Carmelo Caruso

"Serve coraggio. Su questo decreto si misurerà la lealtà dei partiti. Giorgetti darà prova di audacia e indipendenza come fece con me sul Fiscal Compact. E' il ministro decisivo per Draghi". Intervista all'ex premier e commissario europeo alla Concorrenza

Il governo di Mario Draghi riuscirà ad approvare il ddl Concorrenza? “Sono certo che il nostro premier, che gode di un enorme e giustificato apprezzamento, ce la farà. Spero che presenti un provvedimento vigoroso, anche a costo di dispiacere a qualche lobby e farsi dei nemici. Questo consentirà all’opinione pubblica di capire chi appoggia questo governo per dare slancio all’Italia e chi lo fa per prendere slancio alle elezioni”. Quali partiti e quali uomini possono sostenere il premier? “Sono certo che Giancarlo Giorgetti darà prova di indipendenza e di audacia, come fece dieci anni fa dimostrandosi alfiere dell’equilibrio di bilancio”. Il Foglio intervista l’ex premier Mario Monti, già commissario europeo alla Concorrenza e oggi senatore a vita. Domani è  previsto infatti uno dei Cdm più importanti di questo esecutivo. Verrà esaminato il ddl, quella norma, che misura la nostra credibilità in sede europea.

 

Senatore Monti, ci vuole spiegare perché la parola “concorrenza” è una parola tanto ingiuriata? “Ogni cultura nazionale ha parole predilette e parole indigeste. I tedeschi hanno ad esempio la parola schuld che significa “colpa” ma anche “debito”. Questo spiega l’orrore morale che i tedeschi provano nei confronti del debito pubblico anche quando esso assicura investimenti produttivi”. In Italia qual è la parola prediletta? “E’ la parola sussidio, aiuto di stato, che infatti, solo in italiano, si chiama anche ‘provvidenza’. Concorrenza e competizione sono parole più congeniali ai paesi anglosassoni rispetto a quelli latini”. La solidarietà è un male? “Come diceva Luigi Einaudi, bisogna far funzionare il mercato ma se la distribuzione dei redditi non soddisfa dal punto di vista sociale, allora è dovere dello stato intervenire ma non snaturando il mercato”. Come si interviene? “Con il sistema fiscale. In Italia si privilegiano spesso interventi diretti dello stato che fanno funzionare peggio il mercato, mentre si è riluttanti a usare il sistema fiscale allo scopo, ad esempio, di ridurre le disuguaglianze. Siamo l’unico paese nel quale perfino i governanti più seri, come si è visto nei mesi scorsi, si rifiutano di prendere in considerazione imposte sulle successioni o sui patrimoni quali esistono in paesi più liberali del nostro”. Vuole spiegare, ancora, perché è importante questo ddl? “Una seria politica della concorrenza serve non solo per impedire i cartelli e i monopoli, combattere l’abuso di posizioni dominanti, ma anche per eliminare le mille incrostazioni anticoncorrenziali che lo stato e gli enti territoriali producono con i provvedimenti più diversi, spesso per favorire questa o quella corporazione, ma a volte senza neppure accorgersene”. Chi sono i nemici della parola “concorrenza” e quali le distorsioni? “Sono distorsioni che vanno rimediate con interventi periodici per ripristinare la concorrenza che ha sempre nemici agguerriti, che cercano di conservare le posizioni di rendita, con la protezione di questo o quel partito”.

 

Il governo Draghi riuscirà a farcela? “Sono certo che il nostro premier, che gode di un enorme e giustificato apprezzamento, ce la farà. Spero che presenti un provvedimento vigoroso, anche a costo di dispiacere qualche lobby. Battersi seriamente per la concorrenza porta sempre a farsi dei nemici, ma vuol dire lavorare per l’interesse generale, per la crescita e per l’equità. Questo consentirà all’opinione pubblica di capire chi appoggia questo governo per dare slancio all’Italia e chi lo fa per prendere slancio alle elezioni”. Quali partiti e quali uomini possono sostenere il premier? “Giusta distinzione. Ad esempio, non so quanto sostegno verrà dalla Lega, ma sono certo che Giancarlo Giorgetti darà prova di indipendenza e di audacia, come fece dieci anni fa dimostrandosi alfiere dell’equilibrio di bilancio”. In quale circostanza? “Nel 2012 Giorgetti era presidente della Commissione Bilancio della Camera quando il governo propose di modificare l’art. 81 della Costituzione per recepire il Fiscal Compact voluto dal presidente della Bce. Benché la Lega fosse allora all’opposizione, Giorgetti si adoperò con grande efficacia per spiegare la necessità di quella modifica nel segno del rigore. Tanto che alla Camera la modifica fu approvata con 489 sì, 3 no e 19 astenuti. Oggi Giorgetti ha la possibilità di favorire concretamente ciò di cui è ministro, lo Sviluppo economico, spingendo per un provvedimento vigoroso sulla concorrenza”.

 

Lei da ex commissario europeo alla Concorrenza cosa vorrebbe vedere in questo ddl? “Cito tre punti, piuttosto modesti, ma che spero proprio di vedere. 1) Concessioni: trasparenza su tutte le concessioni in essere in Italia (compresi i relativi importi) dato che in ciascuna può annidarsi una rendita che distorce il mercato e che inquina la politica. Per le concessioni balneari si deve cominciare ad agire, introducendo le gare sia pure gradualmente. 2) Si consenta che i farmaci non salvavita possano essere venduti in esercizi anche diversi dalle farmacie, a condizione che presso di essi sia presente sempre un farmacista. 3) L’Autorità Antitrust composta da tre membri oggi è costretta a funzionare con due soli membri perché i presidenti del Senato e della Camera non procedono, da tempo, alla nomina del terzo. Simili situazioni si riscontrano in altre autorità. Anziché ritornare da tre a cinque membri, come vorrebbero alcuni per accrescere i posti nella sfera di influenza della politica, si resti a tre e non si tocchi la competenza dei due presidenti, ma si introduca per legge un termine ragionevole entro il quale essi debbano esercitarla. Ecco, mi aspetto questo”.      
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio