Ursula von der Leyen e Mario Draghi (Ansa)

Tra rinvii e scadenze

La legge sulla Concorrenza slitta ancora. Quanto pesa il ritardo a Bruxelles

Valerio Valentini

Doveva essere varata a luglio, poi a settembre, quindi a ottobre. Ieri a Palazzo Chigi l'ennesimo rinvio. Draghi alle prese con gli arroccamenti dei partiti. Ma la versione definitiva del Pnrr dice che non siamo ancora fuori tempo massimo

Sembrava tutto pronto per luglio. Ma a luglio si scatenò il rodeo grillino sulla riforma Cartabia, coi contiani che al Senato disertavano per rappresaglia il voto di fiducia sul dl “Semplificazioni”, e nel frattempo  Salvini aveva iniziato ad ammiccare ai No vax che scendevano in piazza. E insomma parve meglio soprassedere. Settembre sembrava il mese giusto. Prima, beninteso, che l’approssimarsi delle amministrative innescasse una gazzarra elettorale che sconsigliava la ricerca di un consenso trasversale su una materia così delicata. E insomma parve meglio soprassedere. 

In Cdm il provvedimento arriverà comunque entro ottobre”, aveva garantito allora Mario Draghi. E però mercoledì sera, al termine di una cabina di regia sulla legge di Bilancio che aveva logorato i nervi di tutti, alle prime avvisaglie di bisticcio tra Lega e Pd sulle concessioni idroelettriche, è parso meglio soprassedere. Al che viene da chiedersi: ma questo famigerato disegno di legge sulla Concorrenza, è in ritardo oppure no?

 

Se come tabella di riferimento si prende quella europea, che è poi l’unica che davvero conta, nella partita connessa al Recovery, bisogna dire che no, non c’è alcuno scantonamento rispetto alle scadenze indicate. Perché è vero che nella versione iniziale del Pnrr licenziata dal governo Draghi nell’aprile scorso, veniva fissato il termine a luglio 2021 per la trasmissione al Parlamento del disegno di legge. Ma nella versione definitiva del Piano, quella approvata da Bruxelles l’8 luglio scorso, le scadenze venivano notevolmente diluite, e si imponeva l’approvazione di una legge annuale sulla concorrenza a partire da quella da vararsi entro il 31 dicembre 2022. Dunque oltre un anno, ancora. E però entro quella data vanno approvati, secondo le disposizioni europee, anche i decreti attuativi delle varie deleghe connesse al disegno di legge. Il che impone, se non di fare presto, quanto meno di non attardarsi troppo.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.