Il caso

La Roma di Gualtieri: asse con Draghi e giunta modello agorà lettiane

Pronta la squadra del Campidoglio: al Pd le deleghe pesanti e intorno tanti civici per allargare il campo del centrosinistra. Così il Comune diventa un esperimento pilota

Simone Canettieri

Il sindaco oggi sentirà il premier per farsi "prestare" Marco Leonardi come assessore al Bilancio. E intanto inizia a costruire i ponti con Palazzo Chigi per Giubileo ed Expo

Roberto Gualtieri lavora su piani paralleli. Il primo è interno al nuovo centrosinistra e riguarda la giunta che vedrà la luce questa sera per essere presentata domani, alla vigilia del debutto in consiglio comunale. L’altro corno della faccenda, in prospettiva ben più importante,  tocca i rapporti fra comune e governo.

    

Il corridoio Campidoglio-Palazzo Chigi è stato inaugurato sabato scorso. In occasione del G20, alle Terme di Diocleziano, Roberto Gualtieri e Mario Draghi hanno avuto modo di confrontarsi. Sindaco e premier si sentiranno anche in giornata per sciogliere il nodo di Marco Leonardi, il capo dipartimento alla programmazione economica di Palazzo Chigi che dovrebbe entrare in giunta con i galloni di assessore al Bilancio.

  

Se ci sarà il via libera, come sembra, sarà l’inizio di un asse destinato  a lavorare con una certa costanza (novità quirinalizie permettendo, certo). Ecco dunque i primi dossier seri e imminenti. In manovra c’è da costruire il veicolo per spendere e far funzionare la macchina del Giubileo 2025 (sganciati 1, 5 miliardi di euro). Gualtieri ne sarà il commissario e ascolterà il premier per accettare “suggerimenti” sui vertici dell’Agenzia per l’Anno Santo. Stesso discorso per l’Expo 2030: Roma dovrà presentare la candidatura a Parigi il 14 dicembre, poi partirà la campagna elettorale (tutti gli sherpa del governo saranno convocati per dare forza all’esperienza europea dell’ex ministro dell’Economia). In questo corridoio c’è, infine, la partita sui poteri per Roma a Costituzione invariata: la palla qui rimbalzerà dentro la non ostile ministra di Forza Italia con delega agli Affari regionali Mariastella Gelmini. 

  

Poi si entra nella squadra che dovrà guidare la capitale per i prossimi cinque anni: da quanto circola non sembrano esserci supereroi. Ma un mix politico con iniezioni tecniche qua e là. È interessante il primo aspetto. Sarà la giunta  di Roma, ma guarderà al nuovo modello di Pd che ha in testa il segretario Enrico Letta. Quello delle “agorà democratiche”. E quindi campo largo per assessori espressioni di mondi vicini, ma senza tessera. Da qui si spiega il posto da  che sarà preservato a Demos (lista assai contigua all’esperienza civica della comunità di Sant’Egidio: il nome che gira  è quello di Barbara Funari per il Sociale). Il nuovo sindaco di Roma nel suo schema ha deciso, sempre in questo senso, di puntare su Miguel Gotor come responsabile della Cultura (l’ex senatore del Pd, poi traslocato in Articolo 1, è docente di storia come il “principale” che ora siede in Campidoglio: per lui si sono spesi Pierluigi Bersani, ovvio, ma anche Massimo D’Alema e Dario Franceschini).

  

Sempre seguendo la via maestra “dell’allarghiamo, ragazzi, allarghiamo” ci sarà un pacchetto di mischia de sinistra  (Claudia Pratelli alla Scuola, poi  un altro esponente della lista di Giovanni Caudo, ex minisindaco e già assessore con Ignazio Marino). Siccome il Pd non scende dalla montagna del sapone, i tre assessorati strategici saranno democratici (Sabrina Alfonsi, Eugenio Patanè e Maurizio Veloccia si divideranno Ambiente, Urbanistica e Trasporti).

  

Per il resto, e qui siamo sempre alla storia del Pd che esce dalla sezione, due posizioni toccheranno alla lista civica che ha drenato voti al centrodestra (Alessandro Onorato e Monica Lucarelli, forse vicesindaca). Si registra, per onor di cronaca, anche il nome di Tobia Zevi, altro ex dem già candidato alle primarie nonché stretto collaboratore di Paolo Gentiloni quando era premier. Ci saranno scontenti. E piccole bufere da  box di venti righe nelle cronache locali. Polemiche che saranno spazzate via presto. Magari insieme al piano di pulizia straordinaria della città che sarà presentato questa mattina (l’ad di Ama, Stefano Zaghis, come  annunciato su queste colonne, si è dimesso).

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.