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la lettera dal nazareno

Il Pd molla i sindacati: "Su pensioni e sciopero rasentate l'assurdo", dice Gribaudo

Chiara Gribaudo

Basta ambiguità. Quota 100 non sarebbe dovuta nemmeno esistere. È ora di pensare ai più giovani per non cancellare lo spirito di ricostruzione del Pnrr. Parla la responsabile giovani del Partito democratico

Al direttore - In questi giorni di duro dibattito sul sistema pensionistico – proprio oggi i sindacati sono stati convocati a Palazzo Chigi per un confronto con il governo sulla legge di Bilancio –, emerge con forza la duplice carica distruttiva di una misura come Quota 100. Da un lato i miliardi di debito pubblico caricati sulle spalle dei giovani per mandare in pensione lavoratori benestanti, con contratti a tempo indeterminato, per l’80% uomini e in maggioranza del pubblico impiego e del centro nord. Fra l’altro, una delle cause della mancanza di medici agli albori della pandemia. Dall’altro, per l’ennesima volta l’Italia è costretta a guardarsi indietro anziché avanti. È bastato aprire la discussione sulle pensioni per cancellare con un tratto di penna lo spirito di ricostruzione del Pnrr, lo sguardo proiettato sull’istruzione, la formazione, il sostegno alle famiglie. Per chi appartiene alla generazione cresciuta nella precarietà e nell’incertezza della falsa flexicurity, certe dichiarazioni rasentano i limiti dell’assurdo. 

Si fa fatica a spiegare, anche a sinistra, che quota 100 è una misura che non sarebbe nemmeno dovuta esistere, e che il governo Draghi ha l’obbligo morale di cancellare. Questa fatica è dovuta in larga parte all’ambiguità del sindacato, che mantiene sul tema una visione limitata e particolaristica. Vorrei sentire certi esponenti chiedere che le risorse di quota 100 vengano spostate sugli asili nido, sulle borse di studio, sui congedi familiari. Invece sento parlare dei pensionati come di una platea da rimpinguare. “10.000 pensionati in un anno sono troppo pochi”, ha detto qualcuno commentando alcune prospettive. Non ho sentito invece niente sui posti di lavoro da creare, per i giovani e le donne.

Abbiamo bisogno di una svolta nel dibattito sulla manovra e sulle riforme, ma è una svolta che non può esistere senza un’assunzione di responsabilità del sindacato. Responsabilità nei confronti di tutto il sistema produttivo, prima che verso i propri – sempre più pensionati – iscritti. Il primo tema su cui dobbiamo confrontarci è che le persone non possono diventare obsolete. Il mondo viaggia forte, la tecnologia invecchia in 2 anni, ma le persone ne devono lavorare 40. Possiamo discutere seriamente di come riqualificarle in tutto l’arco della vita lavorativa? Qualcuno mi risponderà che serve la contrattazione collettiva. Ricordo sommessamente che sfioriamo i 1000 contratti collettivi registrati presso il CNEL. La discussione sui contratti pirata è divenuta tanto forte quanto ipocrita. Per sconfiggerli serve una legge sulla rappresentanza sindacale. Ma qualcuno forse teme che metta a nudo le proprie debolezze. È una sfida che però va colta se l’obiettivo è la dignità del lavoro. Ed è una sfida necessaria se si vuole discutere seriamente di salario minimo, e di lavoro povero. Il PD al governo può ottenere il taglio delle tasse sul reddito. Ma i progressisti hanno bisogno di una battaglia culturale comune per tassare la rendita e riportare il valore aggiunto sul lavoro delle persone. Lo si fa anche attraverso una riflessione sulla produttività, che deve passare dalla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese.

Per discutere – e soprattutto fare – tutto questo, c’è bisogno di coraggio. Così come ce n’è bisogno per spiegare a milioni di lavoratori che quota 100 non è sostenibile, e che se qualcuno deve andare in pensione prima sono coloro i quali mentalmente e fisicamente, per le loro mansioni, non ce la fanno più. Sono le donne che hanno passato la vita col il doppio carico di lavoro e famiglia. Opzione donna non è un’opzione, è una necessità.
I riformisti italiani hanno bisogno di legittimità e agibilità per disegnare un orizzonte di speranza per quei milioni di italiani – soprattutto giovani e donne, ma non solo – che oggi soffrono le esternalità della globalizzazione e le contraddizioni del neoliberismo. Non li riconquisteremo giocando in un recinto sempre più stretto anche se comodo, ma buttando il cuore oltre l’ostacolo. E questo è un messaggio che dalla politica deve arrivare forte anche al sindacato per elaborare anche insieme, una nuova stagione riformista. 

Chiara Gribaudo è deputata del Pd e responsabile giovani nella segreteria di Enrico Letta


Risponde il direttore Claudio Cerasa: Ben detto. Sarebbe bello se il segretario del Pd avesse la forza di condividere queste parole. Applausi.

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