Il caso

Green pass, l'Italia rallenta ma non si ferma. Sollievo del Viminale: "Ma non è finita"

La giornata del ministro Lamorgese, la consapevolezza che non si potrà abbassare la guardia

Redazione

Il debutto del passaporto verde non blocca il paese. Cortei e proteste in tutta Italia. Trieste osservata speciale. A Bologna insulti a Liliana Segre

A ciascun giorno basta la sua pena. E’ buio quando Luciana Lamorgese lascia il Viminale. Se ne va con un pizzico di serenità: il debutto del green pass  per i lavoratori non ha bloccato il paese. La “macchina Italia” ha rallentato, ma non si è fermata. Tuttavia domani è sabato. Giorno di manifestazioni. A Roma quella della Cgil da gestire, in giro quelle dei No pass da monitorare con  cura. Martedì Lamorgese tornerà alla Camera: relazione sul raid fascista alla Cgil. Giorgia Meloni non la molla: “Deve dimettersi”.  

Al Viminale Lamorgese e Lamberto Giannini, il capo della Polizia, passano la giornata a riunirsi. Le loro stanze distano cinquanta metri. L’attenzione sui porti. Trieste prima di tutti. “Nessun blocco, chi vuole lavorare può farlo”. Quando le dichiarazioni di Stefano Puzzer,  portavoce del coordinamento dei lavoratori portuali, rimbalzano a Roma il Viminale tira un sospiro di sollievo. A Trieste non è mancata la tensione. L’adesione dei lavoratori allo sciopero è stata comunque importante. E lo scalo ne ha risentito. Stesso discorso, a cascata, per gli autotrasportatori.

I camion  provenienti dal confine hanno girato e sono tornati indietro. Qui il pacificatore è stato un leghista: il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: “Non possiamo buttare tutto all’aria a causa delle tensioni che si stanno creando, cerchiamo di tenere un profilo basso”. Fedriga, per molti  il successore di Salvini, ha detto poi una cosa interessante che demolisce anni di  propaganda della Bestia morisiana, e dunque anche di Salvini: “Dobbiamo affidarci alle istituzioni scientifiche, che conducono ricerche a più mani e con larghi controlli – ha specificato – Purtroppo oggi il video di una persona su Telegram è più efficace e attira di più l’attenzione di una documentazione approfondita dell’Istituto superiore di sanità”.

Ma non c’è stata solo Trieste, seppur sia un simbolo, al centro dei pensieri del governo. Tutta Italia è stata puntellata da proteste e manifestazioni in piazza, ma anche  presìdi sui posti di lavoro, tipo quello al porto di Genova. Una minoranza rumorosa e arrabbiata. Anche se monitorata  con la massima attenzione dal ministero dell’Interno. Le grandi fabbriche, a partire dall’Ilva, sono riuscite a organizzarsi con i tamponi. Milano e Roma non sono state immuni all’onda dei No pass.

Al Circo Massimo la manifestazione   pomeridiana non è andata via liscia. A Milano il traffico del centro è andato in tilt causa corteo pacifico. Due fatti da segnalare. A Bologna i manifestanti hanno attaccato la senatrice a vita Liliana Segre, urlando insulti dal megafono. A Roma, i due No vax ex grillini  Davide Barillari e Sara Cunial si sono barricati negli uffici del consiglio regionale. Come atto di resistenza. Una roba dai contorni quasi comici  e surreali (come quando  un gruppo  di venetisti   fece irruzione con un Tanko artigianale a piazza San Marco).


Domani si ricomincia. Il Viminale non può sbagliare. Deve coniugare il diritto a manifestare con la tutela dell’ordine pubblico.  I fatti di piazza del Popolo hanno lasciato il segno. Lamorgese deve tenere la guardia alta. Per difendere il paese e se stessa. E martedì dovrà  tornare sull’assalto alla Cgil, questa volta nei dettagli.  

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