Il racconto

Conte e le donne del M5s: la guerra rosa intorno al leader

Il leader grillino e le nomine che lo attendono: spazio alle donne. Ma sarà un problema

Simone Canettieri

Da Raggi a Taverna, passando per Azzolina, Lombardi, Todde e Castelli: così il capo del Movimento è stretto tra le battaglie interne delle sacerdotesse grilline alla ricerca di spazi politici

Non chiamatele “bimbe di Conte” perché è offensivo. Sono donne in Movimento. Pronte a sfondare il soffitto di cristallo del nuovo corso grillino. Dove i maschi, come le stelle di Cronin, stanno a guardare. Tutti eccetto uno: il nuovo presidente del M5s. Colui che le coopterà e che ora è costretto a farsi largo fra questo esercito di sacerdotesse. Le une contro le altre armate. Un po’ di attenzione. Rapida carrellata.  

Paola Taverna dice in giro che Virginia Raggi è “fuori controllo”. La sera delle elezioni la romanissima vicepresidente del Senato, made in Quarticciolo, stava in Sardegna “per la campagna elettorale di Carbonia e Olbia”. Lucia Azzolina, già popolare nel bene o nel male ministro dell’Istruzione, ha un ottimo rapporto con Raggi, ma pare non prendersi troppo con Taverna. E se è per questo nemmeno con Barbara Floridia, attuale sottosegretario all’Istruzione. Laura Castelli, viceministro dell’Economia, è la donna dei numeri di Luigi Di Maio (diventato, nel frattempo, presidente del comitato di garanzia del M5s, organismo dove siede anche Raggi). 

 

Il ministro degli Esteri, quando era capo politico dei pentastellati, candidò come capolista alle Europee (circoscrizione Isole) la valente manager Alessandra Todde. Che è adesso è  viceministro dello Sviluppo economico ed è entrata a far parte del giro strettissimo contiano (grazie al lavoro svolto in sinergia con Stefano Patuanelli).

Todde si sfoga  spesso. Dice che la Castelli ce l’ha con lei. Ma forse è vero anche il contrario. Chiara Appendino è stata sindaca di Torino, poi non si è ricandidata. Adesso c’è chi la vorrebbe a Roma. Nel partito, nella squadra. Ma c’è anche chi, tra le sue carissime nemiche, fa notare che non ha ancora definito la sua situazione giudiziaria (tra i fatti di piazza San Carlo e il caso del fondo immobiliare Ream). “Insomma, non sarebbe bellissimo. Siamo diventati pure garantisti, ma le condanne...”, sussurra una big nel taccuino.

 

Poi c’è Roberta Lombardi, che ha un caratterino noto. Con Raggi si detestano cordialmente da anni. Un storia  a metà tra Harmony e l’ultima serie di Dallas.  Tutto già visto e già scritto. L’assessore regionale della giunta Zingaretti, una volta chiamata “la Faraona”, pur di non votare la sindaca uscente alle ultime elezioni se n’è uscita con una battuta al curaro: “Sì, sono romana. Ma da cinque anni mi sento apolide”. 

Vittoria Baldino ha 33 anni e fa l’avvocato.  Sta esplodendo in tutti i talk: è un volto fresco su cui Conte punta assai. Ma molte colleghe, insomma, quando la vedono in televisione si lasciano andare a commenti urticanti. Cattivissimi: “Toh, è arrivata la principessa”. E Nunzia Catalfo? Faceva il ministro del Lavoro, adesso vorrebbe diventare capogruppo in Senato del Movimento, al posto di Ettore Licheri, che spinge per essere riconfermato.

 

Ecco queste sono le “donne del presidente”: un gruppone di dirigenti di prima linea che da giorni, se non settimane, è in piena competizione interna. Dietro le spalle se ne dicono di tutti i colori. Vanno sul personale. Che è politico, certo. Ma insomma quanto astio, signora mia.

Tutte  sono pronte  a reclamare visibilità e potere nell’organigramma del futuro Movimento. Tutte stravedono per Conte (“è il mio presidente”). O quasi. Altre fanno buon viso a cattiva sorte. Ma sanno essere spietate. Come furie. Come Erinni. Quella più agguerrita è la nobile decaduta: Virginia Raggi. La sindaca uscente. Fino a qualche giorno fa era la politica più importante del Movimento. La più seguita sui social. La più conosciuta in Italia e fuori.

 

Ieri Raggi, in pieno stile OccupyM5s, ha tenuto una riunione con i consiglieri comunali capitolini nella nuova sede del partito (fresca di mobilia). Le altre donne del condominio pentastellato, a difesa della sede violata, si sono subito scagliate contro l’appuntamento. “Vuoi farti una corrente? Non usare il partito”, è stata l’accusa generalizzata. Ma non c’è stato nulla da fare. Raggi è andata dritta. E ha annunciato che aprirà sedi fisiche del Movimento in tutti i quadrati di Roma (il trampolino della sua candidatura da parlamentare alle prossime politiche?). Deve metabolizzare l’endorsement di Conte per Gualtieri. Ed è meglio lasciarla stare. Dopo i ballottaggi il presidente del M5s dovrà nominare tre o quattro vicepresidenti (tutte donne), poi la segreteria, i capigruppo, il responsabile della scuola di formazione. Visto l’ambientino in pochi vorrebbe trovarsi al suo posto.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.