Beppe Sala e Roberto Gualtieri (LaPresse)

Verso il Campidoglio

Gualtieri ai Parioli con Sala per i voti di Calenda 

Gianluca De Rosa

"Voglio seguire il modello Milano, con giunta giovane e di qualità, innanzitutto con tantissime donne e persone qualificate per il rilancio di Roma”, dice il candidato sindaco dem

“Basta con questa ridicola contrapposizione, per me la Milano di Beppe Sala è un modello, gli chiederò molti consigli”. I Parioli applaudono le parole di Roberto Gualtieri. Ma soprattutto sono in visibilio per l’ospite d’onore, Beppe Sala. È il rieletto sindaco di Milano l’asso nella manica del candidato del Pd per conquistare la Roma bene. Il II municipio, quello dei Parioli appunto, è l’unico dove al primo turno ha non ha vinto né Gualtieri, né Enrico Michetti, ma l’outsider pragmatico, il romano con il profilo più milanese, Carlo Calenda. E allora per riprendere quei voti chi meglio del di nuovo sindaco meneghino che ha trionfato già al primo turno? Durante la prima parte della campagna elettorale a trovarlo a Milano era andato proprio Calenda. Furono abbracci, selfie, pacche sulle spalle.

   

   

Per un certo pubblico Sala è una garanzia. E infatti al teatro Parioli c’è il pienone. “Non si vedeva così tanta gente da un po’”, scherza una maschera. Gualtieri lo sa. E infatti per dichiarare alle telecamere attende. Contro gli stereotipi infatti è lui i primo ad arrivare. “Per parlare preferirei aspettare Beppe”, spiega a videomaker, giornalisti e soprattutto fotografi. Finalmente il sindaco di Milano arriva e offre subito l’auspicato endorsment. “Io la faccio molto semplice e pragmatica, alla milanese: le grandi città hanno una grande opportunità e un grande rischio che si chiama Pnrr. I romani non possono permettersi avventure: serve una persona concreta, competente, capace, penso che Roberto Gualtieri abbia la giusta esperienza e la comprovata onestà per guidare Roma". L’ex ministro dell’Economia sorride soddisfatto. E il sorriso si allarga sempre di più quando il sindaco di Milano lo segue sulla dura condanna antifascista e rivendica l’importanza dei valori, ancora prima della buona amministrazione.

 

Sembra che anche Gualtieri sia preso dalla Sala mania. Lo dice fuori: “Voglio seguire il modello Sala con giunta giovane e di qualità, voglio seguire quel modello, innanzitutto con tantissime donne e persone qualificate per il rilancio di Roma”. E lo ripete anche dentro al teatro: “Milano è un modello, le metropolitane, il bike sharing, la sana collaborazione con il terzo settore e poi le municipalizzate… sono molto invidiose delle sue che funzionano!”. Sala è quasi in imbarazzo. Bisogna ricambiare i complimenti. Sono tanti. Non è facile. E allora la butta sul confronto, in salsa collaborazione. “Basta con sta storia di Milano e Roma in contrapposizione, collaborando qui possiamo fare insieme la Storia”. Poi però per far l’appello al voto a Gualtieri si fa prendere da un pizzico di vanità.

 

“Nel 2016 io al primo turno ho preso 224mila voti, settimana scorsa 278mila, l’astensionismo dunque era da un’altra parte, cominciamo a portare tutti i nostri ed il 90 per cento del lavoro è fatto”. La platea apprezza. L’applauso dura più di due minuti. Quasi quanto quello successivo quando Sala offre l’aneddoto gustoso. Quest’estate ero al mare in Liguria con la famiglia quando mi chiama Roberto e mi chiede se mi disturba. Io avevo i figli di mia moglie che mi dicevano ‘Beppe andiamo al mare, andiamo al mare’, ma ovviamente lo ascolto. E Roberto mi chiede ‘Ma quanto è dura fare il sindaco?’. ‘Durissima’, gli dico io. ‘E difficile?’. ‘Difficilissima però sono stati gli anni più felici della mia vita, gli auguri che sarà così anche per lui”. Estasi. 

 

Per l’Expo 2030 il sindaco di Milano (che fu commissario straordinario di quello meneghino del 2012) dispensa consigli e tira anche una velata stoccata a Guido Bertolaso. “Servono persone che hanno un buon livello di indipendenza, come io avevo e ho avuto durante Expo, una persona non legata ai partiti”. Gualtieri se ne va soddisfatto. Il mejo dei mejo sindaci gli ha offerto il suo endorsment. Per l’aperitivo elettorale invece lo aspetta il segretario del Pd Enrico Letta. C’è fiducia. Sono tutti convinti: lunedì vinciamo.

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