Roberto Occhiuto, neo presidente della regione Calabria (Ufficio Stampa Forza Italia/LaPresse) 

“Meno male che Draghi c'è. Salvini sbaglia a criticarlo sul fisco”. Parla Occhiuto

Valerio Valentini

L'agenda del premier manda in tilt i populisti ma il centrodestra deve valorizzarlo e non criticarlo. La Lega così spaventa i nostri elettori. La versione del presidente della regione Calabria

Se si sente blandire, si schermisce. L’uomo che ha salvato la faccia del centrodestra, gli diciamo. E lui subito fa professione d’umiltà con cui però coglie il senso politico della faccenda: “Il punto è che si vince evitando di parlare alla pancia degli elettori”. Roberto Occhiuto è il nuovo presidente della regione Calabria. “Presidente, non governatore”. Ci tiene. Moderato in un centrodestra che vira all’estremismo. Totus politicus mentre la moda del momento è la caccia al candidato civico. “E forse per questo ho vinto”, sorride il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera, espressione di quell’ala del suo partito che da sempre sopporta assai a fatica le bizze del trucismo. “Il punto è che è cambiato il paradigma. La pandemia da un lato, e Mario Draghi dall’altro, dovrebbero indurre partiti e coalizioni a ripensare la propria offerta politica”.

    
E invece la destra a trazione sovranista urla, sbraita. Se la prende con Draghi. Matteo Salvini lo descrive come se fosse Vincenzo Visco, uno che alza le tasse e rifila agli italiani la fregatura della patrimoniale mascherata. “Fermi tutti. Qui lo dico forte e chiaro: menomale che Mario c’è”. Che, per un fedelissimo del Cav., suona come il più grande dei complimenti. “Questo governo – prosegue Occhiuto – sta dimostrando di essere una risorsa e una garanzia per il paese, che gode in questa fase di una inedita autorevolezza in Europa, tanto più dopo la fine della stagione di Angela Merkel. Draghi è un patrimonio prestato alla politica e che la politica dovrebbe valorizzare. L’atteggiamento di chi in questi giorni lo critica sulle tasse produce sgomento e stupore nel nostro elettorato. Un centrodestra maturo l’aumento delle tasse lo scongiura facendo valere le proprie ragioni in Cdm e in Parlamento, dove del resto i dettagli della delega fiscale verranno discussi, non gridando fuori dal Palazzo”. 

   
Il problema, però, a giudizio di Occhiuto è più profondo. “Il problema è che l’agenda Draghi, tutta improntata alla concretezza riformatrice, mette in crisi gli opposti populismi, mette a nudo l’inconsistenza della loro retorica fondata sulla paura e sulla rabbia. Il M5s proprio per questo è scomparso: perché all’uscita da una crisi, i cittadini chiedono competenza e serietà. Spero che la parte sovranista della nostra coalizione non commetta lo stesso errore”.

   
Se ne è accorto girando per le strade della sua Calabria, che l’umore stava cambiando? “Francamente, mentre a Roma si agitavano polemiche un po’ insensate sul green pass, io mi rendevo conto che nessuno qui sentiva l’eccesso di vaccinazioni come un rischio. Anzi. Questa terra ha pagato tantissimo per le carenze della sua sanità: ogni anno la Calabria spende 320 milioni di mobilità passiva, e se ci aggiungiamo il costo dei viaggi della speranza per andare a farsi curare al nord, si arriva a quasi un miliardo”.

  
Salvini e Meloni non l’hanno capito? “Io credo che Salvini e Meloni hanno dimostrato capacità di leadership indiscutibili: hanno preso i loro partiti al 3 per cento e li hanno portati a livello di consenso impensabili. Questo merito gli va riconosciuto. Però un centrodestra che vuole essere di governo, deve preoccuparsi anche di formare una classe dirigente valida. In questo, il richiamo di Berlusconi nei giorni scorsi è stato giustissimo. E del resto proprio lui seppe canalizzare le pulsioni del leghismo di Bossi e della destra di Fini in un solco di cultura di governo. Li fece maturare.  Un po’ quello che fece anche la Cdu con la Csu bavarese. E su questo vorrei aggiungere una riflessione”. Prego. “Anche quest’ansia di civismo, questa ricerca spasmodica di figure terze, mi pare un errore. E’ giustissimo aprirsi all’associazionismo, al mondo dell’imprenditoria.  Ma la politica non può abdicare al suo ruolo, alle sue responsabilità, e poi magari lamentarsi anche della crescita dell’antipolitica. Nel mio piccolo, rivendico con orgoglio di essere un dirigente nazionale del mio partito. Ed è proprio in virtù di questo mio ruolo che vorrò chiedere al governo di concludere la stagione del commissariamento della sanità, per assumere io in prima persona questo compito. Se è la sfida più importante della Calabria, voglio essere io a prenderla in carico”.
  

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.