A un giorno dal voto

Cosa si nasconde dietro al sorriso di Salvini&Meloni

Marianna Rizzini

"Sorride il leader della Lega, come a voler esorcizzare gli elementi negativi emersi recentemente, dal calo di consensi proprio in direzione di Fratelli d'Italia al caso Morisi". L'analisi psico-sociale del professor Bruno Mazzara

Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Giorgia Meloni e Matteo Salvini: i leader di Fratelli d’Italia e della Lega hanno condotto la campagna elettorale per le amministrative cercando di apparire il meno possibile, vista la difficoltà di trovare candidati, prima, e quella di farli apparire candidati competitivi, dopo. E quando sono apparsi lo hanno fatto in modalità spesso non sincrone: comizi separati, piccole e grandi tensioni sottotraccia (nel caso di Roma, attorno al candidato Enrico Michetti), visto anche il problema di tenere insieme le due realtà antitetiche dell’essere alleati sul piano locale e non alleati rispetto al governo Draghi. C’è, sullo sfondo, la competizione per un elettorato che fino a qualche tempo fa premiava la Lega e ora sembra spostarsi verso Fratelli d’Italia. Poi, due giorni fa, un disguido (aereo della Meloni in ritardo, e Salvini che se ne va senza aspettarla dal comizio del candidato sindaco del centrodestra a Milano Luca Bernardo) ha reso plasticamente evidente quella che si indovina essere una linea di frattura, anche se i due hanno poi smentito ogni intenzionalità. E ieri, per smentirla ancora di più, Salvini e Meloni si sono fatti ritrarre a Roma, nel quartiere di Spinaceto, alla chiusura della campagna del candidato Enrico Michetti, mentre sorridono e si abbracciano e dicono di essere destinati a governare insieme.

 

Eppure qualcosa nella loro espressione tradisce un velo di non-naturalezza. Ne parliamo con il professor Bruno Mazzara, docente di Psicologia Sociale all’Università La Sapienza, e fino al 2019 Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale dell’ateneo. Che cosa gli suggerisce quella foto? “C’è intanto un primo livello, quello del messaggio esplicito dell’immagine”, dice Mazzara: “E’ un messaggio di tipo politico, di superficie, come dire: abbiamo il vento in poppa, vinceremo uniti. Il sorriso vuole comunicare all’elettorato fiducia nel futuro. Tanto più sorride Salvini, come a voler esorcizzare gli elementi negativi emersi recentemente, dal calo di consensi proprio in direzione di Giorgia Meloni al caso Morisi”. Poi, però, spiega il professore, a livello più profondo, ci può essere dell’altro: “Mi colpisce molto”, dice Mazzara, “il modo in cui i due si presentano davanti all’obiettivo in riferimento alla loro differenza di genere e struttura fisica. Giorgia Meloni è minuta, Salvini è ingombrante. E, in una lettura che allude alla tradizionale visione del maschio dominante, c’è questo Salvini che si abbassa per stare vicino a Meloni. Anche il suo volto occupa quasi il doppio dello spazio. Fa come un gesto di protezione, Salvini, mette una mano sulla spalla di Giorgia Meloni ma vuole anche sottolineare una sorta di predominanza, e lo fa come rivolgendosi ai sostenitori maschi. In modo speculare, Meloni sembra dire alle donne che potrebbero votarla: guardate come io, piccola e femminile, riesco a tenere a bada questo gigante, e i sondaggi lo dimostrano. Ed è come se la foto contenesse un richiamo ancestrale, cui può essere sensibile un certo tipo di elettorato”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.