(foto Ansa)

l'intervista

“Morisi paghi i danni alla Lega”, dice l'ex presidente della provincia di Treviso

Luca Roberto

Parla Fulvio Pettenà, fedelissimo di Zaia. "Tra i nostri elettori c'è sconcerto. Ora Salvini scelga meglio di chi circondarsi. Anche per le lui le elezioni saranno una bella sveglia"

A Morisi vogliamo chiedere i danni. Non è possibile infangare in questo modo 30 e passa anni di buona amministrazione. Forse anche Salvini dovrebbe domandarsi se si è circondato delle persone giuste”. L’ex presidente del Consiglio provinciale di Treviso Fulvio Pettenà è da giorni che osserva con sconcerto la faccenda di droga in cui è incappato lo spin doctor del segretario della Lega. “Cosa vuole che le dica, non ci sono molti aggettivi per descrivere la vicenda. Tra i nostri elettori c’è un grande disagio, soprattutto qui da noi che siamo un po’ bacchettoni e integralisti”, racconta al Foglio il fedelissimo di Luca Zaia, trevigiano come lui. Al punto da proporre di costituirvi parte civile nel processo contro Morisi? “Perché no? Siamo una comunità che da anni dimostra di essere formata da buoni amministratori, padri di famiglia che hanno una relazione stretta con i loro elettori, siamo un punto di riferimento. La nostra bussola è sempre stata la responsabilità: sapere di essere da esempio per gli altri. Anche perché sapevamo di essere al centro dell’attenzione. Se qui in provincia di Treviso abbiamo raccolto percentuali bulgare è proprio per la serietà che abbiamo dimostrato. Eravamo diversi dagli altri. E dopo tutti questi anni mandiamo questo tipo di messaggi? Mi sembra un po’ disorientante”. 

In questo colloquio con uno storico militante della Liga, cresciuto in un’epoca in cui si comunicava nelle sezioni, non su Twitter, emerge tutta la spaccatura tra quello che era il movimento delle origini e quel che è la Lega oggi. “Io non credo – dice Pettenà – alla narrazione delle due Leghe. Chiunque pensi di dar vita a una scissione scomparirebbe dopo due minuti. E però è del tutto evidente che forse le personalità che hanno accompagnato questa svolta nazionale non erano il massimo. E il caso Morisi dimostra che avere dei dubbi sulle persone di cui si è circondato Salvini era legittimo”. Un po’ in tutto il nord ma in Veneto soprattutto. le sparate no vax e anti green pass dei vari Borghi, Siri e Bagnai le hanno sempre derubricate a mistero buffo della politica romana, buone per farsi qualche risata. “Mi sono sempre sembrate uscite imbarazzanti, ma volete sapere qual è il problema?”, chiede Pettenà con voce cavernosa. “Prima si facevano i congressi, si decideva qual era la linea e tutti la seguivano in maniera compatta. Adesso invece la linea del partito la decidono parlando in televisione pochi illustri sconosciuti, che si credono liberi pensatori”. Sta parlando dell’eurodeputata Donato, che vi ha lasciato da poco? “Cos’hanno da spartire con la Lega persone del genere? E’ chiaro che non hanno nessun tipo di legame con i militanti storici della Lega. E se si deve ringraziare Salvini perché ha condotto il partito al 30 per cento, forse questo tipo di intoppi evidenziano il fatto che non eravamo così pronti a diventare un movimento nazionale”. 

L’indebolimento del  Capitano, però, non è detto che spalanchi le porte a leadership alternative. “Non credo che Zaia abbia voglia di andare a Roma, dove si perde un sacco di tempo. Lui è decisionista”, confessa colui che lo conosce da decenni. Ma fatti come quello che ha coinvolto Morisi avranno un contraccolpo elettorale? “L’auspicio è che Salvini si renda conto che ci siamo rimasti male e ponga rimedio.  E forse le elezioni di domenica saranno una sveglia anche per lui”.

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