Antonio Palmieri e Silvio Berlusconi nel 2010 (foto Ansa)

Il colloquio

Il “Morisi” del Cav. ci spiega perché la “Bestia” con Draghi ha perso

Luca Roberto

Parla il deputato Antonio Palmieri, capo delle campagne elettorali di Forza Italia dal 1994. "La pandemia e l'avvento del premier hanno stravolto le priorità della gente. Ora non c'è più bisogno di un capro espiatorio ma di vie d'uscita"

La caduta della Bestia è il segnale di una disintossicazione dal trucismo sui social? Del resto, perché mai dopo una pandemia dovrebbe ancora portarsi quel tipo di propaganda che sobilla gli istinti più bassi? “E infatti una delle lezioni da trarre dopo il  caso Morisi è che qualsiasi comunicazione che sia slegata dalla realtà oggi viene ritenuta poco in sintonia con lo spirito dei tempi. La gente in un momento di difficoltà ha bisogno di essere accompagnata. Più che di shitstorming c’è bisogno di brainstorming”, dice al Foglio Antonio Palmieri, che dal 1994 segue le campagne elettorali di Forza Italia. 

E’ la mente dietro a molte delle trovate comunicative di Silvio Berlusconi negli anni di fulgore dell’ex presidente del Consiglio. Nel 2000 si inventò un tour per l’Italia sulla Nave Azzurra, attraccando nelle città prima delle amministrative. Spulciando il suo profilo Twitter non si rintracciano intemerate contro gli immigrati o gli avversari politici bensì placidi tramonti su Milano. Lo abbiamo disturbato nel giorno in cui i profili del partito si sono riempiti di auguri al Cavaliere per i suoi 85 anni. Card sobrie, toni moderati. Tutto sotto la sua supervisione. Anche lei riconosce che la Bestia è superata dalla storia? “Credo che sia sempre stata sopravvalutata da un giornalismo pigro. Ma in ogni caso era funzionale all’abito salviniano nella fase della sua ascesa. Giocava sulla ricerca ossessiva di tematiche che fossero semplici e accessibili a tutti. In questo ha tratto ispirazione dalla figura di rottura che è stata per la comunicazione politica italiana Berlusconi. Il problema è che quel tipo di messaggio è stato completamente stravolto dalla pandemia e dall’avvento del governo Draghi”. Che non a caso ha finito col ridimensionare fenomeni che all’inizio della legislatura erano maggioritari all’interno del paese. “Pensate al M5s. Nell’ultimo anno e mezzo la retorica dell’uno vale uno è stata cappottata e adesso il Movimento si presenta con il suo volto più rassicurante, quello dell’ex premier Conte. Ha accantonato in parte le sue logiche aggressive”, analizza Palmieri. “Nella politica di oggi i tempi cambiano vorticosamente, e se non sei il Cav. la tua leadership rischia di essere offuscata nel giro di pochi anni: è successo a Renzi, e ora è possibile che questo discorso valga anche per Salvini”. La Meloni, suggeriamo, lo ha forse capito in anticipo e per questo più che fossilizzarsi sui social va nelle piazze, cerca di parlare con il corpo attraverso i comizi? “E’ in una posizione di vantaggio, ha trovato la sua cifra nell’opposizione patriottica. Cerca di articolare il messaggio su più fronti con un giusto mix, ma mantenere il consenso nemmeno per lei sarà facile se non sarà capace di adattarsi”. 

Abbiamo detto di Draghi. Sembra quasi che il suo modo di comunicare sia il più affine a questa finestra temporale. Ci si può ispirare a lui, che non ha profili social personali e utilizza per lo più i media tradizionali? “Il premier ha quattro vantaggi enormi: non deve concorrere per un’elezione, gode di una maggioranza ampissima, i media sono quasi tutti con lui e ha credibilità internazionale. Comunica con i fatti, che per lui vengono prima delle dichiarazioni. E risponde in pieno alla voglia che hanno le persone di individuare vie d’uscita, non capri espiatori”. In pratica tutto l’opposto della propaganda sovranista di questi anni. Eppure, secondo Palmieri, “anche Draghi fa uso dei profili social istituzionali. E’ il segno che non per forza debbano essere un veicolo di insulto e di odio, se li si utilizza con sapienza”. Sembra quasi un suggerimento perché la Bestia venga sostituita da una sua evoluzione migliorativa che però è anche la sua negazione. “Credo che Salvini abbia bisogno di reinterpretare il suo messaggio, essere più ancorato alla realtà. Sostituire un certo registro facendo un salto di qualità. Anche perché un conto è studiare il sentiment elettorale, un altro è inseguirlo. Da leader è un attimo che si diventa  follower”. 

Sa benissimo che vorrebbe dire accantonare le fette di pane e Nutella o i casoncelli al burro a favore di selfie. E’ possibile? “La gente si stanca facilmente e io dico sempre che il troppo stroppia, ti fa apparire fuori sincrono. Vorrà dire che dalla Nutella passerà a qualcosa di più sostanzioso. Chiunque voglia essere credibile oggi dovrebbe capirlo”.