parla l'avvocato dei grillini campani

M5s, nuovo caos sullo statuto. Borrè: “Conte può decadere come capo politico”

Michele De Feudis

Ennesima bagarre sul futuro del movimento: un gruppo di iscritti napoletani impugna la nomina dell'ex premier. L’ala interna anticontiana segue con trepidazione il nuovo guaio. Lezzi sorniona: “Non commento”

“In ipotesi, c’è la possibilità che Giuseppe Conte decada da capo politico, ovvero da presidente-monarca, qualora venisse confermata la sua non iscrizione al M5s. Vi sarebbe una mail di Crimi, del 17 luglio, di cui parlano i media, che chiedeva a Rousseau di procedere alla sua iscrizione, ma la risposta del portale fu negativa. Abbiamo presentato un atto di impugnazione a cui seguirà una istanza cautelare per la decisione a breve al fine di sospendere l’efficacia delle modifiche statutarie e della nomina dell’ex premier alla guida del movimento”: Lorenzo Borrè, avvocato romano, è il legale - espertissimo di statuti pentastellati - che segue il nuovo procedimento giudiziario promosso da un gruppo di iscritti del M5s campano contro il nuovo corso segnato dall’elezione a presidente dell’avvocato di Volturara Appula.

 

“L’iniziativa - spiega Borrè al Foglio - nasce a tutela dell’effettiva democraticità nella scelta del capo politico dell’associazione. A nostro avviso, nelle ultime decisioni sono state annullate le istanze emerse negli Stati generali”. Conte potrebbe dunque essere deposto, almeno in teoria: “Nel giro di un mese - un mese e mezzo, potremmo già avere dei riscontri”, chiosa Borrè. L’humus per il ricorso viene dalla Campania, terra natia di Roberto Fico e Luigi Di Maio, ma soprattutto - in questo frangente di elezioni amministrative - il territorio nel quale sono tanti gli scontenti per non aver consentito la discesa in campo di un candidato sindaco cinquestelle a Napoli (i grillini appoggiano il rettore Gaetano Manfredi, con Pd e Leu). Così come a molti nel Movimento non è andata giù l’assenza nelle suppletive di Primavalle, nonché la sostanziale abolizione delle “comunarie” per la scelta di chi corre per il Comune nella Capitale.

 

Borrè illustra una serie di incongruenze alla base del ricorso: “Abbiamo individuato sette motivi di impugnazione fondati su undici censure di illegittimità”. L’elenco potrebbe essere sterminato. Eccone alcune: “Ci sono questioni prettamente procedurali e altre sostanziali: per esempio, gli avvisi di comunicazione sono stati pubblicati sul sito movimento5stelle.eu, ma l’indicazione di questo sito non è presente su alcun atto ufficiale”. Arriviamo al caso dell’ex premier Conte: “La designazione del professore pugliese come candidato unico, alla nordcoreana, è avvenuta a opera del garante, quando non ne aveva i poteri. Il potere di designare il candidato è stato introdotto con uno statuto, entrato in vigore successivamente alla candidatura dell’ex premier da parte di Grillo. Ovvero: al tempo in cui il comico lo lancia come presidente, non aveva il potere di farlo”. Poi, una evidenza: “Conte, in più, non risulterebbe iscritto: lo statuto prevede che possano aspirare alla carica di presidente solo gli iscritti”. Queste forzarture, dunque, a chi vanno addebitate? "All’intero sistema 5Stelle, mobilitato per confezionare uno statuto ad usum delphini”, conclude Borrè.


La vicenda è seguita con discrezione e (molta) attenzione da una parte interna al movimento che “non vuole morire contiana”, e c’è chi evoca il ruolo della base che, per gli Stati generali, decretò come più votato Alessandro Di Battista. Sullo sfondo, restano anche l’ex ministro Barbara Lezzi e Nicola Morra, entrambi fuori dal movimento (ma iscritti e potenziali votanti interni), ora nel misto. L’ex ministro telegrafica e sorniona al Foglio: “L’ho appena letta. Non commento”. L’ultimo aneddoto: tanti ricordano, al tempo del Conte uno, come al premier fossero state fatte presenti le incongruenze statutarie del M5S, ma allora non dava nessuna attenzione a queste vicende. Sono però tornate di colpo centrali nel suo futuro politico dopo la caduta del Conte due, il tramonto dell’ipotesi “avvocato-federatore” della sinistra e il “ripiego” sui 5s. Con il rischio, adesso, di passare da “avvocato del popolo” a “Dottor Sottile” di statuti fragilini.

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