L'intervista

"Ausiliari del traffico per controllare green pass. Basta benaltristi". Parla il ministro dei Trasporti, Giovannini

"Dal ‘quanto si fa' dobbiamo guardare anche al ‘come si fa' ”.

Carmelo Caruso

"Abbiamo triplicato i fondi per il trasporto locale. Le scuole possono spostare gli orari. L'offerta dei mezzi è aumentata e si abbasserà la domanda. Il sistema sta funzionando. Sull'obbligo vaccinale, la valutazione del governo è ancora in corso". Intervista a Enrico Giovannini

Caro signor ministro, è pronto a diventare il ministro  è “tutta colpa sua”?  “Le rispondo con le parole di Mario Draghi. Ci potranno essere problemi circoscritti ma nessuno può minimizzare il lavoro che abbiamo fatto. Pensi a cosa resta delle polemiche di giorni fa sul green pass nei trasporti. Resta un sistema che sta funzionando e controlli bene organizzati. Lo riconoscono anche i cittadini/viaggiatori”. E’ l’uomo infrastrutture, il professore Enrico Giovannini, il titolare del ministero dei Trasporti. Ha emanato 52 decreti attuativi in sei mesi, preparato il Dl Infrastrutture che sblocca 4,6 miliardi per la perequazione infrastrutturale fra territori. A chi dice “e cosa vuole che siano?” risponde che in Italia il problema è sempre “il benaltrismo”. Suggerisce di guardare alle risorse in maniera integrata perché non ci sono solo i fondi del Next Generation Eu, ma anche altri fondi. A chi gli chiede “ma cosa significa infrastruttura sostenibile?” replica che “è un modo innovativo di concepire la progettazione e la realizzazione delle opere. Una rivoluzione copernicana. D’ora in avanti i progetti di fattibilità tecnico-economica di un’infrastruttura dovranno rispondere anche a criteri che guardano alla sostenibilità”. E’ a favore dell’obbligo vaccinale ma precisa “che la valutazione del governo è ancora in corso”.


Le regioni e i trasporti? “Abbiamo stanziato 618 milioni di euro per i servizi aggiuntivi per il secondo semestre dell’anno, dopo i 250 usati dalle Regioni, cui spetta la programmazione e la gestione dei trasporti locali, nel primo”. Ministro, qual è stata la prima regione a presentare il proprio piano? E’ stato il Veneto”. E’ la regione del governatore leghista Luca Zaia. Ne sono arrivati altri? “Certo e li stiamo analizzando. E’ il contenuto quello che davvero conta e se ci sembreranno inadeguati chiederemo di potenziarli”. E

 

infatti non è vero che i trasporti pubblici sono ingovernabili. E’ sempre vero che esistono amministrazioni veloci e moderne che si adeguano al mondo del dopo pandemia. Insomma, perché non bisogna scommettere sul fallimento, sulla grande paralisi che profetizzano gli uccellacci? “Perché con le regioni e i Comuni abbiamo messo in campo tanti strumenti. Le scuole possono spostare gli orari di ingresso. Sono stati fatti contratti integrativi che aumentano l’offerta di bus, fino al 15-20 per cento nel primo semestre. A questo aumento potrebbe poi corrispondere un calo della domanda: l’indagine di luglio dell’Istat, sulle attitudini delle persone, indica per settembre una riduzione del 20 per cento della domanda di mezzi pubblici. E poi bisogna tenere conto della capienza a bordo. Oggi è all’80 per cento. E centrale è la situazione della campagna vaccinale”.

 

E del mobility manager cosa diciamo? “Che è una figura che abbiamo istituzionalizzato per tutte quelle pubbliche amministrazioni e aziende con più di cento dipendenti in città con oltre 50 mila abitanti”.  Chi controllerà il rispetto delle regole? “Le norme già permettono, attraverso ordinanze locali, che ausiliari del traffico e dipendenti delle aziende di trasporto possano fare verifiche anche sul rispetto dei protocolli sanitari”.

 

Si ragiona di controlli che possono essere fatti a terra prima della salita sui mezzi. Il vero argomento riguarda invece le aggressioni nei confronti dei controllori. Giovannini ha convocato un tavolo con i sindacati. Ma c’è poi un lavoro più silenzioso, invisibile, discreto. Sono stati impiegati tre mesi per classificare secondo i criteri del Pnrr tutti i fondi nazionali gestiti dal ministero guidato dal professore. Era così importante? “Lo è perché si traduce nella coerenza delle politiche”. Non era dunque un capriccio aver cambiato nome al suo ministero per chiamarlo “ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili”? “Non solo non lo era. Si parla di mobilità sostenibile e meno di infrastrutture sostenibili. E invece è tutto. Dal ‘quanto si fa’ dobbiamo guardare anche al ‘come si fa’ ”.
 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio