Matteo Salvini al Papeete di Milano Marittima

Il Papeete del Carroccio

Salvini fa il draghiano per silenziare Giorgetti. "Letta? Fa il palo a Conte"

Simone Canettieri

Il leader della Lega prova a nascondere i malumori del ministro: "il premier sa di chi fidarsi". Ma alla fine non si tiene e tira in ballo Mattarella: non ho sentito la sua posizione sulla procura di Milano. Fulmini a Speranza e Lamorgese

Di prima mattina si palesa al Papeete. Ed è subito festa, intorno a Matteo Salvini. Almeno da parte del padrone di casa, Massimo Casanova, che è anche europarlamentare: ci sono gli uomini dello staff, la scorta e il solito ombrellone pronti ad accogliere il leader della Lega. L’ansia di selfie, da parte dei bagnanti c’è un po’ meno, rispetto al 2019, estate folle e raggiante. E quindi bisogna andarlo a prendere mentre si fa una doccia rinfrescante nello stabilimento. “Ci vuole la pazienza del pescatore” dice al Foglio Matteo Salvini.  E si riferisce a “quei pazzi” di M5s e Pd. Ma forse, anche se non lo può dire, sta pensando anche all’insofferente Giancarlo Giorgetti: “Guardi, l’ho appena sentito per Mps”.

 

Durante questa giornata passata sulla spiaggia – tra pranzi, tintarella e le gare dell’atletica seguite dall’hotel – Salvini diventerà più draghiano di Draghi (“è un paracadute per l’Italia”). È la maniera migliore per dissimulare. Per ribadire che non ci sono correnti nella Lega e che gli sbuffi del ministro dello Sviluppo economico non esistono. Che non ci sono all’orizzonte terremoti. La notizia riportata dal Foglio – lo sfogo di Giorgetti a un gruppo di deputati con l’annuncio di non volersi più ricandidare perché non crede nel progetto salviniano – attraversa la pancia del partito. Parte da Roma, arriva fino al Papeete, si allunga a Cervia e poi finisce in via Bellerio, con incursioni in Veneto. Giorgetti, che dei moti d’insofferenza ha fatto una cifra politica e forse anche un vestito che indossa benissimo, evita di parlare e si prende in giro con i suoi sul futuro da pensionato.

 

Si limita, dal festival Giffoni, a dire che “meno male che c’è Draghi che chiude sempre tutte le partite”. A partire da quella sulla giustizia. Ma poi lascia un sassolino per strada: “Non sono fondamentale”. Sono parole con il contagiri. Che Salvini in qualche modo è costretto a inseguire, ma anche a smentire. A modo suo: non ci sono correnti, l’unica semmai è quella dell’Adriatico che gli sta davanti. “Ah, c’è Matteo: ci facciamo una foto?” si dicono, dandosi di gomito, due ragazzini appena sbarcati al Papeete (un ombrellone e due lettini costano 40 euro al giorno, non c’è il pienone, anche perché le discoteche sono chiuse, ma alla fine questo rimane uno stabilimento attrattivo). La coppia soprassiede. Al contrario di “mister grissino”. Si chiama Mario Fongo ed è un imprenditore piemontese arrivato qui con la famiglia per comprare una moto. È un tifoso della Lega e non può non farsi la foto ricordo con tanto di regalo per Salvini: una bella confezione di croccanti grissini pronti all’assaggio.

 

“Il Matteo” ha una serie di problemucci sparsi qua e là: deve smentire chi lo accusa di pulsioni no vax e anti governo dopo la manifestazione dell’altro giorno a Roma a cui hanno partecipato i parlamentari più scalmanati. Subito redarguiti da Luca Zaia, un altro big a cui confà il ruolo di contraltare del capo e causa di scorno con Palazzo Chigi. E dunque anche con Giorgetti, costretto a riportare l’irritazione del premier per quella piazza così antigovernativa e a tratti offensiva. E quindi alla fine siamo sempre qui, all’eterna divisione, tra palco e realtà, tra fiction e umani sentimenti di delusione e mancata fiducia. Sarà che oggi è arrivato Salvini – ma se ne andrà lunedì quando qui arriverà G.G. – ma anche la scenografia del Papeete è cambiata. Fino a giovedì c’era uno speranzoso cartello di benvenuto: “No, non sarà come prima. Perché i prossimi beach party, appena potremo, saranno più belli di prima”.

 

Il cartello alla fine è stato coperto con una pubblicità sulle hit dell’estate che si possono scaricare qui dal Papeete. Dove qua e là si vedono le braccia con un tanto di cerotto post punturina del vaccino. Anche Salvini, come si sa, si è sottoposto al siero: ha fatto Moderna. E intanto “Von-go-la, vongola cha cha cha”. Ma nessuno balla. Si prende il sole e al massimo qualche bagnetto con drink. C’è un’ aria sottotono. D’altronde, un anno fa, proprio Salvini disse, da questo ombrellone, che nel 2021 sarebbe tornato qui, stessa spiaggia e stesso mare, “da presidente del Consiglio”. Invece c’è Draghi che si abbatte sulla Lega con la stessa forza con cui destruttura i partiti e li costringe all’analisi del sangue. Visto che le intenzioni di Giorgetti, riportate da questo giornale, hanno comunque lasciato il segno bisogna tentare la strambata. Nel pomeriggio, con la maglietta del Milan club di Montecatini Terme, Salvini si ripresenta per parlare con i cronisti. La strategia è: dimostrare che la Lega è l’unico partito “di cui Draghi può fidarsi”. E che per lui il premier sarebbe sicuramente anche “un ottimo presidente della Repubblica”.

 

Non solo, in questo impeto il capo del Carroccio si diverte a prendere a gavettoni Pd e M5s. Dice per esempio di Enrico Letta che “è una banderuola e che non tiene il Pd”. Di più: lo accusa di “essere il palo di Conte che è un sabotatore e che il M5s ha più tribù della Libia”. Paragonare il segretario del Pd a colui che faceva il palo nella banda dell’Ortica, come da iconica canzone di Jannacci, gli riesce bene. E quindi ride di gusto, Salvini, ad accusare i rossogialli di remare contro. È un modo per non parlare delle anime tormentate del suo partito che da leninista inizia ad avere più sfumature del famoso libro. E gli scalmanati che vanno in piazza contro i vaccini e poi partono i vaffa a Draghi? “Io sono per la libertà. Se un deputato vuole andare a una manifestazione dei tifosi del Napoli o degli operai può andare. Ma il green pass sui treni mai”.

 

Salvini da una sedia di vimini dell’Hotel Miami chiede l’intervento del Capo dello stato per la situazione scoppiata a Milano, in procura, “dove tutti si indagano tra di loro: spero che dica qualcosa, finora non ho sentito nulla”. E annuncia che è pronto “a stoppare qualsiasi blitz del governo su Mps attraverso Unicredit e quindi ci faremo sentire”. Siccome alla fine proprio non ce la a fa essere moderato e draghiano fino in fondo (Meloni è sempre in agguato), il capo della Lega aggiunge che “il più deludente del governo è Luciana Lamorgese”. E che Roberto Speranza, titolare della Sanità, “manda veline ai giornali per creare allarmismo visto che tre regioni potrebbero diventare gialle tra poco con un danno enorme per il turismo”. E questa sera parla alla festa di Cervia. La pazienza del pescatore e la voglia di confermarsi squalo. Serve una doccia fredda.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.