Ivan Scalfarotto (foto Ansa)

l'intervista

"Il ddl Zan? Il Pd se n'è dimenticato. Così rischia di affossarlo", dice Scalfarotto

Luca Roberto

"Rimandarlo a settembre è rischioso. È da calendarizzare prima della sosta. Da parte di Letta un atteggiamento strumentale a fini elettorali". Parla il sottosegretario di Italia viva

Che fine ha fatto il ddl Zan? Se n'è persa ogni traccia. "Fino a solo un paio di settimane fa ci facevano paginate di giornali, aperture di tg. Adesso è completamente scomparso dai radar, sembra di vivere in un piano parallelo della realtà. Non vorrei dipendesse dal fatto che Fedez è andato in ferie", scherza il deputato di Italia viva e sottosegretario all'Interno Ivan Scalfarotto. Ma al di là delle risposte dell'opinione pubblica, il nucleo della faccenda resta tutto politico. Il Pd ha rifiutato qualsiasi compromesso, dietro all'assunto "meglio nessuna legge che una legge decapitata". È pronto davvero a correre il rischio che tutto naufraghi e si perda nel guazzabuglio delle sessioni parlamentari che si aprono a fine estate? "Vedo il rischio concreto che la legge finisca su un binario morto. A settembre saremo impegnati nella discussione di importanti disegni di legge legati al Pnrr, e subito dopo inizia la sessione di bilancio. Per di più non è previsto che in quella finestra si esaminino leggi di spesa, com'è il ddl Zan. Ecco perché se lo si vuole approvare lo si deve calendarizzare in Aula prima della sospensione estiva, nei prossimi giorni. A meno che Pd e M5s non abbiano fatto tutto un loro calcolo", dice Scalfarotto. A cosa si riferisce? "Al fatto che se sono disposti ad aspettare fino a settembre, poco prima delle elezioni, evidentemente sperano di raccogliere un tornaconto elettorale. E però così lasciano nel limbo tutte quelle persone che giustamente chiedono una forma di tutela dalle discriminazioni di cui sono oggetto. Sembra quasi che sia più conveniente scriversi  “ddl Zan" sulle mani che in Gazzetta ufficiale".

 

Questa obsolescenza in cui è caduto il disegno di legge che vorrebbe punire le discriminazioni omotransfobiche, almeno un poco racconta dei tic del segretario del Pd Enrico Letta, impegnato a trasformare alcune questioni in scontri identitari di breve periodo non curandosi dei risultati effettivamente raccolti. Non trova? Secondo il sottosegretario "in questo atteggiamento così poco flessibile, duttile, c'è una chiara volontà di marcare il territorio, trasformando ogni questione in una battaglia ideologica. Con il difetto però di non considerare a dovere la realtà. Un parlamentare esperto come Letta non può non sapere che se fosse passata la questione sospensiva la partita si sarebbe chiusa e il ddl sarebbe stato rinviato a tempo indeterminato: ci siamo salvati per un solo voto, a scrutinio palese. È chiaro che se l'obiettivo era arrivare all'approvazione ci saremmo dovuti sedere al tavolo per trovare un compromesso. Se non lo riconosci è un problema". 

Anche se l'obiezione è da sempre la stessa: non accettiamo compromessi al ribasso. "Ed è la nostra stessa linea. Ma non riconoscere che il compromesso presentato da Ostellari sia stato un passo in avanti nel metodo è un grosso errore. Prima di allora la Lega si era sempre opposta all'estensione della legge Mancino per altre fattispecie di discriminazione". Qual è la sua previsione, dobbiamo aspettarci novità delle ultime ore? "Non capisco come Pd e M5s, che hanno fatto di tutto per portare il testo in Aula, adesso non mostrino la volontà di volerlo discutere. Noi nella conferenza dei capigruppo abbiamo avanzato la nostra richiesta. Ci aspettiamo che se si oppongono ci dicano almeno il perché. Sui diritti delle persone non si scherza". 

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